Fabio Costantino comproprietario dell’Azienda Vinicola Terra Costantino ha proposto una verticale di cinque annate di Contrada Blandano Etna Bianco DOC guidata con l’enologo Luca D’Attoma, in un incontro con la stampa organizzato dall’agenzia di comunicazione PR Comunicare il Vino tenutosi presso il ristorante illiberty Milano. Alla verticale è seguito un press lunch accompagnato da altri vini della casa.
L’Azienda
Abbiamo già presentato Terra Costantino qui. Ci limitiamo pertanto a ricordare che Dino Costantino, padre di Fabio, nel 1970 acquista 10 ettari di terreno a Viagrande, Contrada Blandano, sulle pendici dell’Etna. Già dalle prime vendemmie, che risalgono al 1978, ossia all’anno di fondazione dell’azienda, si delineano le grandi potenzialità di quel terreno lavico.
Luca d’Attoma collabora con l’azienda dal 2007, voluto fortemente da Fabio Costantino che dal 2002 affianca il padre. In base alle indicazioni dell’enologo il vino prodotto è imbottigliato per la prima volta nel 2013.
Da notare che la conduzione biologica certificata risale al 2002 ossia ben prima della commercializzazione, perché come spiega Fabio Costantino “beviamo quel vino, viviamo lì e non ci fa piacere avere la chimica in casa”.
Il Vigneto
Il vigneto si sviluppa, sul versante Sud-Est del vulcano lontano 6-7 chilometri dalla costa, per cui di giorno riceve il vento dal mare, la sera l’aria fresca dalla montagna, vale a dire correnti d’aria che generano un’inversione di temperatura; si aggiunga che è sensibile l’escursione termica tra dì e notte. Ventilazioni ed escursioni influiscono positivamente sull’ampiezza aromatica delle uve e conseguentemente dei vini.
Da qualche anno l’Azienda ha acquisito un nuovo vigneto di 2,5 ettari a Milo, dove produce l’Etna Bianco Superiore. Gli impianti dei vigneti, che dimorano a 550 – 650 metri di altitudine, sono sia ad alberello sia a cordone spronato; le viti, a loro volta, hanno diverse età, una parte oltre 70 anni e in ogni caso non meno di 20 anni. L’impianto di Milo è più recente ed è posto circa a 750 -800 metri di altitudine. A Viagrande sono allevate le uve a bacca rossa nerello mascalese e nerello cappuccio, e le viti a bacca bianca prevalentemente carricante, quindi catarratto e una piccola parte di minnella. Le uve in genere sono raccolte insieme e messe a fermentate nella stessa vasca (uvaggio).
Luca D’Attoma ha voluto specificare che l’Etna è rispetto alla Sicilia enologica una zona a sé, in quanto il vulcano caratterizza fortemente il territorio. Da un punto di vista climatico si possono superare 40 °C, ma, come detto, con notevoli escursioni termiche tra il dì e la notte.
L’Etna, a parere dell’enologo, è adatto soprattutto alla coltivazione dei vitigni autoctoni. In altri termini le uve autoctone, più delle altre, traggono massimo beneficio da questo ambiente così da esprimersi al meglio.
Le uve bianche posseggono un’acidità di base rilevante, la minnella un po’ meno ed è infatti l’uva che serve a dare rotondità al vino. I suoli sono vulcanici, sabbiosi e scuri; scendendo si trova più argilla, che si identifica con il limo, mentre salendo sino ad arrivare nelle zone dove c’è il castagno, pertanto nella zona di Milo, la terra è molto sciolta, sabbiosa, come se fosse un macinato in povere di lava. Sono terre fertili come tutti i terreni vulcanici e qui prosperano erbe mediterranee, frutta, agrumi sino ad arrivare ai castagni.
Contrada Blandano Etna Bianco DOC
Il Blandano Etna Bianco, è prodotto con selezioni di uve carricante completate con una quota di catarratto pari al 10%. Queste sono raccolte da vigne a bassa produttività per favorirne la qualità, in genere le piante più vecchie. Le varietà bianche dell’Etna hanno profumi tiolici che con l’affinamento evolvono in sentori agrumati e per valorizzare questi vini l’azienda ha ritenuto che cemento non vetrificato e botte grande, quest’ultima messa in produzione a partire dal 2015, fossero i vasi vinari più idonei; l’azienda non fa uso di legni piccoli.
Sono inoltre bianchi che maturano lentamente: hanno bisogno di tempo per “spogliarsi della loro acidità, arrotondarsi, e soprattutto i profumi varietali si devono evolvere”. Per ottenerli le uve non vanno raccolte estremamente mature anche per mantenere una certa acidità; quando si raccolgono uve molto mature l’acidità diminuisce e poi non ci può essere evoluzione. Cogliere le uve molto mature, spiega D’Attona, significa accorciare di fatto la vita del vino.
La vinificazione
Le uve vengono raccolte sono prima raffreddare e poi macerate a freddo in una sorta di macerazione prefermentiva, vengono quindi tenute in pressa con ghiaccio secco che permette di controllare l’ossigeno per preservare i precursori aromatici.
Dopo qualche ora di macerazione le uve vengono pressate per separare il mosto dalle parti solide, eccetto una piccola parte fatta fermentare con le bucce per 3-4 giorni. Successivamente la sola fase liquida fermenta a temperatura controllata. I vini rimangono sui lieviti fini per poter riprodurre al meglio tutto il carattere del territorio.
Sono poi sottoposti a un lungo affinamento in bottiglia. Attualmente l’annata in commercio del Bandano è la 2018, fra un po’ sarà immessa la 2019 e ciò spiega quali siano i tempi di elevamento e di affinamento prima della commercializzazione.
La verticale
Per la verticale sono state selezionate le annate 2021, 2019, 2018, 2015 e 2013 (foto 1 e 2).
Contrada Blandano Etna Bianco DOC 2021 (foto 3) si distingue per pulizia olfattiva, che indica la precisione, con cui il vino è stato prodotto. Non c’è riduzione, chiusura, mentre c’è già espressività; a volte si possono avere annate in cui il vino è più chiuso con note sulfuree in fase di gioventù che non sono difetti. Poi evolvono in intensità olfattive. Il colore dell’annata 2021 è giallo paglierino dorato con riflessi verdi. Note agrumate, fresche, in piena gioventù, fiori bianchi.
La 2019 (foto 3), per quanto ancora giovane, è più matura, meno scontrosa, più tranquilla e approcciabile. Al naso si riconoscono profumi fruttati di albicocca e di pesca; in bocca è fresca e avvolgente.
Il colore dell’annata 2018 (foto 4) è più intenso e il vino si rivela maggiormente complesso. Profumi agrumati, fruttati ed è presente anche una più intensa nota di mineralità olfattiva. In bocca la freschezza è viva, ben integrata e si unisce alla sapidità.
Con la 2015 (foto 5), D’Attoma spiega che “cominciamo a capire cosa sia un vino bianco dell’Etna”. Il colore è più intenso, più giallo, i profumi sono variegati e oltre alla frutta, alle note agrumate si colgono ricordi di crema al limone, di pasticceria, ma anche di erba fresca, di gioventù più che di evoluzione. In bocca è pieno, ha corpo, è polposo, e possiede un finale lunghissimo.
La 2013 (foto 6), come detto, ha maturato unicamente nel cemento. Rispetto alla 2015, ha meno polpa ed è più verticale. I profumi sono sfaccettati e oltre alla frutta fresca, cogliamo sentori di confettura, di pesca sciroppata, oltre che mineralità. In bocca è complesso, senza rinunciare a una bella freschezza che accompagna mineralità e morbidezza.
Nel corso del press lunch sono stati proposti: deAetna Etna Bianco Doc, deAetna Etna Rosso Doc, deAetna Etna Rosato Doc e Contrada Blandano Etna Rosso Riserva Doc e Rasola Rosso (foto 7).
Conclusioni
La verticale è stata molto eloquente in quanto i bianchi degustati hanno dimostrato di esprimersi al meglio dopo un lungo periodo di affinamento in bottiglia. Puntare sulla longevità, e pertanto immettere i propri vini dopo anni dalla vendemmia, è stata una scommessa giocata dall’azienda in quanto il mercato spesso sollecita i vini bianchi o ancora giovanissimi non considerandone le potenzialità di invecchiamento. Ovviamente tale capacità non è data, ma nasce dal lavoro nel vigneto, per proseguire con adeguate tecniche di vinificazione e di affinamento in cantina; è cioè prerogativa di vini di elevato profilo qualitativo.