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Nel comune di Castellina in Chianti, nel profondo Chianti Classico, dimora Castello La Leccia (foto 1), costruzione edificata nel cuore del Medioevo.

Il Castello e il vigneto

Qui ha sede l’omonima azienda fondata nel 1920 dalla famiglia Daddi che acquista il Castello e lo riporta all’antico splendore oltre a dedicarsi alla produzione enologica.

Nel 2018 l’azienda cambia proprietà e viene acquisita dall’imprenditore svizzero Rolf Sonderegger che chiama Guido Orzalesi (foto 2) in qualità General Manager, grazie alla sua esperienza nel settore. E da subito Orzalesi, promotore del sangiovese, si pone come obbiettivo di produrre vini espressivi, territoriali, eleganti, capaci di suscitare emozioni.

Pertanto anziché impostare una produzione basata sulla riduzione per ottenere vini concentrati, adotta uno stile più contemporaneo e attuale privilegiando la bevibilità così da ottenere , come spiega, vini godibili, che dopo averli stappati, invogliano a finire la bottiglia, senza però rinunciare alla complessità.

E con questi occhi, dal Castello, posto a 250 metri di altitudine, il suo sguardo percorre un panorama che si estende per chilometri, supera la turrita San Gimignano per spingersi più in là in un susseguirsi di colli che mostrano un paesaggio ordinato, antropizzato. La tenuta si estende per 170 ettari dei quali diciassette vitati a conduzione biologica tra boschi di lecci che garantiscono un’ampia biodiversità oltre a proteggere gli impianto da eventuali contaminazioni esterne.

I vigneti aziendali sono distribuiti in cinque diversi appezzamenti ad altitudini che vanno da 300 a 500 metri, in terreni vocati in quanto poco fertili e drenanti. Si tratta di suoli ricchi di scheletro e con presenza significativa di galestro, ossia una roccia di origine argillosa che in presenza dell’acqua piovana si stempera cedendo alla pianta sostanze che arricchiscono il corredo aromatico delle uve.

La conduzone biologica e il territorio

La conduzione del vigneto, composto da sangiovese, malvasia nera e syrah è biologica, con certificazione ottenuta sette anni fa. Ciò significa attenzione alla sostenibilità, basso impatto ambientale dove anche l’impiego di rame e zolfo, ammessi nelle conduzioni bio, sono utilizzati con parsimonia, quando strettamente necessari e il terreno è nutrito sia dal compost ottenuto dai raspi delle uve sia dalle piante tappezzanti del vigneto, ossia orzo, trifoglio e senape, che inoltre attirano insetti utili alla lotta integrata.

Va ancora detto che i vigneti sono esposti a sud, sud-ovest e che il clima è asciutto. Pertanto l’intessersi di tutti questi fattori crea un terroir definito dall’insieme di: terreni poco fertili e drenanti; altitudini collinari; vigneti ben esposti; clima asciutto; biodiversità e interventi umani in sintonia con una viticoltura etica.

Qui, in questo ambiente virtuoso, Castello La Leccia produce quattro vini che abbiamo degustato (foto 3) in un press lunch al ristorante il Liberty di Milano organizzato dall’agenzia di comunicazione PR Comunicare il Vino. A rappresentare l’azienda Guido Orzalesi in persona, sangiovese lover al punto da confidare che vorrebbe fortemente allevare unicamente queste uve.

Le quattro etichette sono state servite in abbinamento a un menu, appositamente realizzato da Andrea Provenzani executive chef del ristorante.

I vini in degustazione

Vivaio del CavaliereToscana Rosso Igt 2020 (foto 4)

In attesa che il Castello diventi monovotigno coltivando unicamente uve sangiovese, Vivaio del Cavaliere sfoggia la propria agilità di vino rosso ottenuto dalla vinificazione di sangiovese in preponderanza, completato da malvasia nera e, in misura minore, syrah. Le uve sono lasciate macerare e fermentare in acciaio, quindi il vino è travasato in vasche di cemento, dove svolge la macerazione malolattica e qui matura per sei mesi prima di essere imbottigliato.

Note gustative

Il colore è rosso rubino; al naso si riconosce frutta rossa matura estiva come prugne e ciliegie, cui si uniscono lievi nuance speziate. In bocca è fresco, di piacevole beva, dotato di buona morbidezza. E’ il vino da abbinare ad antipasti di salumeria.

Abbinamento

Eclettico, salumeria, tartare di manzo, branzino in salsa di vino rosso, formaggi di media stagionatura.

Chianti Classico Docg 2019 (foto 5)

Prodotto unicamente con uve sangiovese. La vinificazione è in acciaio, passaggio in vasche di cemento dove ha luogo la malolattica, quindi il vino è elevato per 12 mesi in botti di rovere.

Note gustative

Colore rubino. Il profumo è dichiaratamente fruttato, frutta rossa estiva, cui si uniscono ricordi floreali di viola e nuance di macchia mediterranea. In bocca ha un impatto morbido, e si rivela fresco, con tannini presenti, ben levigati e sorso lungo.

Abbinamenti

Servito con Tartelletta Calda allo stracchino con mortadella di maiale nero e pistacchi (foto 6). Si abbina inoltre a primi piatti saporiti

Chianti Classico Docg Riserva 2018 (foto 7)

Sangiovese in purezza, con macerazione delle uve in vasche d’acciaio per 20-24 giorni. La fermentazione malolattica si svolge in vasche di cemento, quindi il vino è elevato per 18 mesi in botti di rovere.

Note gustative

Colore rubino; al naso frutta rossa molto matura e in composta, cui si uniscono ricordi floreali e ancora note balsamiche. In bocca è pieno , complesso, strutturato, con componente alcolica ben integrata dall’acidità. Il sorso è lungo, piacevolmente teso e con persistenza ben espressa.

Abbinamenti

Servito con Risotto alle castagne con Fonduta di Comté e finferli trifolati (foto 8) Da proporre anche con carni rosse grigliate e arrosto.

Bruciagna Chianti Classico Docg Gran Selezione 2018 (foto 9)

Da uve sangiovese, provenienti dal vigneto Bruciagna, posto a 450 metri s.l.m. ricco di galestro che mantiene elevato il profilo qualitativo del vino di annata in annata. La vinificazione avviene in vasche di acciaio con macerazione di 20-24 giorni, mentre la fermentazione malolattica, come per gli altri vini, si svolge in vasche di cemento. Il vino viene successivamente elevato parte in botti e parte in barrique, di rovere, per 24 mesi, quindi affina 9 mesi in bottiglia.

Note gustative

E’ un vino colore rosso rubino. Al naso è ampio, con sentori di ciliegie, ricordi di confettura di lampone cui si uniscono sentori balsamici e ricordi di macchia mediterranea, di spezie. In bocca è complesso, moderatamente concentrato, ma di piacevole bevibilità con il tannino presente, ma non aggressivo. La complessità del vino è bene accompagnata dalla freschezza che allunga il sorso. Piacevole, quanto lunga persistenza.

Abbinamenti

Servito con Manzo all’olio, patata soffice e zucca al forno (foto 10). Da accompagnare anche con cacciagione in casseruola.

Conclusioni

Quattro referenze in cui il Sangiovese si presenta con altrettante sfaccettature, ma esprimendo la medesima teritorialità. I vini del Castello La Leccia sono dinamici, freschi, eleganti, dal gusto pulito. Apprezziamo che nascano in un contesto dove l’attenzione ambientale è elevata. Ma ciò che più ci piace  è  sentire, dalla degustazione, che è il vigneto il protagonista e la cantinua lo segue,  valorizzando vigneto e vino.

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