Labianca in breve
Il vino è prodotto con uve vermentino (90%) e malvasia (10%). La vinificazione avviene in acciaio: le uve pressate in maniera soffice sono poi avviate alla fermentazione alcolica a temperatura controllata e il vino ottenuto non svolge la fermentazione malolattica. Labianca rimane sur lies per qualche mese e a marzo viene imbottigliato.
Possiede colore giallo paglierino intenso.
Il profumo è ampio con sentori di frutta a polpa a gialla, pesca, albicocca, note floreali.
In bocca e definito da buona acidità; nota sapida con finale lungo.
Labianca si sposa all’estate, ai piatti estivi, ai piatti di mare.
Diego Bosoni quarta generazione della famiglia proprietaria dell’azienda vitivinicola Cantina Lvnae ci ha presentato in un incontro su piattaforma Zoom organizzato dall’agenzia di comunicazione Thurner PR di Firenze, la nuova etichetta, Labianca Liguria di Levante IGT Bianco.
I Bosoni hanno promosso la creazione della zona vitivincola Colli di Luni. Come ci spiega Diego Bosoni, la famiglia è legata al territorio, e le generazioni passate hanno vissuto con i frutti della terra. I suoi nonni erano contadini e univano varie produzioni oltre all’olio e al vino sia pur privilegiando il vino.
La conduzione cambia politica quando subentra Paolo, il padre di Diego, che si dedica unicamente alla vitivinicoltura abbandonando tutte le altre produzioni. Da subito cerca i vitigni locali, in primis il vermentino, andando a individuare le aree più vocate, a reimpiantare vigneti in zone a suo parere con grande potenziale qualitativo, e da lì comincia un percorso che ha visto il vermentino diventare il vitigno più rappresentativo dell’intera area dei Colli di Luni e nello specifico anche della Cantina.
Il vermentino era associato alla Sardegna, anche se nei Colli era presente già nell’antichità. Lvnae, da Portus Lvnae, città romana edificata con i marmi di Carrara: la cantina inizialmente è quella di casa, con qualche botte di cemento, qualche botte di legno e poi negli anni cresce sino ad arrivare ai giorni nostri. Attualmente Lvnae è proprietaria di 65 ettari di vigneti sparsi tra il mare e le Alpi Apuane.
L’azienda ha promosso un progetto di collaborazione con un centinaio di piccoli vignaioli locali proprietari di 20 ettari di vigneti che conferiscono alla cantina le loro uve. Il progetto è nato 30 anni fa; la fotografia dell’epoca vede un territorio caratterizzato dalla presenza di proprietà piccole e di contadini che coltivavano e producevano in maniera autonoma. Ma presto questi contadini si trovarono in difficoltà in quanto cambiano le generazioni, le esigenze, il modo di concepire il vino e c’era quindi il rischio che queste realtà andassero sparendo. Da lì l’idea di tenere insieme queste piccole realtà e di supportarle. L’azienda le segue durante tutto l’anno da un punto di vista tecnico grazie al proprio agronomo che fornisce linee guida comuni e giunti alla vendemmia i viticoltori conferiscono le uve alla cantina. L’uva di qualità viene pagata meglio e ciò funge da stimolo per mantenere alta la qualità. Il progetto ha permesso alla Cantina Lvnae di crescere quantitativamente, ma anche qualitativamente in quanto vi sono conferitori con vigneti vecchi, dislocati in terre vocate talvolta impervie, che hanno permesso di riscoprire vitigni autoctoni minori. Si tratta di un lavoro importante che lega la produzione, ma anche il territorio da un punto di vista sociale, ambientale.
Paolo Bosoni è tuttora al timone dell’azienda, affiancato dal figlio Diego, dall’enologo e dall’agronomo. In vigna non sono utilizzati diserbanti, e le concimazioni sono naturali. Tutte le lavorazioni sono manuali; la raccolta delle uve avviene in piccole casse e dallo scorso anno su 10 ettari dei 65 vitati, è stato avviato un progetto di conversione bio. In cantina le vinificazioni sono semplici, attente, prediligendo l’acciaio per la produzione dei vini bianchi, lavorando molto sulla pulizia, sulle temperature, cercando di rispettare e di esaltare quello che è stato raccolto in vigna per valorizzare le prerogative dei singoli vitigni.
L’azienda oltre al vermentino, vinifica l’albarola, la malvasia, il vermentino nero, la pollera nera, il ciliegiolo, il sangiovese, con grande interesse ai potenziali qualitativi. La produzione anna è di 500 mila bottiglie. Vi è una grande ricchezza di varietà rappresentate da tante parcelle piccole suddivise sostanzialmente in tre zone: la pianura a 4 chilometri dal mare tra gli scavi archeologici, definita da suolo sabbioso sciolto; la pedecollina, con terreno alluvionale a medio impasto che comunica al vino altre caratteristiche; la collina, anche con vigneti terrazzati, più difficili da gestire, che vanno stappati ai boschi, che vanno custoditi nel vero senso della parola, con suoli ricchi di scheletro, di macigno, di pietra che danno vini con maggiore profondità, complessità, lunghezza, componente di mineralità abbastanza evidente. Qui più che altrove possono essere individuati i cru. Pertanto l’azienda ha cercato di valorizzare queste diversità con vinificazioni separate.
Perché nasce Labianca
Le uve di Labianca sono vendemmiate in vigneti radicati in suolo sabbioso con caratteristiche simili e pertanto sono vinificate congiuntamente. L’azienda produce già 2 referenze di Vermentino: etichetta grigia ed etichetta nera rispettivamente da uve pedecollinari e collinari . “La Piana di Luni, che rientra della zona igt Liguria di Levante” spiega Diego Bosoni “è stata lasciata in secondo piano però, annata dopo annata, capendo sempre meglio il vino come si esprimeva, abbiamo riscontrato un potenziale interessante e da lì è nata la volontà di creare una terza etichetta che potesse raccontare il Vermentino prodotto in quelle aree specifiche. Essendo i suoli sabbiosi, l’identità di Labianca non è di potenza, di struttura, di grande complessità, ma di eleganza, di delicatezza, di armonia con note floreali. Il nome Labianca è stato ispirato dal colore bianco dei terreni, dal marmo bianco delle Alpi Apuane che si vede da questi vigneti, e poi il vino per gentilezza e delicatezza si sposa alla perfezione al questo nome. Nasce da uve vermentino completate con il 10 per cento di malvasia per enfatizzarne i profumi, le delicate note femminili che si colgono già odorandolo.” La vinificazione avviene in acciaio: le uve pressate in maniera soffice sono poi avviate alla fermentazione alcolica a temperatura controllata, e il vino ottenuto non svolge la fermentazione malolattica. Labianca rimane sur lies per qualche mese e a marzo viene imbottigliato.
Note gustative
Alla degustazione possiede colore giallo paglierino intenso;
profumo ampio che si evolve, con sentori di frutta a polpa a gialla, pesca, albicocca, e poi note floreali di fiori campo, e di fiori gialli;
in bocca c’è polpa con acidità presente che lo definisce, acidità non acerba, ma vibrante; nota sapida che lo connota che contribuisce a dare identità e piacevolezza a questo vino che finisce in lunghezza. Labianca si sposa all’estate, ai piatti estivi, ai piatti di mare.
Conclusioni
Labianca è l’epressione dell sua zona prodi produzione, ossia La Piana di Luni per le caratteristiche di eleganza, immediatezza e per i profumi fruttati che definicono i suoi vini completati da ua nota caratteristica sapida data dal terreno e dalla vicinaza al mare. Questo vino gioca le sue carte migliori sulla piacevolezza, alla facile beva e alla freschezza ed è particolarmente adatto al periodo estivo anche grazie all’alclicità (12,5%) non eccessiva.