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Tralasciando gli esperti del vino, la domanda che leggo negli occhi delle persone che comprano un corso di vino, un corso di avvicinamento al vino o una serata sul vino, è:

Come essere un bravo degustatore?

Per essere un ottimo degustatore occorre essere un inesauribile curioso, possedere una cultura incommensurabile, occorre essersi tuffati nell’antropologia più profonda.
Sarete bravi degustatori se saprete riconoscere il luogo che visitate.

Per iniziare, dovremmo considerare una corretta antropologia, intimamente legata a concetti vecchi, nuovi e futuribili come l’ecologia e soprattutto riconoscere che si tratta di una questione di equilibrio.
Prima di parlare di futuro del vino, occorre che comprendiamo bene che significhi sostenibilità. In primis, sostenersi tra esseri umani.

Poi, “come scegliamo?”
Abbiamo la possibilità di scegliere davvero?

Per fortuna e non a caso, possiamo usufruire della guida di persone che indicano vie percorribili per la comprensione di argomento vasto come quello del mondo del vino, tema a me caro.
Riconosciamo che tutti vorremmo toccare il relatore bravo che ci ha incantato con l’esposizione della serata su questo o quel vino… abbiamo tuttavia strumenti tangibili, utili che ci possono aiutare ma non c’è niente di più arricchente di voler incontrare chi sta dietro una bottiglia di vino.
Come un vestito, poi lo portiamo addosso, il sapere
La bellezza si schiude in un atto difficilissimo che la precede.
La composizione del vino è difficile, intervenirci è difficile e non puoi conoscere il risultato finale se non vivendolo mi racconta Armando Castagno*.

Il vino, il protagonista, è irresistibile e affascinante come il pathos che si può creare degustando un vino e osservare dipinti di pregiata fattura.
La cultura e i fattori che ruotano attorno al vino non sono riassumibili bensì osservabili, documentabili, raccontabili, non modificabili ma variabili.
Col calice in mano può avvenire dentro di noi una connessione, in base al nostro vissuto, in relazione alla nostra cultura finora acquisita. In quel momento ognuno di noi è solo, discuto con Armando Castagno, gentile vittima delle mie domande irriverenti sui segreti che porta in sé e soprattutto sull’amore che lui ha per il vino.

Cosa deve fare un relatore bravo?
Non deve lasciar solo chi ascolta.
La critica, efficace, una magistratura della degustazione non può scadere, non vi è prescrizione ma prove ineluttabili nel bicchiere che disegnano mappe di storia, enografia e piacere, perché no, che ci attraversano e si fissano se siamo pronti a sostenerle.
Abbandoniamo un tema così viscerale per entrambi alleggerendoci parlando di luoghi. Alcuni già visitati, di vino e no.

Una città?

“Lisbona, una città dove potersi scoprire. Ti risucchia anziché sbatterti da una parete all’altra come a Londra e Parigi”.

Un vino? (rieccoci col tormentone…)
“Marsala: Troppi pochi lo producono”

Zone vitivinicole in crescita, leggi: da tener d’occhio?
“Campi Flegrei , Calabria, Piemonte alpino”.

Nella foto, un luogo, vissuto, pieno di luce, guardato da Armando.
L’appuntamento con Armando Castagno sarà quest’inverno con un percorso sui vini di Borgogna scelti appositamente che si svolgerà al Westin Palace, sede di Ais Milano.

*Armando Castagno
Romano, una laurea in Giurisprudenza e una in Studi storico-artistici. Insegna Storia dell’arte dei territori del vino e Geografia del Terroir  presso l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo.
Riferimento per il mondo del vino, degustatore Ais promotore per tutta l’Italia per corsi di approfondimento sul vino.
Ha scritto di sport e scrive di vino. Il suo successo editoriale è uscito nel dicembre 2017,  edito da Paolo Bartolomeo Buongiorno; 800 pagine che narrano un territorio: la Borgogna.

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