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Tommaso Marrocchesi Marzi, in rappresentanza della famiglia proprietaria della Tenuta di Bibbiano, a Castellina in Chianti, ha presentato, nel corso di un press lunch, i top di gamma della produzione aziendale ossia i Chianti Classico Gran Selezione Vigna del Capannino e Vigne del Montornello oltre al Chianti Classico… e una sorpresa.

La Tenuta di Bibbiano


La Tenuta fu acquistata nel 1865 dai fratelli Casimiro e Pietro Marzi
, progenitori degli attuali proprietari. Questi e i loro discendenti, nell’arco di cinquant’anni, ampliarono i poderi e l’azienda: vennero messi a dimora nuovi vitigni ed estesi gli uliveti. Nel corso del Secondo Conflitto Mondiale, nell’estate del 1944 la presenza di una postazione tedesca recò, a causa dei bombardamenti, grave danno agli impianti e alla sede dell’azienda così da vanificare i lavori intrapresi nei decenni precedenti. Ma gli anni quaranta segnarono anche l’inizio di un percorso di grande lungimiranza. La Tenuta, infatti, intraprese una proficua collaborazione con Giulio Gambelli considerato il più grande assaggiatore di Sangiovese nonché pietra miliare oltre che del Chianti Classico anche del Brunello di Montalcino. Una sorta di memoria storica del sangiovese toscano, memoria profonda più di mezzo secolo. Sviluppò un approccio basato sulla naturalità della vinificazione, privilegiando finezza ed eleganza nei vini. Autodidatta, enologo non di nome, ma di fatto come tale era da tutti considerato. Intraprese la propria carriera professionale verso il 1941-42 quando aveva poco più di 16-17 anni come garzone di cantina presso l’Enopolio di Poggibonsi, la cantina del Consorzio Agrario di Siena. Puliva le vasche, si occupava di piccola manovalanza. La sua straordinaria memoria e capacità di riconoscere i vini lo portarono all’attenzione di Tancredi Biondi Santi, allora direttore dell’Enopolio. Dopo aver brillantemente superato una prova di degustazione, Biondi Santi lo volle al suo fianco per selezionare i vini da portare all’Enopolio, tra cui quelli della Tenuta di Bibbiano.
Nacque così che, nel novembre 1942, un sodalizio tra Gambelli e la tenuta, destinata a durare fino al 2004.

Nel 1948 l’azienda si associò al Consorzio del Vino Chianti Classico e nel ventennio 1950-1970 diede il via a una profonda ristrutturazione che si concluse con il compimento di un’ampia cantina, un impianto di 20 ettari di vigneto specializzato, oltre 10 ettari di oliveto, nonché con il totale rinnovamento delle attrezzature. Inoltre pianificò insieme con Giulio Gambelli i nuovi impianti, i metodi di invecchiamento, lo stile che i vini dovevano avere. Oggi l’approccio vitivinicolo di Tommaso Marrocchesi Marzi, quinta generazione della famiglia proprietaria, si basa sull’esaltazione delle caratteristiche territoriali “e infatti parliamo di Chianti Classico di Annata e delle Singole Vigne che sono i due apici della qualità, ma sono anche due diversissime declinazioni geomorfologiche e ampelografiche del 

Contributo trasmesso utilizzando tecnologie sostanzialmente elementari, ma che sono quelle che hanno portato a produrre vini con capacità di invecchiamento, dotati di potenza e di eleganza. Gambelli ha sempre cercato, nei suoi vini, un’interpretazione estremamente naturale, limitando l’intervento in cantina al minimo indispensabile, cosa molto importante, perché poi, il cambio di passo avvenuto negli anni Novanta, lo ha, messo “un po’ fuori moda”. Il timbro stilistico trasmessogli da Biondi Santi, si riconosce nella finezza di beva, che Bibbiano ha sempre cercato di mantenere anche quando la collaborazione con Giulio Gambelli si concluse. Quindi “finezza di beva, quella che oggi viene detta scorrevolezza, che rende l’idea di quel sorso estremamente facile, sia nell’accompagnamento gastronomico, sia nella palatabilità, che poi, è la giusta corrispondenza tra ph e acidità”.

Tommaso Marrocchesi Marzi

Le Vigne

Le due singole vigne, nascono da una sorta di intuizione databile negli anni 1985-86 quando proprietà e Gambelli sentirono la necessità di andare un passo avanti al Chianti Classico “non pensando soltanto alle solite Annata e Riserva che erano già all’epoca cose polverose. L’obiettivo era quello di aumentare la distintività della nostra produzione, in anni dove era raro parlare di vini provenienti da singole vigne.” Nascono così tra fine anni ottanta e inizi anni novanta Vigna del Capannino e Vigne del Montornello i due cru della Tenuta.

Il primo è prodotto con sangiovese grosso, lo stesso di Montalcino, qui trapiantato da Galimberti in quanto l’area presenta caratteristiche simili a quella montalcinese. È una vigna di 7 ettari che alligna sul versante sud-ovest. Vigne del Montornello è prodotto con uve sangiovese di diverse parcelle posizionate sul versante nord-est che è più piovoso.

Queste due singole vigne, con un percorso di corretta segmentazione e collocazione sono oggi, appunto, classificate come Gran Selezione.

La degustazione

Chianti Classico Gran Selezione Vigna Capannino

Dopo la pigiatura delle uve sangiovese grosso, la fermentazione si svolge nell’arco di un mese o poco più. Il vino matura successivamente per 24 mesi in cemento eccetto una parte che è elevata in tonneau di rovere francese e in botti di rovere di Slavonia.

La 2020 piace per il frutto maturo, frutti rossi e neri con nuance speziate che completano il corredo aromatico ben dichiarato. In bocca esprime potenza, complessità, con tannino educato, ma presente e spalla acida che dà tensione al sorso. È al tempo stesso “morbido, avvolgente, dotato di una grande sapidità che lo rende appagante e ricco”.

L’annata 2021 è compiuta, armonica, con tannino levigato, forse meno caratterizzata dell’annata precedente, senza togliere nulla alla salda struttura, all’avvolgenza e al bel frutto accompagnato da note minerali e balsamiche.

Chianti Classico Gran Selezione Vigne del Montornello

La vinificazione riprende quella di Capannino e differisce solo nella fase di maturazione che non utilizza botti di Slavonia.

Se Capannino è potenza espressiva Montornello è eleganza. Le note fruttate della 2020 sono accompagnate da sfumature floreali oltre che balsamiche. In bocca il perfetto equilibrio tra tannino, acidità e alcolicità rende particolarmente suadente la beva. La vena acida comunica verticalità al sorso, con una struttura non imponente “ma elegante e di delicata complessità”.

L‘annata 2021 è il vino più garbato, senza togliere nulla alla forte caratterizzazione, ed è succoso, lungo, gastronomico. “Capannino è più maschile mentre Montornello è più femminile.”

Chianti Classico 2022

È prodotto con le uve sangiovese di entrambi i versanti. La fermentazione ha una durata di 16 giorni e il vino è travasato in vasche di cemento dove matura per 12 mesi. Dopo l’affinamento in bottiglia al  naso si evidenziano note floreali che si intessono con intensità fruttate. In bocca emerge ancora il frutto oltre a note vanigliate.

La sorpresa

Tommaso Marrocchesi Marzi ha proposto a fine pranzo Bibbianaccio un  rosso Toscana IGT che “completa la piramide della qualità coerente con la piramide della denominazione” e costituisce  un percorso interpretativo con il sangiovese insieme ad altri autoctoni, compresi  vitigni a bacca bianca sia pure in piccole percentuali.

Bibbianaccio 2018

Per produrre questo vino sono impiegate uve sangiovese 50%, colorino 45%, malvasia bianca del Chianti e trebbiano 5%. La fermentazione ha luogo in piccoli fusti di legno francese, con bâtonnage. Il vino ottenuto è elevato 24 mesi di cui 12 in tonneaux di rovere francese e 12 in botte di rovere di Slavonia. A naso è ricco e si riconoscono frutti rossi, ricordi balsamici e boisé. In bocca è morbido, strutturato, complesso, sorso lungo.

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