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Il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano ha presentato alla stampa presso il Cortile Flora di Milano il progetto Pieve. La nuova Menzione è stata illustrata da Susanna Crociani, Vicepresidente del Consorzio e da Adua Villa, giornalista e sommelier.

Montepulciano

Susanna Crociani ha percorso la storia del vino a Montepulciano, prodotto tutelato già a partire dal 1337 da alcuni statuti.  Questi statuti proibivano di importare nel Comune di Montepulciano vini prodotti in altre zone. Ciò per dire come la vitivinicoltura fosse intessuta già nel Medioevo nel vissuto della città. Dopo circa tre secoli nel taccuino del Priore dei Gesuiti, datato 1674, periodo in cui i vini venivano prodotti solo ed esclusivamente dai conventi, si raccomandava che i cantinieri fossero di Montepulciano, per garantire la qualità del vino. Documento da cui si evince quanto fosse importante assicurare la qualità del vino locale prodotto all’epoca per le famiglie nobili, vino che in un documento del Settecento assume il nome di Nobile.

In questo contesto, forti di una storia enologica secolare se non millenaria, il Consorzio ha voluto imprimere un deciso impulso alla produzione qualitativa, alla riconoscibilità del vino ottenendo l’autorizzazione a inserire la dicitura Toscana in etichetta.

E nel 2022 Montepulciano è stato il primo territorio vitivinicolo italiano a ottenere una certificazione di sostenibilità. I soci del Consorzio, confrontando le proprie esperienze, i propri vini, ma anche la storia locale, hanno accertato che  il comune era un tempo suddiviso in 12 piccole zone che facevano capo ad altrettante pievi, ossia a parrocchie, a chiese di campagna esistenti da secoli. Pertanto il primo step è consistito nell’ identificare tali zone così da dare vita a una mappatura di notevole importanza in quanto spiega le differenze organolettiche delle varie produzioni date dai singoli territori. Lo step successivo ha visto la nascita della nuova tipologia di vini che riporterà la Menzione “Pieve”. Per fregiarsene  il vino dovrà essere prodotto con le uve aziendali, cioè non si potranno acquistare uve da altri produttori, anche se appartenessero alla stessa zona; l’imbottigliamento, a sua volta, dovrà avvenire soltanto nella cantina del produttore, e sono stati messi, per la prima volta,  anche  limiti tecnici. La certificazione di idoneità, necessaria per poter mettere in commercio il vino, avverrà alla fine del percorso, quindi dopo l’affinamento obbligatorio in bottiglia e solo allora, se supererà la degustazione, potrà fregiarsi della Menzione Pieve.

Adua Villa, che ha collaborato alla realizzazione del Progetto, ha percorso in lungo e in largo tutte le Pievi per cogliere tutte le sfaccettature, oltre che l’esprit di questo vino in divenire. Ed esordisce spiegando che “è un progetto che mira soprattutto a far capire il territorio fuori dal bicchiere: fuori dal bicchiere significa non soltanto considerare i fattori pedoclimatici, i terreni, le composizioni, le altitudini (comprese tra 250 e 600 metri), ma anche il valore umano e storico”. E Montepulciano ha una storia che si perpetua: vivere in questo territorio, spiega la giornalista, permette di capire quanto questa storia sia ancora presente nel territorio delle dodici Pievi.

Ogni Pieve ha una propria narrazione che conferirà una caratterizzazione al suo vino. Per esempio ad Ascianello, la famiglia era molto matriarcale, e questo fa in modo che tutta la piramide familiare, lavorativa, sociale avesse una connotazione non assimilabile ad altre e tale realtà ha valore anche per il vino. La Pieve di Valiano, a sua volta è la più decentrata, è quella che si stacca maggiormente da tutta la parte centrale. È una vallata completamente diversa dal punto di vista climatico e morfologico. e ciò influisce sul vino. Quindi sistemi sociali, vallate e colline  danno quello che troviamo dentro al bicchiere. Ma prima di arrivarci occorre percorrere idealmente Montepulciano città che profuma di storia e di vino. Pertanto il Consorzio attraverso le Pievi vuole raccontare la grande storia d’amore di Montepulciano per il suo vino.

Qualche dato per corroborare quanto sin qui illustrato: il comune ha un’estensione di 16.500 ettari, di questi 2.000 ettari sono vitati, e rappresentano il 70% dell’economia di Montepulciano; ci sono 1.000 persone che lavorano direttamente nelle cantine, ma c’è anche un indotto che gravita attorno al vino, come ristorazione, l’enoturismo. Chi arriva a Montepulciano, non cerca solo le bellezze storiche della città, ma anche  il suo vino, magari da degustare nella cantina del produttore.

La presentazione si è conclusa con degustazione di vini Nobile di Montepulciano anche Pieve.

 

Di Montepulciamo abbiamo scritto anche qui.

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