E’ l’inizio di marzo del 1885 e la data della Pasqua Ortodossa si avvicina. A San Pietroburgo, il quasi quarantenne Carl Fabergé, discendente da una famiglia di orafi di origini francesi trasferitasi in Russia attende impaziente nei corridoi del Palazzo d’Inverno il suo momento. Lo Zar, infatti, lo ha convocato per una richiesta importante e lui per ingannare la propria curiosità scruta attentamente il paesaggio dalle grandi finestre. Lungo le rive della Neva il ghiaccio e la neve si stanno sciogliendo, la primavera si è aperta un varco nei cieli di Russia e un sole tiepido scalda timidamente le vetrate del Palazzo d’Inverno e spezza le lunghe e tristi giornate della Zarina Marija Fëdorovna (foto 1) che grazie alle temperature meno rigide, può dedicarsi insieme alle sue dame di compagnia a delle piacevoli passeggiate lungo il fiume.
Marija, imperatrice da soli 4 anni, è avvolta da un’aura di assoluta tristezza causata dalla nostalgia del suo paese natìo, la Danimarca che ha dovuto lasciare per sempre per sposare Alexander III. Lo Zar conosce il carattere malinconico della moglie e in occasione delle festività pasquali spera di farle ritrovare il sorriso con un dono speciale che nasconde ricordi della sua tanto amata terra danese. Commissiona infatti a Fabergé un uovo e conoscendo le straordinarie doti creative del suo orafo di corte gli lascia assoluta libertà artistica, purché contenga un regalo prezioso.
Fabergé non smentirà la propria fama creando un capolavoro di oreficeria che renderà la Zarina felice a tal punto che Alexander III ordinerà ogni anno un uovo da donarle. Rispetto a quelli più noti l’uovo era semplice, in smalto opaco bianco, ma al suo interno nascondeva come le tradizionali matrioske più di una sorpresa: un tuorlo in oro giallo contenente una gallinella colorata con gli occhi impreziositi da due rubini. A sua volta la gallinella recava al suo interno una miniatura della corona imperiale con un piccolo rubino a forma di uovo (foto 2). Da questa prima incredibile novità ebbero origine oltre 50 magnifiche uova in oro, smalti e pietre preziose tutt’ora ricercate dai più grandi collezionisti del mondo (foto 3 e 4).
L’icona della Pasqua, l’emblema nella religione cristiana della resurrezione di Cristo, simboleggiata dal pulcino che rompe il guscio è stato utilizzato come dono già in epoca antica. In Persia, così come in Egitto e in Grecia era infatti diffusa la tradizione dello scambio di semplici uova di gallina all’ equinozio di primavera e spesso si trattava di uova decorate a mano.
Dal Medioevo l’usanza iniziò a diffondersi nei paesi di tutta Europa, le uova venivano bollite avvolte in foglie o fiori per far assumere diverse colorazioni e per i ceti più abbienti si crearono uova artificiali rivestite di materiali preziosi ( oro, argento, platino ). Edoardo I d’ Inghilterra, durante il suo regno, commissionò 450 uova rivestite d’oro da regalare ai suoi famigliari in occasione della Pasqua.
Alla Corte di Versailles, Luigi XIV fece dell’uovo pasquale un vero e proprio culto che comprendeva due rituali: il primo in cui il re riceveva l’uovo più grande di Francia covato durante la Settimana Santa a cui seguiva la distribuzione di uova decorate con foglia d’oro ai nobili di corte.
La tradizione di nascondere una sorpresa nell’uovo di Pasqua sembra invece appena successiva: uno degli aneddoti più conosciuti della storia è infatti la statuetta di Cupido chiusa all’interno di un enorme uovo donato dal Re Luigi XV alla sua favorita Madame du Barry.
Oggi l’uovo di Pasqua più diffuso è il classico uovo di cioccolato arricchito al suo interno con un piccolo dono. In Italia i primi prototipi di stampi per uova di pasticceria risalgono al ‘700 e sono stati trovati a Torino già a quei tempi capitale indiscussa del cioccolato. (A seguire: I capolavori delle uova di pasticceria)