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Solitamente ci si reca in un ristorante per nutrirsi, sperando di farlo nel modo migliore e per trascorrere del tempo in compagnia e in relax, ma quando varcherete la soglia della rinata Taverna Moriggi rimarrete così colpiti che il pensiero del cibo passerà in secondo ordine e per un attimo vi chiederete se mai un cuoco potrà riuscire a catturare la vostra attenzione e a distogliere i vostri occhi da quello che regala alla vista questo ambiente.

Per farvi capire il valore di questa location vi basti pensare che il ristorante si trova al piano terreno di un palazzo storico che risale addirittura alla vecchia Mediolanum romana, inserito nell’area del Circo Romano, sito archeologico che conserva i basamenti e alcune mura sulla quali si erigeva il capoluogo lombardo.

Il Palazzo dei Morigi poggia su un dedalo di cunicoli sotterranei sopravvissuti in ottimo stato al passare del tempo e tutt’oggi percorribili, la “Taverna Moriggi” inizia la sua attività nel 1900, occupando gli spazi del vecchio porticato adibito a ricovero per le carrozze, un’osteria tipica con mescita di vino, sedie e tavoloni in legno massello per giocare a carte e a dadi, un grande bancone, i soffitti a cassettoni e i pavimenti in cotto con un’evoluzione a metà secolo, quando un cambio di gestione la trasforma in trattoria, ed ecco nascere la cucina e gli scaffali alle pareti per dare spazio ad una selezione di vini per accompagnare il cibo.

Poi, in anni recenti, un periodo di stasi e di forzata chiusura per il bisogno di una ristrutturazione strutturale che è quella che ha traghettato la Taverna all’odierna riapertura che regala ai clienti di oggi un locale che ha del miracoloso. Il restauro conservativo è uno di quelli più riusciti nella città di Milano, tutto ma proprio tutto è stato recuperato e restituito intatto nel suo fascino originario; dalle volte, agli arredi, agli infissi, alle pareti, ai pavimenti, ogni pezzo è originale, magnificamente recuperato e reso funzionale, la sensazione è quella di un’immersione nella storia… guardandosi intorno si riesce ad immaginare il vissuto di questi muri e sembra di sentirne il racconto.

Ma le sorprese non finiscono qui, ad accogliervi un affiatato staff di giovanissimi professionisti, quasi nessuno arriva a trent’anni, compreso il Restaurant Manager Salvatore De Biase che però ha nel curriculum una decina d’anni di esperienza in alcuni locali fra i più noti di Milano.

Accomodati fra queste mura, avrete un servizio giovane, competente e sorridente, e la cucina riuscirà a completare l’esperienza. Ai fornelli l’Executive Chef Andrea Gurzi, classe 1990, formato nelle cucine del Four Season da sua Maestà Sergio Mei e questo la dice già lunga, ma Gorzi aggiunge anche alcuni passaggi in ristoranti di livello stellare e un carattere pacato ma deciso, convinto delle sue capacità e pronto ad accettare la sfida (nella foto 2 il vitello tonnato dello chef).

Il primo menù è già convincente, i rimandi alla tradizione milanese, lombarda e italiana in generale ci sono tutti, le tecniche nuove e la creatività sono introdotte con mano misurata che non eccede in decorazioni fini a se stesse ma regala piatti di vera cucina new age, attenta alla sostanza e che racconta le materie prime in maniera da farsi ricordare.

 

Articolo di: Clara Mennella

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