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Quest’anno è il trentesimo anniversario del brand Laudemio (foto 1 e 2), nato prima che fossero istituite le denominazioni agroalimentari europee. Nel 1988 un piccolo gruppo di olivicoltori delle colline della Toscana Centrale decise di tutelare il proprio olio imponendosi un rigido protocollo di produzione che sapesse valorizzarlo e distinguerlo da quello presente sul mercato. Nacque così Laudemio, il marchio di un prodotto di elevata qualità capace di esprimere la perfetta fusione tra ambiente, conduzione agricola e trasformazione del frutto in olio come qui detto in occasione della premiazione dell’edizione precedente

Il nome Laudemio trae origine dall’età feudale, quando il termine era impiegato per indicare la parte migliore del raccolto riservata al signore.

Venendo a oggi, il marchio associa ventuno olivicoltori. L’ispiratore e fondatore di Laudemio è Vittorio Frescobaldi e il progetto ha permesso e permette di conoscere uno spaccato di una qualificata olivicoltura toscana, attraverso gli oli delle singole fattorie, ognuno appartenente a una micro realtà produttiva. Per potersi fregiare della denominazione Laudemio i produttori, come detto, devono rispettare un rigido protocollo di produzione di cui abbiamo detto qui.

Per promuovere Laudemio è stato istituito lo scorso anno un apposito Premio, un concorso che coinvolge numerosi chef anche stellati invitati a preparare piatti che valorizzino l’olio. I tre chef che con i loro piatti meglio interpretano lo spirito del concorso accedono alla finale. Quest’anno, in occasione della seconda edizione, i tre chef finalisti si sono misurati al Ristorante Savini di Milano.

Ogni chef ha interpretato l’olio Laudemio cucinando un piatto di un menu di quattro portate: antipasto, primo piatto, secondo piatto e dessert (quest’ultimo fuori concorso, opera di un quarto chef). I tre finalisti, selezionati dopo otto tappe del concorso svoltosi nel 2018 sono Claudio Sadler (foto 3) dell’omonimo ristorante milanese, Antonello Sardi (foto 4) de “La Bottega del Buon Caffè” di Firenze; Matteo Grandi (foto 5), chef patron del Ristorante “DeGusto” di Soave San Bonifacio (Verona).

A giudicare i loro piatti, un parterre di 50 giudici tra giornalisti del settore e opinion leader che ha degustato e valutato rigorosamente alla cieca i piatti serviti. Nel corso della serata ai commensali sono state servite tazzine di olio Laudemio di diversi produttori della scorsa annata.

I tre piatti del menu:

Crudo di gamberi rossi, erbe aromatiche, polvere di Laudemio (foto  6);

Pancotto al Laudemio e rosmarino, tuorlo d’uovo cotto nel ghiaccio, croccante di cereali e tartufo nero (foto 7 );

Crema al Laudemio gratinato, pescato bianco e gambero viola (foto 8).

La giuria ha assegnato il maggior punteggio al Pancotto al Laudemio, a seguire il Crudo di gamberi e infine la Crema di Laudemio cucinati rispettivamente da Claudio Sadler, Antonello Sardi e Matteo Grandi. Fuori concorso il dessert “Gocce di Laudemio, mele al Laudemio e lamponi, gelato al Laudemio con gelo di lamponi” (foto 9)  preprato da Elena Lanza, pastry chef e consorte di Matteo Grandi.

Il vincitore del Premio Laudemio, Claudio Sadler (foto 10, qui premiato da diana Frescobaldi) ha voluto condividere il riconoscimento con il sous-chef Andrea Gianella. I tre finalisti sono stati premiati da Diana Frescobaldi, Presidente di Laudemio e Fausto Arrighi, ex Direttore della Guida Michelin e Presidente del Concorso.

Diana Frescobaldi ha spiegato che il premio Laudemio è stato istituito per “da un lato veicolare il Laudemio nell’alta ristorazione, dall’altro, proprio attraverso il contributo e la creatività degli Chef, far sì che sempre più persone possano conoscerlo e apprezzarlo, diffondendo la cultura del consumo consapevole basato sulla qualità e non sulla quantità”.

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