Quello Veneto è un grande anfiteatro naturale.
La sua configurazione attuale dipende anche dalla storia geologica dell’intera regione nord-italiana. Le catene montuose delle Alpi e degli Appennini, sollevandosi per le spinte tettoniche che le hanno generate, hanno progressivamente allontanato il mare dall’antico golfo padano. Questo braccio di mare, oggi scomparso, si è riempito di sedimenti portati dai fiumi (le “alluvioni”) a partire da circa 600.000 anni fa fino a formare la pianura alluvionale che oggi vediamo e abitiamo.
Quando ci avviciniamo provenendo da Treviso (sud), quell’anfiteatro appare blu intenso in lontananza come una grande onda che ci guarda tutt’intorno, spruzzata in cima di bianca schiuma se c’è la neve. Di recente siamo tornati in Veneto.
Si è fatta strada il Metodo Classico nella zona vocata del Prosecco Valdobbiadene…
Un vino che ha in sé note di frutta esotica e sa di pietra e di mare. Dosaggio zero, uve Bianchetta, Incrocio Manzoni 6.13, Rabiosa (autoctona), Pinot Bianco e Nero e Chardonna. 72 mesi sui lieviti! (foto 2 e 3)
L’abbinamento sperimentato con risotto allo zafferano di Rocca Pietore funziona alla perfezione al palato.
Milanese style.
Qui all’Azienda Agricola Roccat di Codello Clemente e Manuel, a Valdobbiadene, nascono dei vini del cuore e raccontano l’etichetta con una tavolata di persone perché ancor prima di costruire la cantina, fu costruita la taverna (in veneto la taverna è il luogo di ritrovo delle famiglie, sostituta della cucina istituzionale, arredata da grande tavolo di legno pesante per una ventina di posti almeno e una cucina più spartana da utilizzare spesso).
I profili rappresentati sull’etichetta sono amici, partecipi degli eventi migliori.
Il vino 72, Spumante VSQ, ha visto in fase di creazione, lo zampino di un collega enologo, molto fiero di poter dare un contributo ad un nuovo concetto di vino nella zona di Valdobbiadene, rinomata per il metodo Martinotti Charmat dalla fine di 1800. Del Vino 72 sono disponibili circa 2000 bottiglie.
Il vigneto alpino cresce nei picchi di Cesiomaggiore, con altri 4 ettari e 1 ettaro di bosco di roveri. In zona, il guardiano del campanile, dice che quei vigneti erano di proprietà della Serenissima Repubblica (dal 1404), quanto veniva in entroterra a prendersi legname e vino buono. Flavio, l’agrotecnico che si occupa lassù dei vigneti abita giusto a 5-6 minuti di trattore.
Si tratta a tutti gli effetti di un vino che viene da uve di montagna; viti a 500 m slm , 4 ettari da cui fra circa 4 anni si tenterà la produzione di Spumante Pinot Nero Rosa a imitazione di un altro Rosa di un collega produttore, assaggiato anni fa.
Il Rosa da Pinot Nero si chiamerà Cesia (i Cesia sono gli abitanti di Cesiomaggiore).
Un’altra tipologia di vino è caratteristico di queste parti: il vino con il fondo ed è prodotto da una parte di vino prodotto con uve di San Lorenzo di Tarzo
In degustazione, il 2016 rivela corpo, spessore ed eleganza. Il fondo, poggia al fondo della bottiglia trasparente. Fa malolattica in fermentazione (foto 4, 5 e 6).
Uve Bianchetta, Rabiosa (autoctona che porta acidità al vino) incrocio Manzoni 6.13, Pinot Bianco, Pinot Nero, Chardonnay
Nei dintorni, da visitare ci sono:
villa Tauro alle Centenere, villa Corrà e villa Muffoni, residenze veneziane si trovano nel capoluogo comunale di CesioMaggiore.
Abbiamo poche informazioni, o troppe… ci basta osservare il panorama che diventa verde brillante quando la laguna a sud brilla a specchio nelle belle giornate di sole.