Filippo Gaslini Alberti rappresenta la terza generazione della famiglia Gaslini nella conduzione dell’Azienda Badia di Morrona, in provincia di Pisa. Da titolare ci ha presentato tre etichette in un incontro su piattaforma Zoom organizzato dall’Agenzia di Comunicazione Maddalena Mazzeschi. Ha partecipato all’incontro Adolfo Benvenuti enologo interno dell’Azienda che ha approfondito gli aspetti tecnici.
Prima di entrare nel merito della degustazione, Filippo Gaslini Alberti ha tracciato sinteticamente la storia aziendale spiegando che le prime notizie di Badia di Morrona risalgono al 1089 quando già esisteva l’abbazia attorno alla quale fu successivamente costruito il convento. Nei secoli successivi la proprietà si sviluppò sino ad arrivare a Cecina, ossia fino al mare. Nel 1482 divenne la residenza estiva del Vescovo di Volterra che, arrivato con i suoi armati, mandò via l’abate e vi si stabilì. Alla fine dell’Ottocento la chiesa vendette la Badia, che per una serie di vicissitudini venne divisa in due parti uguali, per poi essere riunificata nel 1983 dall’attuale proprietà (che già possedeva una metà dal 1939) disponendo così di 200 ettari di terreno. Da lì prese il via un processo di espansione e un percorso verso l’enologia di qualità seguito ancora oggi dall’azienda, nel frattempo cresciuta non solo per estensione di terreno ma anche per settori di attività. Attualmente dispone di 600 ettari dei quali 110 a vigneto, 40 a uliveto con frantoio aziendale, cui si sommano altre attività.
I vini in degustazione
Tre le etichette in degustazione: Vivaja, una novità assoluta, e le nuove annate di I Sodi del Paretaio e di Vigna Alta (foto 1).
Vivaja
Vivaja Toscana IGT Rosato (foto 2), vino chiesto da Adolfo Benvenuti, l’enologo, per rispondere a più sollecitazioni avanzate dal mercato, è vinificato unicamente con uve sangiovese. L’Azienda ha deciso di produrlo anche grazie all’ottima vendemmia del 2019, molto favorevole sia qualitativamente, sia quantitativamente e pertanto ha scelto di sacrificare parte della produzione di Sangiovese.
Vivaja nasce dalle uve di uno dei 3,5 ettari del vigneto Poggi, posto a 150 metri di altitudine con esposizione a sud, messo a dimora nel 2004 in terreni molto ricchi di fossili. La raccolta avviene prima della maturazione completa, ossia anticipando di una ventina di giorni la vendemmia del sangiovese destinato alla vinificazione in rosso, per cui di uve con ph e acidità da bacca bianca. I grappoli sono mesi in cassette di 15-16 kg per evitare che si schiaccino. Senza diraspamenti, sono pressati con un’ora di sosta in pressa, il tempo necessario per colorare quanto basta il mosto. Segue una vinificazione in bianco: in due giorni il mosto si decanta e si lascia fermentare a 15-16 °C in vasche di acciaio. Il vino ottenuto non svolge la fermentazione malolattica (che trasforma l’aspro acido malico nel più morbido acido lattico) in quanto le caratteristiche di Vivaja devono essere freschezza, acidità e sapidità. Il vino è affinato in acciaio ed è stato imbottigliato il 20 marzo. E’ un rosato pensato per essere bevuto entro uno o due anni di affinamento nel vetro.
Bottiglie annue prodotte: 8-9000. Nel negozio della cantina 6-7 euro la bottiglia.
Note gustative
Colore rosato chiaro, in linea con le tendenze attuali.
Al naso si coglie la ricchezza del corredo aromatico, con note evidenti di frutta matura, frutta rossa, prugna, ciliegia.
In bocca l’acidità è bene espressa e integrata così come la sapidità, ed entrambe danno lunghezza al sorso in modo da conferire al vino buona persistenza.
Abbinamenti
Da provare come aperitivo, o per accompagnare salumi, formaggi di media stagionatura, ma è con il pesce che esprime la propria versatilità, dall’orata al forno alle zuppe di scoglio.
I Sodi del Paretaio
I Sodi del Paretaio Chianti DOCG 2019 (foto 3) è il vino aziendale più conosciuto; è prodotto da oltre 20 anni e ben rappresenta l’esprit dell’azienda. E’ un Chianti “generico” prodotto con il 90% di sangiovese e il restante 10% di merlot e di syrah. Le uve sono raccolte separatamente in epoche diverse a cominciare dal merlot per finire con il sangiovese, e separate sono le vinificazioni. E’ un rosso che vuole essere di immediata piacevolezza, non troppo carico e pertanto la fermentazione viene svolta in acciaio a temperatura controllata con macerazioni brevi così da conferire un bel frutto, un bel colore, ma non una struttura eccessiva e notevoli concentrazioni. Pertanto la macerazione si protrae per non oltre 5-6 giorni, dopo di che il vino svolge la fermentazione malolattica in acciaio. A fine anno la massa è assemblata ed è affinata in cemento vetrificato che si rivela un ottimo materiale per i vini che non devono necessariamente affinare in legno; un vino rosso che fa solo acciaio rischia di diventare un po’ crudo, non avere una buona maturazione, invece se affinato in cemento, dopo 4-5 mesi evolve perché il cemento non è completamente inerte e permette una micro ossigenazione che fa evolvere il vino.
La trama tannica è molto ben integrata anche grazie all’annata favorevole che ha permesso di produrre vini con il tannino pronto subito. Va detto che la bevibilità piacevole e immediata rivela la tendenza del gusto attuale: si cercano vini “facili”, ma non banali: non devono pertanto essere troppo ricchi in quanto un calice deve invitare a quello successivo. I vini complessi, concentrati, sono sempre di più prodotti di nicchia, ossia per un numero ristretto di consumatori. Bottiglie annue prodotte 250-270 mila. Nel negozio della cantina 6-7 euro la bottiglia.
Note gustative
Colore rosso rubino limpido.
Al naso sentori di vinificazione, profumi di frutta matura rossa, con note floreali e, a differenza di Vivaja, presenza di ricordi vegetativi, di macchia mediterranea.
In bocca si coglie la giovinezza, ma al tempo stesso i tannini insolitamente morbidi per un vino rosso di pochi mesi. L’acidità è ben espressa, conferisce una piacevole tensione e persistenza. E’ un vino “ripulente”, da consumare giovane.
Abbiamenti
Si abbina a formaggi stagionati, a carni alla griglia ma anche a pesci saporiti come le triglie in umido.
Vigna Alta 2017
Vigna Alta Terre di Pisa Sangiovese DOC (foto 4) nato negli anni novanta, periodo dei Supertuscan, dei tagli bordolesi, dei legni piccoli, è prodotto unicamente con uve sangiovese così da essere l’espressione massima del territorio: è il cru aziendale. A conferma del nome, nasce dalla vigna più alta, posta a 220 metri sul livello del mare, reimpiantata in due fasi, nel 2004 e nel 2006. Ha un’esposizione sud e le piante si autogestiscono a livello fisiologico. Il terreno è di medio impasto con presenza di argilla, di sabbia e di scheletro e ne deriva una buona sapidità.
La vigna nel 2017 ha visto dimezzato il raccolto rispetto agli anni precedenti per disidratazione da siccità. La vendemmia è stata anticipata perché le uve si stavano arricchendo notevolmente di tenore zuccherino. In cantina la macerazione è durata circa 15-18 giorni, con fermentazione in acciaio inox a temperatura controllate di 24-25 °C, quindi ha svolto la fermentazione malolattica in acciaio. Il vino è stato travasato in botti di rovere francese da 25 ettolitri dove ha sostato per 24 mesi, poi è passato in cemento per 3-4 mesi in modo da smorzarne la parte legnosa, per dare più rotondità in bocca e per prepararlo all’affinamento in bottiglia. Vigna Alta 2017 è stato imbottigliato in gennaio e non è ancora in commercio. Come detto nasce da un’annata molto calda, e il lavoro in cantina ha saputo ammorbidire i tannini che erano segnatamente ruvidi: una lunga permanenza in bottiglia potrà solo giovare al vino.
Da due anni ha assunto la denominazione Terre di Pisa Sangiovese DOC, mentre precedentemente era etichettato Sangiovese Toscana IGT. La denominazione è nata nel 2011, ma solo nel 2018 si è costituito il Consorzio. In questa DOC, ancora poco conosciuta, l’azienda produce e produrrà solo vini da vitigni del territorio, e tra questi, prossimamente il Vermentino. Bottiglie annue prodotte 8-9000 mila. Nel negozio della cantina 30 euro la bottiglia.
Note gustative
Colore rubino granato.
Profumo intenso, complesso, avvolgente, con caratteristiche già avvertite negli altri vini, ma più accentuate: la frutta è più confettura, si avvertono note balsamiche e leggermente speziate.
Gusto. Il vino ha un ingresso fluido, i tannini presenti senza essere spigolosi lo frenano in centro bocca, ma poi il sorso prosegue con una nota sapida che lo definisce mentre il legno fa da sfondo e non è mai invadente: il ruolo di protagonista è svolto unicamente dal vino che si rivela persistente. Per quanto non sia ancora in commercio, già rivela tutto il suo potenziale, la piena maturità in divenire, il carattere guerriero.
Abbinamenti
Da degustare senza abbinamenti oppure con formaggi lungamente stagionati, carni saporite ma anche con pesci in salsa al vino rosso.
Conclusioni
La considerazione che vorremmo sempre fare: la cantina valorizza il lavoro del vigneto e ne rappresenta il continuum in totale sintonia. Questo non significa lasciare che il vino si faccia da solo, ma saper lavorare sui tempi di macerazione e di affinamento, sull’impiego dei giusti vasi vinari senza forzature. I legni, quando presenti, non offendono il vino, piuttosto lo modellano con lavoro di pialla, mai di accetta. Sono pertanto vini che bene esprimono al meglio la propria identità territoriale e Vigna Alta è l’esempio assoluto.
Nella foto 5 Filippo Gaslini Alberti in primo piano durante una fase della degustazione.