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Si è appena tenuta la degustazione di sei vini Valcalepio Bianco nel corso della manifestazione Viva Valcalepio!

La delegata di Fisar Bergamo (di cui abbiano detto qui) Stefania Turato (ossia io) ha con entusiasmo aderito alla richiesta di condurre la degustazione dei vini bianchi della denominazione bergamasca in seno all’evento promosso dal Consorzio.

La degustazione di Stefania è stata all’insegna di una prospettiva ottimale futura del Bianco Valcalepio per la sua predisposizione internazionale.

Raccontando le persone che han immaginato, creato la Valcalepio doc si è percorsa la storia degli uomini (donne comprese) che han portato alle persone di oggi, la fortuna di aver accettato la sfida e con Sorpresa portare i vini di Valcalepio con un gran passo al grande pubblico.

 

Abbiamo pensato ad una degustazione nel tempo” dice Stefania “che sul territorio bergamasco cerca sempre altre leve da formare per la cultura del vino da diffondere.”

Bruno Marengo (l’uomo col megafono), Carlo Zadra (consegna una vittoria inaspettata a un vino sperimentale),  Sergio Cantoni (il non bergamasco, l’uomo immagine quando ancora il mktg stava dormendo)

Conte Grumelli che esulta per  l’inserimento dello Chardonnay nel 1994 nella denominazione… Così, attraverso alcuni personaggi, Stefania Turato ha ricavato gli aneddoti più interessanti che fan forte la volontà, l’impegno nella produzione dei vini di Valcalepio e la scoperta della potenzialità con occhio attento e di adattamento rispetto le condizioni climatiche. Oggi i produttori di Valcalepio interpretano la   grande opportunità come attestato di stima per il taglio “internazionale” di collina (cit.) a confronto quotidiano con i  già affermati (Toscana alta, Bordeaux Supérieur)

Utilizzare il Guyot che rinnovando i tagli protegge da infezioni, e con la richiesta di nuove normative disciplinari, le forze in Consorzio sono unite per una prospettiva di qualità

Tutto è teso verso la valorizzazione

e chissà i produttori di oggi dove vogliono arrivare….

Nel 1815 si producono in questa zona 155.100 some (1 soma 40 litri) di vino. Erano 6.200.000 litri

Oggi a caduta, le denominazioni che coprono come fazzoletti di uve bianche e rosse, arricchiscono l’economia dinamica bergamasca del vino.

Valcalepio racconta di vitigni internazionali, sfidanti, somiglianti ma con il carattere bergamasco, che in gergo lo sanno dire solo i bergamaschi. I tagli bordolesi di collina tra il torrente Rino sul Lago d’Iseo, verso il comune di Predore a 333 m s.l.m.. Dal Brembo a Palazzago, per Carvico e Odiago e sono stesi su circa 3000 kmq con un milione e mezzo di bottiglie per tutta la denominazione a cui poi aggiungere 200.000 bt. per le Terre  del Colleoni  e 250.000  bt. di Bergamasca e che attraversano la grande provincia bergamasca. In totale la denominazione Valcalepio conta ettari vitati 650 circa. Non può più essere un vino taciturno,  può invece tentare una prestazione più Smart?

“Molte viticolture raggiungono quella bergamasca per antichità di origine. Parecchie la superano per raccolta. Ben poche possono vantarne così pronunciata evoluzione attraverso i tempo diceva il Sommelier del tempo Quinzani

Se i Romani qui han fatto posto alla vite,  il feudatario della “terra buona” , kalos epias, Trussardo Calepo, investe in conoscenza tramite l’abbate Frà Ambrogio che studioso, pubblica il Ditionarium Latinum del quale è possibile trovare ancora qualche copia di ristampa presso la azienda il Calepino.

Il Bianco Valcalepio può essere definito il passpartout di tutte le cucine se si vuole incontrare lo spirito di questa buona terra. Vorremmo aspettarlo e berlo con qualche anno in più perché sia capace di raccontare una nuova entusiasmante storia di vino.

Di questo Autore