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Mauro Contini racconta: “Il piatto tipico della nostra cucina, tra l’altro molto semplice, sono gli anemoni di mare fritti, o attinie, che noi chiamiamo in dialetto “orziadas”. La preparazione è molto semplice: attinie fresche impastate con farina e semola, fritte in olio d’oliva e salate.
Il gusto delle attinie fritte è molto intenso e di grande sapidità,  per questo motivo in quell’occasione piuttosto che andare sul classico Vermentino o altro bianco giovane, insieme alla sommelier abbiamo deciso di provare una Vernaccia di Oristano (foto 1 e 2) non troppo vecchia, annata 2014, servita leggermente fresca, e subito ci siamo resi conto di quanto i gusti andassero d’accordo.

La sommelier della FIS si chiama Antonella Orrù, è una dei titolari e lavora presso l’agriturismo Il Giglio di Massama vicino a Oristano.
Invece lo chef che ha realizzato il piatto si chiama Salvatore Camedda, è di Cabras e gestisce il ristorante Somu a Oristano, locale rinomato per qualità e originalità dei piatti.”

Questa è una parte dell’intervista a Mauro Contini (vedere video 3 con intervista), responsabile di produzione, nipote del fondatore dell’azienda vitivinicola  Vini Contini di Cabras (Oristano) che produce e mantiene vivo questo vino eterno, eccellenza tutta italiana.

Siamo stati a conoscere l’azienda che ha preservato e ha attraversato nel tempo, un’ambizione, un’intuizione, frutto dell’osservazione per un vino prodotto da uve Vernaccia, doc dall’anno 1971, la prima doc di Sardegna.
Leggere cosa dice il disciplinare della zona elettiva per la coltivazione del vitigno Vernaccia di Oristano, è molto interessante

Questa di Cabras, è un’area sub pianeggiante che si estende ai lati del fiume Tirso fino alla sua immissione nel golfo di Oristano. A nord e a est si trovano lembi collinari di rocce appartenenti al complesso vulcanico sedimentario oligomiocenico sardo e plateau di basaltici pliopleistocenici. Lo smantellamento dei rilievi ad opera degli agenti erosivi e dei corsi d’acqua, primo fra tutti il Tirso, ha colmato la fossa tettonica del campidano settentrionale con potenti coltri detritico alluvionali, spesso terrazzate, che oggi formano la piana dell’oristanese. In prossimità della costa le dinamiche marine ed eoliche hanno creato estesi campi dunari, stagni e lagune in costante mutamento, con sedimenti tipici di questi ambienti. La presenza di un fiume, il Tirso, ne configura la provvidenziale condizione per un vino di così pregevole piacevolezza.

Il Fino Jerez de la Frontera in Spagna, o come la Malvasia di Bosa, i cui vigneti son coltivati come cattedrali in faccia al mare, sono vini di pari spessore e intensità. Vini concentrati che non possono essere paragonati altresì innalzati, tanto sono complessi.
I terreni di origine più antica, vengono chiamati “Gregori” a matrice ciottolosa mista ad argilla tenace.

Un vino da Vernaccia di Contini prende appunto il nome da questa tipologia di terreno e sempre forte è il legame tra vino e territorio. Ne abbiamo assaggiato dell’annata 1976, 37,5% alcool ma non lo dà a sentire, dal giallo ocra, un vino con il sapore della noce, un elisir e va degustato a 12° C e anche più fresco. Vi suggeriamo di giocare con le temperature, le sensazioni palatali cambiano e sorprendono. Abituiamoci di nuovo al gusto #rieduchiamoilgusto

Delizioso anche il giovane 2015 Vernaccia di Oristano con la sua cremosità, freschezza inesauribile, passa 3 anni in legno. Lo abbineremmo, servito fresco, da aperitivo, con Bresaola di Pecora che abbiamo trovato alla www.latorreozieri.it e con la ricotta o anche con le Seadas, non le definirei un dolce piuttosto un sapore dolce-salato per il contenuto di primo sale.

Con condizioni climatiche particolari, la direzione dei venti da Ovest e in estate da Sud, le piogge pari a circa 650 mm l’anno, il vitigno trova fattori ottimali o “del Vernaculo” (dalla parola vernaculum) , termine associato a tipico, indigeno, del luogo.
I fattori naturali rilevanti per il legame sono i terreni, il clima, le caratteristiche genetiche e fenotipiche del vitigno e, nel caso della DOC Vernaccia di Oristano, le caratteristiche dei lieviti sono le responsabili della formazione dei biofilm (flor) sul vino.
Questo tipo di aggregazione cellulare è caratteristico di vini rinomati in tutto il mondo, di cui la “Vernaccia di Oristano” fa parte a pieno titolo.

Un’altra interessantissima storia, racconta della particolarità di questo vino.

Le migliori annate di questo vino acquistano un bouquet complesso e singolare, particolarmente intenso, che in sardo è definito col termine univoco di “Murruai”. Per un vino Vernaccia che esprime il caratteristico sapore di “Murruai” significa che quel prodotto ha raggiunto il massimo del sua maturazione e del suo equilibrio gusto-olfattivo. Quel particolare gusto amarognolo ma equilibrato ed armonico, legato agli aromi di fiori di pesco e di mandorlo, accentuati dalla sua alcolicità, legati al colore ambrato e ramato luminoso, costituiscono quell’insieme altrimenti indescrivibile proprio di “Murruai” Ricostruire l’etimo di questo vocabolo esclusivo del territorio della Valle del Tirso è abbastanza difficile. Alcuni ritengono sia riconducibile all’antica usanza di profumare le botti e le cantine con la mirra. Tra gli antichi romani era in uso consumare il vino mirrato (Vinum murratus). Col passare dei tempi il termine fu semplificato e indicato come “murratus”; in seguito per elisione della “T” divenne “murraus” o “murrau” ossia che sa di “murra”.

Vini Contini, produce altre tipologie di vino, dovo aver ridotto la cantina dedicata alla Vernaccia di Oristano per la contrazione di un mercato che non assorbiva con facilità tale potenza espressiva, rimasto per un periodo confinato a vino da dessert.

La cantina ha dato dimostrazione di essere poliedricamente preparata alla proposta di Rosati, Rossi corpulenti o leggeri per una offerta su tutti i fronti.

E’ riuscita e negli ultimi anni, l’azienda ha investito in spazi, nuove attrezzature e anche collaborazioni con vigneti confinanti nella piana del Campidano.
Tutto ciò senza dimenticare il sogno di famiglia che ha dato l’origine a questa emozionante realtà sarda.
Mettere una bottiglia sul tavolo sempre fresca, permette di mettere al centro la convivialità e non i tecnicismi; quanto una opera d’arte si mostra e se non si spiega del tutto, la meraviglia è maggiore.
Degustare dovrebbe bastare.
Ritroviamoci sulla via della Vernaccia, c’è da svilupparne le opportunità di incontro, nel museo della Vernaccia se volessimo raccogliere più storie al riguardo e soprattutto, al fine di fonderci col territorio, col suo sapore che ci resterà nelle narici, testimonianza che siam passati in quel territorio, a Cabras.

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