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Il Giardino di Giada venne inaugurato nel 1980, e rappresenta la naturale evoluzione della precedente esperienza del ristorante di famiglia La Muraglia, aperto nel 1976.

E in una città come Milano che ha conosciuto le molte sfaccettature della cucina cinese, Il Giardino di Giada si è sempre distinto per il livello della propria cucina e per la qualità degli ingredienti.

Il ristorarne si trova a pochi passi da piazza del Duomo, per cui in posizione centralissima e si sviluppa su più livelli con sale luminose e tavoli ben distanziati; vi è inoltre un dehors da cui si vedono in lontananza le guglie del Duomo.

L’accoglienza è ospitale, supervisionata dalla proprietaria Carmen, così come efficiente è il servizio, di sala, preciso e svolto con professionalità. Il cuoco è di Canton e, come risaputo, la cucina cantonese è la patria dei dim sum, oltre a essere nota per la sapienza nella preparazione del pesce, ma non sono da meno i piatti di carne. Vi sono portate di altre regioni cinesi così che si possono ordinare preparazioni con sapori che vanno dai più delicati a quelli maggiormente intensi.

Oltre ai piatti classici che definiscono la carta, vanno menzionate le nuove tendenze per cui gli appassionati dei baozi, sandwich al vapore diversamente farciti, qui troveranno pane per i loro denti. Dopo quanto detto non potevamo non sperimentare i dim sum ben rappresentati dai ravioli homemade cotti al vapore (foto 1) che ci sono stati serviti con una salsa di soia agra: li abbiamo provati di verdure, di carne e di gamberi. Abbiamo apprezzato la pasta sottile e la ricca farcitura. Questi ravioli si possono gustare seguendo una successione in base al crescendo di sapori cominciando con i ravioli di verdure per concludere con quelli di carne, ma è piacevole alternarli per meglio stuzzicare il palato.

Dicevamo del pesce. Tra le tante proposte che comprendono più varietà ittiche, abbiamo provato il Branzino al vapore, con filangé di cipollotti e di zenzero in salsa di soia (foto 2).

Vorremmo soffermarci su questo piatto da provare innanzitutto per il sapore delicato, ma al tempo stesso compiuto del pesce, ma anche, aspetto non secondario, per la consistenza risultato di una cottura magistrale in quanto la polpa è tenerissima e al tempo stesso compatta. Il pesce è portato intero al tavolo e qui sfilettato.

Accennavamo alle carni e sicuramente uno dei piatti più celebrati e rappresentativi della cucina cinese è l’Anatra alla pechinese (foto 3), conosciuta anche come anatra laccata. È una portata sontuosa che un tempo occorreva ordinate intera e con giorni di anticipo. Al Giardino di Giada è in carta servita anche individualmente già porzionata.
È un piatto prelibato, un tempo destinato alla sola aristocrazia che consumava, così si racconta, solo la pelle accortamente laccata. L’anatra del Giardino di Giada viene laccata in modo da rendere la pelle particolarmente appetitosa e saporita e questa, insieme a parte della polpa, è tagliata a pezzetti. È servita con sottilissime crêpe, filangé di porro e di cetriolo e salsa a base di soia leggermente densa. La portata si consuma disponendo una crêpe nel piatto e dopo averla parzialmente cosparsa di salsa si uniscono fettine di anatra e filamenti di ortaggi quindi la crêpe si arrotola a cannolo e così si consuma. Il modo migliore è di portarla alla bocca direttamente con le mani, come un vero quanto raffinato finger food.

I più golosi, non perdano la Pancetta di maiale alla poeta stufata – Dong Pou Rou (foto 4). Questa, fresca, viene prima preparata alla cottura, quindi stufata almeno 3 ore e servita con pak- choi e con fondo di cottura di gusto piacevolmente morbido e al tempo sapido. È una vera delizia non solo per il sapore avvolgente, ma anche per il piacere della masticazione in quanto la carne ha tre consistenze; quella burrosa della parte più grassa, fondente ma più tenace della cotenna e soda delle parti magre. Il riso bianco è l’accompagnamento ideale, condendolo con il saporito fondo di cottura.

Vorremmo ricordare i Broccoli saltati (foto 5)i, per la croccantezza data da una brevissima cottura e per il sapore stuzzicante in quanto fatti saltare in aglio e olio.

Ricca la cantina con etichette delle varie regioni italiane.

Conclusione

È una cucina di elevato livello che mantiene viva una tradizione più che quarantennale. Lo chef ha una mano sicura, i piatti dimostrano di essere collaudati e hanno il pregio di conservare, anche nelle preparazioni più sapide, gentilezza di sapore e leggerezza. Il servizio accurato permette di gustare al meglio le singole portate.

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