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Anne-Sophie Pic, di cui abbiamo scritto qui, unica donna tristellata  di Francia è stata lo scorso week end nelle Langhe, a Grinzane Cavour, per ritirare il premio “Langhe-Roero e Monferrato: dialoghi del gusto nei paesaggi dell’Unesco”, istituito dall’Enoteca Regionale Piemontese Cavour impegnata in iniziative culturali in ottica e spirito Unesco, con l’obiettivo di mettere a confronto la cultura locale con grandi chef e cucine del mondo, al fine di riflettere sul ruolo che la civiltà della tavola può avere nella promozione e nella valorizzazione e tutela del paesaggio e dei saperi della tradizione.

La grande donna chef, nominata nel 2011 Migliore chef donna del mondo, è la terza a ricevere questo premio, dopo le prime due edizioni dedicate a Yannick Alléno nel 2017 e Ferran Adrià nel 2018.

L’abbiamo incontrata dopo il suo intervento toccante profondo e anche commovente al Castello di Grinzane, a fianco a un altro tristellato della zona, Enrico Crippa, con il quale ha condiviso le fatiche e le gioie del loro mestiere, di fronte a un pubblico attento, curioso e affascinato.

Chiacchierare con lei, donna umile ed estremamente sensibile, è un piacere, oltre che un onore. Una persona discreta, educata, quasi timida, uno sguardo spesso a suo marito che come evidenzia in più riprese “è la parte business del suo mondo” che altrimenti sarebbe solo esclusivamente passione!

Nel suo intervento in pubblico ha raccontato appunto di questa sua unica e assoluta passione, per un lavoro che non credeva di fare da giovane: ha vissuto tra le cucine del ristorante di famiglia, un ristorante stellato dai tempi del nonno, ha vissuto le gioie e i dolori di quel lavoro, ma sempre vivendolo “da lontano”.

“C’è stato un momento della mia vita in cui non avevo idea di cosa avrei fatto da grande. Mi sono dedicata agli studi di economia perché non avevo intenzione di lavorare in cucina come la mia famiglia, ma a un certo punto mi sono resa conto  che  la cucina non era per me solo lo spirito del ristorante di famiglia, ma rappresentava in fondo tutta la mia vita, durante la quale ogni momento è stato scandito dai suoi ritmi. E ho vissuto un’infanzia felice e serena, in mezzo  ai miei genitori e ai miei nonni felici, soprattutto di fare il loro mestiere”.

Una storia singolare, la sua, ricca di stelle! Il nonno Andrè ottenne le tre stelle Michelin già nel 1939, per poi perderle a cavallo delle guerre. I Pic  riconquistarono il “potere stellato”  con il figlio Jacques, nel 1973, e questo fino al 1995, anno in cui improvvisamente il padre di Anne-Sophie morì, e la Maison Pic perse nuovamente il massimo riconoscimento Michelin.  All’epoca, Madame Pic era da poco entrata nella cucina di famiglia, da pochi mesi faceva parte della brigata a pieno titolo:
«Sono entrata in cucina due mesi prima che mio padre venisse a mancare, ed è stata molto dura. Alcuni collaboratori non mi aiutarono,  mi lasciarono sola in cucina. Ma ricevetti un grande aiuto da parte di altri.  Il mio inizio non è stato semplice, ho puntato sulla mia forza di volontà che non è mai mancata, e sulla presenza di mio marito che mi ha sempre sostenuta”.

E così la giovane cheffe autodidatta, supportata dal marito David Sinapian, ha preso le redini del Pic e ha iniziato a ripensare interamente la proposta di un ristorante fino ad allora considerato perfetto perché storico e legato alle regole dell’alta cucina francese: così giorno dopo giorno ha saputo costruire una cucina nuova, legata agli insegnamenti dei suoi cari, concentrandosi sulla materia con studio e talento, con uno sguardo al suo successo, che in effetti è arrivato. Nel 2017 Anne Sophie ha riconquistato le tre stelle, e la soddisfazione del “ritorno della terza stella” è stata il riconoscimento del suo valore come persona, non come appartenente alla famiglia Pic, ma come cheffe in cucina.

“La sua cucina vegetale, con spiccate note di amaro comparse ben prima che diventassero di moda, la sua eleganza e la pulizia estrema dei suoi piatti sono cifre stilistiche che non cedono ad alcun vezzo ma sono al puro servizio del gusto autentico e chiaro” come ha voluto sottolineare Enzo Vizzari nella sua introduzione alla chef.

Alla domanda sull’ispirazione per i nuovi piatti, risponde decisa: “È dagli ingredienti che traggo la maggior parte delle idee, sono le materie prime la mia ispirazione” e consiglia ai giovani di riappropriarsi dei prodotti del territorio e di usare queste conoscenze per evolvere.

E poi, al di sopra di tutto, c’è una forte passione e anima. Lo racconta anche commuovendosi non poco in pubblico, singhiozzando nel ricordi di suo padre, fermandosi qualche istante per trattenere altre lacrime:

“Penso che la cucina sia un esercizio di sincerità. Serve rimettersi sempre in gioco. La cosa che mi hanno insegnato i miei genitori è di mettere a valore i sentimenti dei clienti. Regalare emozione con il gusto, è questo che siamo tenuti a fare. La cucina non è un business, è molto più di questo”.

E proprio per questo non vuole mai sentirsi dire da un suo cliente “Sono stato bene come sempre”… quel “come sempre” per lei è quasi un’offesa! La sua ambizione è di migliorare sempre, costantemente, in una continua e inarrestabile ricerca della perfezione.

E tra sette stelle distribuite tra Valence, Parigi, Londra, Losanna, e una nuova prossima apertura a Singapore, forse la perfezione non è proprio lontana!

Nelle foto 2,3,4 momenti della conferenza; nella foto 2 da sinistra Tomaso Zanoletti, Presidente Enoteca Regionale Piemontese Cavour, Anne-Sophie Pic, Enrico Crippa, Enzo Vizzari. Nella foto 5 la premiazione: a sinistra Bianca Vetrino, Gran Maestro dell’Ordine dei Cavalieri del Tartufo e dei Vini d’Alba e a destra Gianfranco Garau Sindaco di Grinzane Cavour; nella foto 1 l’attestato; nella foto 6 il cane esperto nella ricerca del Tartufo Bianco d’Alba; nelle foto 7 e 8 Anne-Sophie Pic con l’autrice dell’articolo Nadia Toppino.

 

Articolo di: Nadia Toppino

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