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Abbiamo incontrato Christian Gastaldelli e Matteo Castagna, i due enologi che hanno creato  Fora Bina Wine Club, nuova realtà vinicola, in un incontro digitale organizzato da Giordana Talamona Comunicazione. È stata l’occasione per presentare le tre prime etichette della casa ottenute da una selezione dei migliori vigneti della zona, e anche la cantina.

Christian Gastaldelli e Matteo Castagna (da  sinistra a destra nella foto) erano compagni alla  Facoltà di Scienze viticole ed enologiche all’Università degli Studi di Verona dove si sono laureati. Ciascuno ha seguito poi la propria strada: Christian in qualità enologo in grandi cantine come quelle sociali mentre Matteo si è dedicato a un lavoro di ricerca e sviluppo di prodotti e tecnologie enologici. “Poi ci siamo ritrovati a lavorare insieme” racconta Christiane lì abbiamo avuto l’idea di dare alle uve migliori un’altra strada che non fosse il grande calderone dei vini industriali”. Pertanto occorreva intercettare le partite d’uva che Christian riteneva migliori per passarle a Matteo che le sottoponeva a un controllo non solo sanitario, ma anche chimico-fisico, per capire se possedessero il corredo aromatico voluto.
Il secondo step è stato risalire ai vigneti di origine delle uve selezionate per parlare con i viticoltori “e la volontà di vinificare queste uve” spiega Christianera sempre più alta sinché alla fine ci siamo decisi e abbiamo dato vita a questo progetto denominato Fora Bina che in dialetto veronese significa “fuori dai filari”, ossia fuori dagli schemi”.

E fuori dagli schemi è veramente se si considera che Fora Bina è una cantina che non ha vigneti di proprietà, e che vinifica le uve che seleziona di volta in volta in varie parcelle del Veronese così da produrre esclusivamente edizioni uniche. La linea aziendale è cambiare ogni annata sia le varietà, sia le vinificazioni in sintonia con l’andamento delle stagioni e della natura senza i compromessi enologici che le cantine sono costrette a effettuare. Il progetto ha compiuto ora due anni e la ricerca nei vigneti ha permesso di scoprire aspetti della viticoltura che operando a livello di produzione industriale, ambito in cui  entrambi  i soci erano impiegati, era loro sfuggito. Ciò perché d’abitudine succede che partendo dalle uve di cui si dispone, in fase di vinificazione si opera per ottimizzare il processo enologico utilizzando prodotti esogeni. In altre parole si “adattano” le uve al vino che si vuole ottenere anche se queste non sono necessariamente le più idonee. Il progetto Fora Bina ha ribaltato tale dinamica, in modo “che siano le uve a dettarci le tecniche enologiche da adottare per vinificarle al meglio. E pertanto da subito abbiamo deciso di adottare le tecniche più preservative possibile senza l’utilizzo di chimica”. Conseguentemente in un’annata calda si cercheranno uve più acide e viceversa. Ma pur cambiando vigneti e uve, i vini prodotti sono accomunati da un filo conduttore che è lo stile di vinificazione: l’obiettivo è dare la massima interpretazione dell’annata e delle uve e “questo per noi è anche il modo per arrivare a certi livelli di qualità senza l’utilizzo di sotterfugi o di additivi

Il progetto però non si limita all’ambito produttivo, in quanto promuove di fatto la cultura del vino.

Come enologi, Gastaldelli e Castagna vogliono condividere le esperienze e le conoscenze maturate con i propri wine lover ed è per questo motivo che è nato il progetto di Fora Bina Wine Club. Ciò perché non è il marketing di massa che cercano, ma piuttosto, essere degli enologi a disposizione di chi arriva “al nostro vino, vuole berlo e capirci di più” precisa Gastaldelli. Non solo il loro vino ma anche nozioni generali, su come viene prodotto il vino in generale, entrando nel merito delle lavorazioni, spiegando il motivo del tipo di lavorazione di vota in volta adottata per dare una panoramica il più possibile competa del mondo dell’enologia. L’Wine Club vuole dare voce agli wine lover: questi attraverso un link attivato sul sito che rimanda a whatsapp, possono chattare, esprimere opinioni, dare consigli, chiedere chiarimenti e ricevere un supporto su come degustare al meglio i vini e con quali cibi abbinarlo. Non è tutto. Sono inoltre organizzati corsi di avvicinamento al vino sul posto. Non mancheranno serate di degustazione anche monotematiche su particolari tipologie di vino.

Prima di entrare nel merito dei vini va ancora detto del packaging.

La bottiglia dei due vini fermi ha le spalle diverse, sembra cioè storta segno identificativo del fatto che queste sono bottiglie certificate di vetro riciclato al 100%. Nell’etichetta i produttori hanno l’obbligo di riportare gli ingredienti, i valori nutrizionali, lo smaltimento del packaging. Però quasi tutti bypassano il problema utilizzando un QR Code. Fora Bina vuole essere in merito totalmente trasparente e pertanto i suoi vini, come tutti i prodotti alimentari, hanno una propria tabella nutrizionale. Sono stati riportati anche i solfiti, dosati in misura inferiore a 60 mg/litro, ben al di sotto della media che va da 150 a 200 mg/l. I vini non sono inoltre filtrati né chiarificati. La chiarifica è una stabilizzazione per evitare che il vino formi depositi in bottiglia. È però una stabilizzazione sottrattiva in quanto fa precipitare anche proteine che conferiscono maggior ampiezza al corredo aromatico. Inoltre non è filtrato. Si filtra il vino bianco soprattutto per scongiurare che si inneschi la fermentazione malolattica in bottiglia che comprometterebbe acidità e quindi freschezza. I vini Fora Bina in degustazione, non sono filtrati perché accurate e ripetute analisi chimiche e microbiologiche hanno appurato l’assenza di batteri lattici, i responsabili della malolattica.

I tappi sono di sughero naturale monopezzo certificato, controllati singolarmente per verificare che siano privi di TCA che è la sostanza che comunica al vino sentore di tappo. La gommalacca utilizzata per sigillare le bottiglie è attualmente per metà di origine sintetica, ma presto sarà interamente di gommalacca biodegradabile certificata.

Attualmente la cantina è tarata per arrivare a produrre dalle 6000 alle 6400 bottiglie annue. Non viene escluso di aumentare la produzione, ma in ogni caso senza superare le 10 mila perché altrimenti non potremmo più seguirle come oggi con le attuali strutture.

I vini degustati

Bina F1: Bianco Frizzante IGT Verona 2023

È prodotto con prevalenza di uve garganega 80% e trebbiano di Soave per il restante 20%, raccolte in tre vigneti diversi. Sono state vendemmiate tre partite di uva, raccolte a differenti gradi di maturazione. Le partite sono state vinificate separatamente e i vini ottenuti hanno maturato sui lieviti fini per 2 mesi, poi ha avuto luogo l’assemblamento e il vino ha rifermentato in bottiglia. A differenza dei vini ancestrali, che sono imbottigliati direttamente dalla vasca di fermentazione, F1 è un vino compiuto, rifermentato poi in bottiglia con l’aggiunta di mosto concentrato. Una volta pronto è lasciato con il lievito in bottiglia in quanto l’aromaticità del lievito che si libera in bocca arricchisce il sorso.

Note sensoriali

Colore giallo paglierino con riflessi verdi. Possiede spuma esuberante grazie alla torbidità che aiuta la bolla a rimanere nel liquido comunicando maggiore frizzantezza, mentre se il vino fosse limpido perderebbe più velocemente effervescenza e si appiattirebbe. Al naso l’impatto è dato dalle note del lievito che ricordano la crosta di pane, la pasticceria quindi sfumati ricordi di frutta tropicale; in bocca è pieno, verticale, con note saline e piacevolmente lungo.

Bina B1: Bianco IGT Verona 2023

Come F1 è prodotto con uve garganega e trebbiano  di tre vigneti che radicano in terreni diversi, vinificate separatamente; i vini ottenuti maturano sui lieviti fini per 4 mesi con bâtonnage quindi sono assemblati e dopo un mese di riposo, sono imbottigliati.

Note sensoriali

Il colore è giallo paglierino. È interessante notare come questo vino una volta versato nel calice evolva in breve tempo e continui a cambiare proprio perché è un vino vivo. Al naso profumi floreali cui seguono sentori di frutta tropicale. L’evoluzione nel bicchiere è tale che Christian riconosce “un’albicocca verde un po’ asprina che però rimanendo il vino un po’ nel bicchiere diventa un’albicocca più dolce, più matura, poi quasi una pesca: è un bianco che evolve così che a fine bottiglia sembra di bere un altro vino” ed è intenso. In bocca è più crudo, più acerbo rispetto a quanto annunciato in fase olfattiva, ma dopo un primo impatto si rivela complesso con una sapidità finale che asciuga la bocca e invita al sorso successivo.

Bina PK1: Rosato IGT Verona 2023

È l’interpretazione di Fora Bina del Chiaretto di Bardolino (di cui abbiamo detto qui). Un unico vigneto vendemmiato in due tempi diversi per diversificarne la maturazione. Le uve sono corvinone 80% e corvina 20% ribaltando così il taglio previsto dal disciplinare per il Bardolino. Il corvinone viene tradizionalmente utilizzato come uva secondaria da taglio mentre qui è stata valorizzata in quanto risponde meglio al riscaldamento globale perché sviluppa meno alcolicità e più acidità rispetto alla corvina. Le vinificazioni sono separate; è stata utilizzata la tecnica provenzale, con pressatura delle uve come fosse un vino bianco, non lasciandole cioè macerare in pressa. Pertanto l’estrazione è molto leggera. Le partite sono fatte maturare sui lieviti fini per 4 mesi quindi sono assemblate e imbottigliate.

Note sensoriali

Colore è molto tenue, colore buccia di cipolla molto scarico.

Il profumo è molto elegante, delicato con ricordi fruttati inizialmente di pesca per diventare poi di frutta rossa come la ciliegia. E anche in fase gustativa si avverte ben espressa la frutta soprattutto rossa. Gli aromi di frutta rossa si percepiscono più in bocca che al naso. È un vino complesso, dal sorso lungo, di grande eleganza, con una componente aromatica più complessa rispetto ai rosati.

Conclusione


Bina F1: Bianco Frizzante
esuberante e gioioso, è un dilagare di impressioni olfattive sia nel calice sia in bocca, con piacevole freschezza originata anche da un ph che supponiamo basso,  e solleticante salinità.

Bina B1: Bianco si sta preparando. Possiede già la potenza espressiva, l’eleganza comunicata da verticalità, note saline ed educata alcolicità. Ma per poter ammirare la bellezza del cigno occorre aspettare ancora un po’.

Bina PK1: Rosato ha il garbo dei vini bianchi, ma per complessità sfida i rossi. È piacevole rincorrere i profumi per coglierne le sfumature fruttate, però è in bocca che rivela la composta eleganza e il sorso è lungo, suadente.

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