In Italia la fondue chinoise (versione in brodo della fondue bourguignonne che prevede l’olio in cui friggere dadini di carne) ha rappresentato, più in passato che oggi, una portata conviviale che ha goduto di una certa diffusione. L’idea che ogni commensale, ospite in casa o al ristorante, si cucini il proprio cibo è piacevole e originale. Per allestirla occorre disporre nel centro della tavola un fornelletto ad alcol o elettrico con una casseruola di brodo bollente. Nel brodo è cotta la carne, in genere di manzo, affettata a carpaccio (del carpaccio ne parliamo qui), ha rappresentato, più in passato che oggi, una portata conviviale che ha goduto di una certa diffusione. L’idea che ogni commensale, ospite in casa o al ristorante, si cucini il proprio cibo è piacevole e originale. Per allestirla occorre disporre nel centro della tavola un fornelletto ad alcol o elettrico con una casseruola di brodo bollente. Nel brodo è cotta la carne, in genere di manzo, affettata a carpaccio (del carpaccio ne parliamo qui),utilizzando apposite forchette da fonduta a manico lungo. Una volta cotta, la carne è disposta nel proprio piatto e mentre un’altra fettina viene messa a cuocere, opportunamente avvolta sulla forchetta, si consuma quella cotta, accompagnata da una tavolozza di salse per condirla come meglio si crede: dal quella verde alla barbecue. Finita la carne (che in alcuni ristoranti veniva proposta ad libitum), il brodo concentrato, arricchito dalla carne messa via via a cuocere, viene completato con cipolla disidratata quindi servito in tazza, eventualmente con prezzemolo tritato, e degustato come un consommé.
Si tratta di una portata easy, ma di una certa eleganza e che ha analogie con lo shabu shabu giapponese. Meno comune la fondue conosciuta come mongola dove nel brodo, in genere vegetale, venivano cotte verdure, pesce e infine carne.
Da qualche anno a Milano alcuni ristoranti cinesi, inizialmente pochissimi, oggi il numero è aumentato, propongono l’hot pot, detta fonduta cinese, decisamente più pop della versione “fondue”, ma più autentica e poco realizzabile in versione casalinga. I tavoli dei ristoranti che la propongono hanno nel centro un recipiente, in genere diviso in due parti, dove sobbollono i brodi, uno di carne e uno vegetale. In questi il cliente cuoce, in base alle proposte della carta, spaghetti di soia, noodles, branzino o altro pesce, manzo o altra carne. Vi sono numerose salse di accompagnamento che possono essere piccantissime, agrodolci, speziate e via elencando.
I ristoranti che hanno come riferimento culinario il Sechuan preparano uno dei due brodi in versione piccante. Gli hop pot non rappresentano ancora una tendenza, ma stanno prendendo piede ed è probabile che seguano un percorso simile a quello intrapreso dai ramen. L’hot pot ha dalla sua prezzi contenuti, il divertissement di cuocere il proprio cibo, la condivisione con gli altri commensali dello stesso recipiente di cottura, e tutto ciò favorisce la convivialità che sicuramente rappresenta un plus nella scelta di un ristorante.