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Abbiamo partecipato a una degustazione di vini Argiano di Sant’Angelo in Colle, Montalcino, organizzata da Luca Gardini al ristorante Alchimia di Milano.

Argiano

Con tutta probabilità i primi insediamenti ad Argiano risalgono all’epoca romana mentre le vicissitudini della Tenuta conoscono una svolta a fine Cinquecento quando viene acquisita dalla nobile famiglia Pecci, la quale costruisce tra il 1580 e il 1596 l’attuale villa signorile. La nuova cantina agisce da forza propulsiva per la produzione vitivinicola. Passano i secoli e la vocazione vinicola diventa sempre più evidente tant’è che, siamo già in epoca contemporanea, Argiano vince la medaglia d’oro al Salone Alimentare di Bruxelles del 1932 per la produzione di vini pregiati da tavola e da dessert e nel 1935 è presente alla Mostra Mercato dei Vini Tipici d’Italia. Continuano i passaggi di proprietà che vede protagoniste famiglie blasonate fino ad arrivare ai giorni nostri: nel 2013 Argiano cambia proprietario, Bernardino Sani è alla guida dell’Azienda e nel 2015 firma i primi vini. Il 2019 Argiano, prima azienda di Montalcino, diventa plastic free #plasticfree.
Il suolo della tenuta è ricco di argille; milioni di anni fa qui c’era il mare e quando si è ritirato ha lasciato tanti fossili in cui oggi radicano le viti.

I vini in degustazione

Rosso di Montalcino 2020
Prodotto unicamente con uve sangiovese, la vinificazione si svolge in acciaio con macerazione prefermentativa a freddo, fermentazione spontanea e macerazione per 10 giorni. Il vino è quindi elevato in botti di rovere di 10-50 hl per qualche mese, infine affina in bottiglia. È un rosso sorprendente. Grazie all’annata equilibrata, al dosaggio dei vasi vinari in cantina con sapiente utilizzo del legno senza cercare riduzioni, il vino nonostante la giovane età possiede una propria compiutezza, con tannini già ben educati ed è tecnicamente armonico in virtù dell’equilibrio delle componenti.

Brunello di Montalcino 2017
È il vino più rappresentativo dell’azienda. Attualmente la Maison produce un vino diverso da quello degli anni 90 quando l’orientamento era l’uso spinto della barrique. Per impostare il Brunello odierno la Cantina ha fatto riferimento allo stile degli anni settanta definito da vivacità e sapidità, ora valorizzate senza utilizzare le barrique. L’annata 2017 è prodotta con uve sangiovese 100%; la vinificazione si diversifica da quella del rosso per una più prolungata fermentazione in acciaio, di circa due settimane di durata. Il vino è poi elevato in botti di rovere di Slavonia di diversa capacità da 10 a 50 hl per 30 mesi e successivamente è affinato in bottiglia.
La domanda è: perché proporre un Brunello del 2017, annata notoriamente problematica per l’andamento climatico? Forse è proprio questo il motivo, ossia per sottolineare come un grande vino, tale per il lavoro sia in vigna, sia in cantina, sappia trarre dalle avversità una propria maggiore caratterizzazione e, a dispetto dell’annata, mostrare quei tratti che non ci si aspetterebbe. Quindi annata calda, ma nessuna traccia “marmellatosa”. Piuttosto grande freschezza che si coglie in modo inequivocabile in bocca: si evidenzia la tensione salata e acida, con note agrumate di arancia rossa, di susina matura vivacizzata da una vena acidula, con tannino ben intessuto; quindi note sapide e salate e finale lungo.

Brunello di Montalcino Vigna del Suolo 2016
È il premier cru di Argiano, prodotto dal vigneto più vecchio e solo nelle migliori annate. La Vigna del Suolo, 320 metri altitudine esposta a sud ovest, è attraversata da una lingua di fossili, di calcare a un metro e mezzo di profondità. Le radici della vigna vecchia vanno in profondità raggiungendo questo strato è comunicano tale mineralità all’uva e quindi al vino..
La vinificazione si differenzia da quella del Brunello in quanto ha luogo in vasche di cemento. È elevato 30 mesi in botti di rovere di 10 e 15 hl, quindi affinato in bottiglia per 10 mesi. Figlio di un’annata felice, è il vino che più ci ha emozionato per complessità, suadenza, e al tempo stesso bevibilità. La freschezza mantiene lungo il sorso. Profumi di ciliegia e amarena si uniscono a ricordi floreali e balsamici. In bocca è superbo, nobile, di notevole struttura, con la giusta freschezza; tannini rispettosi che non frenano il sorso che teso e vibrante, conferisce eleganza. Alcolicità perfettamente integrata. È un rosso magistrale.

Solengo 2018 e 2019
Lo stile di Solengo è internazionale: taglio bordolese e barrique. Però, va precisato, che alle canoniche uve cabernet sauvignon, petit verdot, merlot, è unita una piccola quota di sangiovese, su consiglio di Luca Gardini, che fornisce una nota caratterizzante al vino, una vena acida, una maggiore tensione. Le uve sono vinificate separatamente con macerazioni di circa 20 giorni in acciaio. Segue l’elevazione in barrique 60% nuove, 40% di secondo e terzo passaggio, per circa 12 mesi, poi l’assaggio dei vini e dopo i tagli, la maturazione in barrique è protratta per altri 6 mesi, infine il vino affina 6 mesi in bottiglia.
Le due annate pur avendo tratti comuni, come note fruttate e di spezie, possiedono anime diverse. L’una, la 2018, dalle maturazioni perfette, sfila elegante, gioca sulla sottigliezza, col suo manto di morbido velluto. La 2019 è più agile, gioca in punta di fioretto, il sorso è teso, e teso arriva in bocca per poi espandersi, croccante, vibrante, di infinita piacevolezza con tanino setoso. Gardini l’ha definita rock.

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