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Di Pietro Beconcini abbiamo avuto modo di scrivere qui  Ci limitiamo a ricordare che L’azienda Beconcini nasce a San Miniato da una famiglia di mezzadri. Il nonno di Leonardo Beconcini, l’attuale proprietario, nel 1954 acquista il terreno che ha sempre lavorato, dando così vita alla cantina. Il padre successivamente la specializza in vigneto. Dagli anni novanta Leonardo, coadiuvato dalla moglie Eva Bellagamba, inizia a prendere in mano le redini dell’azienda, e negli anni successivi mette a punto la realtà attuale.

Ora è nato Terrazze il nuovo rosso, prodotto con 9 vitigni autoctoni vinificati nella stessa vasca, per rispondere alla ricerca di piacevolezza con una gradazione alcolica contenuta e un tannino molto fine, croccante e setoso.

Un vino attuale, con soli 12.5 gradi alcolici, dal tannino molto limitato, che lo rende adatto ad essere gustato anche leggermente al di sotto della normale temperatura di servizio per i vini
rossi e dunque godibile anche nei mesi più caldi. Spicca per la balsamicità, con un sorso che vira moltissimo sul mentolato; il risultato è un vino fresco, leggero ma di grande godibilità, risultato della massima espressione di concerto nella macerazione e fermentazione di 9 tipologie di uva.
Malvasia nera, Canaiolo, Colorino, Trebbiano nero, Ciliegiolo, Gran Noir, Tempranillo, Buonamico, Sanforte sono queste le 9 varietà di uve ritrovate negli antichi vigneti, che vengono vinificate nella stessa vasca. Si parte dal Malvasia Nera, il vitigno che matura più precocemente e poi, al giusto momento di maturazione, si procede per gradi con gli altri vitigni. Al momento della svinatura, il blend è già completo.

«Abbiamo acquistato 9 anni fa questo appezzamento di terreno in collina. – Spiegano Leonardo Beconcini e Eva Bellagamba (nella foto 2), titolari dell’azienda – Era quasi allo stato boschivo e noi lo abbiamo ristrutturato per portarlo alla precedente vigoria vegetativa. Durante i lavori sono stati scoperti con grande entusiasmo degli antichi muretti che costituivano i terrazzamenti per la coltivazione della vite. Un patrimonio storico incredibile che abbiamo deciso di mantenere, sia dal punto di vista architettonico, dunque suddividendo anche noi i vigneti in terrazze e anche dal punto di vista di messa a coltura. Abbiamo infatti re impiantato le stesse tipologie di uva delle quali abbiamo trovato traccia nel terreno».

La storia un po’ fuori dagli schemi toscani per quanto riguarda: le tipologie di uva coltivate e le tecniche di vigneto, si devono a Giovanbattista Landeschi. Siamo a San Miniato nel 1700, questo parroco agronomo, decide di dedicarsi a progetti agricoli di grande interesse. Giovanbattista oltre ad aver impiantato qui le viti di Tempranillo, portate dai pellegrini spagnoli di passaggio e che oggi costituiscono il fiore all’occhiello dell’azienda, con i suoi Ixe e Vigna alle Nicchie, fu il precursore di questa tecnica di coltivazione, a terrazzamento. Tutte le colline del luogo erano infatti coltivate con questo sistema (illustrato anche nell’etichetta del vino) che permetteva di raggiungere uno scopo idraulico-agrario: un modello di gestione del territorio che permette di regolare la portata dei corsi d’acqua e difendere i versanti di colline e montagne dall’erosione, dalla perdita di suolo e dal rischio idrogeologico.

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