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Pitars, l’Azienda della Famiglia Pittaro, si trova a San Martino al Tagliamento (PN) tra Pordenone e Udine, al confine del Parco del Tagliamento, a ovest del fiume, da dove si vedono le Alpi Carniche, poco distante dall’Adriatico. A raccontarci la storia della Cantina e dei vini sono Nicola e Stefano Pittaro, quarta generazione di viticoltori, in un incontro su piattaforma zoom organizzato dall’Agenzia di Comunicazione Gheusis. Nell’occasione sono state presentate tre referenze di Sauvignon: Santa Cecilia 2018, Séris 2019 e Cuntrevìnt 2019 (foto 1)

La storia

I vigneti, come spiega Nicola Pittaro, marketing manager, sono stati messi a dimora il secolo scorso tra i due Conflitti Mondiali, con vitigni francesi, ma è nel 1968 che viene costruita un’azienda agricola moderna, a opera di Angelo Pittaro, tornato in Italia dopo 15 anni di Venezuela,
che ha portato a incrementare la produzione dei vini bianchi.

Bruno, figlio di Angelo e padre di Nicola e Stefano, formatosi alla Scuola Enologica di Conegliano,  è stato il primo vero enologo della famiglia. Ed è stato Bruno, negli anni novanta, a introdurre in azienda la pressatura soffice, l’uso della catena del freddo e di diverse soluzioni tecnologiche; ed è grazie ancora a lui se Pitars è tra le aziende che hanno contribuito alla sperimentazione dei sistemi a recupero, sistema che oggi utilizza in tutti i propri vigneti.

Ciò mostra un altro côté della politica aziendale, quello attento alla sostenibilità, già presente e attivo già in tempi non sospetti e che impegna oggi Pitars anche nei sistemi di lotta integrata che stanno portandola alla certificazione SQNPI.  Nel 2007 la cantina si è ampliata non solo dal punto di vista produttivo, ma per aprire all’enoturismo e all’accoglienza di appassionati e di clienti. Pertanto è stato costruito in mezzo al vigneto il più grande grande edificio di bioedilizia della regione, alimentato da fotovoltaico.

Tagliamento: fiume selvaggio

Ma prima di entrare nel merito della produzione vinicola, va detto delle particolarità e dell’importanza del Tagliamento, primo fiume della regione. Il suo carattere è speciale, da non confondere con quello di altri corsi d’acqua in quanto è considerato uno degli ultimi fiumi selvaggi d’Europa. Selvaggio perché le acque anziché scorrere obbedienti in un alveo millenario, ogni anno con la stagione delle piogge, ridisegnano gli argini, modificando il paesaggio, in quanto il corso non è mai stato disegnato da terrapieni. Il Tagliamento in alcuni tratti raggiunge 2,5 chilometri di larghezza, e la massa d’acqua porta con sé le brezze provenienti dalle Alpi che soffiano in direzione Nord-Sud, che si incontrano con quelle provenienti dal mare, influenzando in modo significativo il clima del territorio.
Il suo respiro, la piana che ha formato, il corso che si rigenera ogni anno e che a tratti sparisce nel sottosuolo per riapparire dopo chilometri, ne marcano le particolarità facendone il protagonista della storia della regione. Qui ha rappresentato nel tempo anche un confine culturale, linguistico e gastronomico. La zona è inoltre depositaria delle eredità dell’Impero Austro-Ungarico, e ancor prima della Serenissima Repubblica di Venezia, oltre a possedere una forte identità friulana.
Va infine detto che è candidato a essere riconosciuto  Riserva Mab (Man and Biosphere) della Biosfera Unesco.

I vigneti

E su questo fiume l’Azienda ha costruito la proprio storia. Il suolo è formato dai depositi alluvionali trasportati dalle Prealpi Carniche, dove il Tagliamento ha eroso e scavato le montagne per conquistare la sua via verso il mare creando così una grande pianura che deve al suo corso la propria esistenza.
Pitars si sviluppa su 162 ettari vitati, alleva 13 cultivar viticole e produce 18 diversi vini. I vigneti radicano in un suolo costituito da 30-40 cm di terreno, quindi da decine di metri di ghiaia, depositi alluvionali che si sono sedimentati durante le piene. Si tratta di strati di sabbia e di argilla, ma soprattutto di ghiaia, tecnicamente chiamata scheletro, che comunicano mineralità e sapidità ai vini. Ciascun vigneto è stato messo a dimora nella microzona ritenuta più vocata individuata per suolo e clima. Conseguentemente le uve sauvignon sono coltivate nelle zone con maggiore escursione termica mentre i vitigni a bacca rossa in terreni argillosi.

I vini in degustazione
A parlarci dei vini è Stefano Pittaro, winemaker che ha il pregio di essere rigoroso e divulgativo al tempo stesso. Quello che emerge è che l’azienda tende a produrre vini con una certa complessità coerente con le caratteristiche dei vitigni e con l’equilibrio dei profumi, dei sapori, per realizzare un equilibrio globale. E con Stefano Pittaro veniamo ai tre Sauvignon, tre espressioni dello stesso vitigno ciascuna con una propria caratterizzazione dettata dalle differenze di terreno, di microclima, di epoca vendemmiale e di vinificazione.

Sauvignon Braida Santa Cecilia Doc Friuli 2018 (foto 2)

Il vigneto si trova a Rivolto nella parte orientale del fiume, pertanto in provincia di Udine. Il terreno è sassoso con presenza di argille: è un suolo minerale, caldo, con una ventilazione minore rispetto ai vigneti posti a ovest del fiume; ciò comporta maturazioni delle uve che possono essere spinte. La vinificazione avviene raccogliendo le uve in due momenti diversi per dare maggiore complessità al vino: una vendemmia leggermente anticipata ai primi di settembre per comprendere i sentori più erbacei, verdi della famiglia delle pirazine, composti aromatici che danno sentori di bosso, di salvia, e una vendemmia più spinta, a metà settembre, ossia tiolica, vale a dire nella fase in cui i tioli (che sono composti organici) raggiungono il massimo della loro concentrazione, fase che precede la surmaturazione, per dare complessità e arricchire il vino di sentori fruttati anche tropicali pur mantenendo una buona acidità. Santa Cecilia è pertanto giocato sull’ampiezza, sulla ricerca di maturità di frutto e in bocca tende ad aprirsi e ad allargarsi.

 Séris Sauvignon Igt Venezia Giulia 2019  (foto 3)

E’ nato ufficialmente nel 2019 anche se è stato prodotto già nel 2018. E’ il sunto del meglio delle uve di Santa Cecilia vigneto che come detto si trova a est del fiume, e di San Cristoforo vigneto posto a ovest del fiume, nel comune di San Martino al Tagliamento (PN), per cui utilizza le uve delle due sponde del Tagliamento. In Séris la ricerca della complessità è data dalla fusione, dall’assemblaggio di uve provenienti da vigneti diversi, con caratteristiche diverse, con vinificazione fatta in modo da accentuarne le caratteristiche. Le uve sono raccolte prima della maturazione tiolica, per cui nella fase intermedia in modo da comprendere entrambi i sentori, vale a dire sia erbacei sia le note mature delle uve. La vinificazione avviene per riduzione in assenza di ossigeno, con macerazione pellicolare prefermentativa delle uve e lunga permanenza sui lieviti.
Rispetto al Santa Cecilia è più fresco, più profumato, colpisce di più al naso.

Cuntrevìnt Sauvignon Igt Venezia Giulia 2019 (foto 4)

La bottiglia ha un’etichetta bianca con un lembo da strappare che permette di togliere una striscia di carta che copre la riproduzione grafica di un tratto del Tagliamento (foto 5). E’ nato come prova: “ Abbiamo deciso di lasciare un po’ di filari per vedere cosa sarebbe successo” spiega Stefano Pittaro. Il vigneto è San Cristoforo posto nella parte più ventilata dove le maturazioni sono più lunghe. La vigna, molto vicina al fiume, è ben ventilata, radicata in un suolo oltre che di sassi anche di sabbie, per cui drenante, e gode di una significativa escursione termica. Ventilazione ed escursioni termiche hanno permesso di raggiungere maturazioni lunghe,
per cui la raccolta è avvenuta il 28-29 settembre a maturazione tioloca spinta.
Cuntrevìnt ha rappresentato un test, un esperimento. Nel 2019 le uve erano perfettamente sane per cui è stato deciso di svolgere sia la macerazione, sia la stabulazione, sia un inizio di fermentazione con lieviti indigeni, poi la curva di fermentazione si è un po’ abbassata per cui è stato effettuato un inoculo e la lavorazione è stata in riduzione per mantenere il più possibile ciò che è stato acquisito lasciando le uve maturare.

Note gustative e abbinamenti

Santa Cecilia 2018

Colore paglierino.
Al naso frutto maturo, melone, albicocca, papaya con ricordi vegetali e sentori di aromatiche, nuance di menta e di elicriso.
Sapore: l’ingresso è morbido, sorso scorrevole, tende ad aprirsi, ad allargarsi; acidità in perfetto equilibrio con l’alcolicità, profilo elegante.
Volume: 12,5%

Abbinamenti
Salvia fritta, asparagi in salsa olandese, risotto al salto, uova in “cereghin” al tartufo bianco.
Bottiglie prodotte: 42.000 (quest’anno 54 mila bottiglie)
Prezzo indicativo: 12 euro

Séris 2019

Colore giallo paglierino
Profumo pieno di pesca matura, bianca e gialla, di mango, nuance vegetali, accenni a note di fiori banchi.
In bocca è morbido, con acidità spiccata, sorso teso e croccante, verticale e ben strutturato con toni amaricanti.
Volume: 13%

Abbinamenti
Spaghetti al sugo di scorfano, dentice al cartoccio, guazzetto di acciughe, ma anche spaghetti alla bottarga e pecorino giovane.
Bottiglie prodotte: 6000
Prezzo indicativo: 19 euro

Cuntrevìnt 2019

Colore giallo paglierino
Profumi avvolgenti, frutta matura, pesca, albicocca, lievi note balsamiche e mediterranee.
In bocca il sorso scorre senza allargarsi e, grazie alla freschezza ben espressa, è vibrante e lungo con piacevoli note saline; promette longevità.
Volume: 13,5%

Abbinamenti
Sogliola in salsa al vino bianco, salmone affumicato , porri bolliti, trigliette fritte, baccalà pil pil.
Bottiglie prodotte: 700

Neella foto 6 un momento della degustazione.

Conclusioni
La degustazione ha evidenziato come dalla stessa azienda, e da un unico vitigno, possano nascere vini ben diversificati. Note verdi e mature, ampiezza e verticalità, sono enfatizzate da vendemmie differenziate, da dissimili terroir (per cui suoli, microclimi, escursioni termiche, biodiversità) e dalle vinificazioni. Tre vini diversi, che hanno per fil rouge uno stile che privilegia la complessità

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