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E se provassimo a visitare una fiera importante più per curiosità che per lavoro, cosa potrebbe accadere? Di essere attirati dagli stand espositivi un po’ più dimessi. La conferma l’abbiamo avuta al Vinitaly dove, nell’area collettiva del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, ci siamo imbattuti in uno stand che ospitava tre aziende di Montalcino, ma con cantine e vigne in contrade diverse.

Una di queste è Collemattoni, azienda vinicola a gestione familiare, della quale avevamo il ricordo di un Brunello di Montalcino riserva degustato a casa di amici in Francia. Prendi appunti, magari su fogli volanti invece di utilizzare il taccuino e, così, ti scordi di fare le ricerche necessarie per avere più notizie sul produttore dell’ottimo vino degustato. Poi, gironzolando nei padiglioni dell’ultimo Vinitaly, incontri la sigla Collemattoni e fai la conoscenza di chi produce il vino che ti ha lasciato un buon ricordo, Marcello Bucci e la moglie Francesca Arquint (foto 2) che, poi, è l’enologo dell’azienda.

Collemattoni è il nome del podere che risale al 1672, situato su una collina nel versante Sud di Montalcino, a due passi dal borgo medievale di Sant’Angelo in Colle. Qui i Bucci – il primo fu Giuseppe, conosciuto come zappaterra – vivono dal 1798 “continuando a coltivare la terra con il sentimento che viene da un legame ancestrale, producendo vino ed olio fino ad arrivare ad Ado e Vera, i miei genitori – racconta Marcello – che a metà degli anni Ottanta decisero di avviare anche l’imbottigliamento del proprio vino”. E, aggiunge Marcello, che poi è quello che ha lanciato Collemattoni “nel 2012, con grande soddisfazione, abbiamo ricevuto la certificazione di azienda biologica”.

Azienda che attualmente ha 11 ettari di vigneto di proprietà, diviso in 5 zone (Collemattoni, Fontelontano, Sesta, Cava e Orcia) prevalentemente coltivati a Sangiovese e una produzione media di 80.000 bottiglie, di cui 50.000 tra Brunello e Rosso di Montalcino, più 10.000 bottiglie di Adon rosso Toscana igt e, da due anni, un rosato praticamente venduto tutto in Francia – allo stand non c’era: tutto esaurito – e, nelle annate particolarmente favorevoli, produce 2.500 bottiglie di Brunello riserva dalle uve della vigna Fontelontano, la più vecchia di Collemattoni.

L’85% della produzione va all’estero – grazie anche agli ottimi piazzamenti nelle classifiche fatte dalle grandi firme della critica enologica americana -: Stati Uniti, Canada, Giappone, Regno Unito, Francia, Olanda, Danimarca, Svezia, Francia, Russia e Brasile sono i paesi che da diversi anni si accaparrano le bottiglie di cui Marcello e Francesca sono i raffinati produttori: lui in vigna a renderla sempre più bella e, nel periodo della vendemmia, a selezionare i grappoli uno a uno; lei nella cantina rinnovata nel 2012, a controllare il processo di trasformazione delle uve e il successivo affinamento in botti di rovere di Slavonia e in tonneaux di rovere francese.

E, entrambi a sottolineare che “nonostante l’uso di impianti moderni e tecnologie avanzate, la cantina è volutamente molto tradizionale e rispetta tutti i parametri naturali che assicurino la qualità, la tipicità e la ricchezza del vino di una volta”.
Provare per credere, oltretutto in una location incantevole, perché nella cantina di Collemattoni si degusta il vino ammirando un paesaggio maestoso che dal borgo di Sant’Angelo in Colle si estende fino al mare. Location che Marcello vuole fare conoscere di più ai consumatori italiani, tant’è che ha deciso di potenziare il mercato domestico che attualmente copre solo alcune grandi città. E’ sicuramente una bella soddisfazione vendere il proprio vino anche ai francesi, però non vanno trascurati i wine lovers italiani, sembra dire.

Questi i vini degustati al Vinitaly 2019

Brunello di Montalcino docg Vigna Fontelontano riserva 2013 (foto 3)
Di colore rosso granato compatto, al naso si presenta con un elegante bouquet fruttato e floreale sostenuto da una bella nota speziata. Il sorso, poi, conquista la bocca con la sua struttura e tannini setosi e, oltretutto, ancora in evoluzione, nonché per l’ottima acidità e la durevole persistenza con una chiusura che fa percepire una nota quasi ammandorlata.

Brunello di Montalcino docg 2014 (foto 4)
Al colore rosso rubino dai riflessi granati, seguono profumi fruttati e, via via, anche floreali prima del sorso caldo e avvolgente che lascia emergere un tannino ancora scalpitante. L’epilogo è sapido e prolungato.

Rosso di Montalcino doc 2017 (foto 5)
Dal bouquet schietto dove prevalgono sentori di piccoli frutti rossi su uno sfondo floreale, in bocca mostra tutta la sua struttura calda e avvolgente, sostenuta da una bella componente sapida che accompagna la chiusura.

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