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Un incontro con la cantina Letrari ci ha permesso di degustare non solo tre loro espressioni di Trentodoc ma anche il loro raro Moscato Rosa. Dopo una presentazione della storia di questo marchio, scriviamo di Lucia, enologa e agronoma dal 1987, per poi proseguire con la degustazione dei vini.

Foto di Luca Matassoni

Per capire l’importanza della cantina Letrari bisogna parlare in primis del suo fondatore, Leonello Letrari, classe 1931, uno dei maggiori protagonisti del Trentino vinicolo: sua è l’invenzione per la Cantina Bossi Fedrigotti, all’inizio degli anni Sessanta del secolo scorso, del Fojaneghe, uno dei primi uvaggi bordolesi d’Italia che subito riscosse un successo straordinario, aprendo orizzonti fino a quel momento impensati. Ma Leonello Letrari è considerato soprattutto uno dei padri fondatori della spumantistica trentina. Dopo un viaggio in Francia, Leonello propone ai Conti Bossi Fedrigotti di iniziare a produrre Metodo Classico, ma il successo del Fojaneghe era sufficiente per la nobile famiglia lagarina e così Letrari decide di abbandonare l’azienda e creare con quattro amici – Bepi Andreaus, Ferdinando Tonon, Pietro Tura e Riccardo Zanetti – l’Equipe 5, uno spumante Metodo Classico che segna la storia spumantistica italiana (la prima bottiglia è del 1961) e che arriva a vendere mezzo milione di pezzi l’anno. Il team dei cinque amici, però, dopo alcuni anni si scioglie e Leonello decide finalmente di mettersi in proprio dando vita alla Cantina Letrari, fondata nel 1976 a Nogaredo (TN) con la moglie Maria Vittoria.

Lucia e Paolo Emilio Letrari con papà Leonello e mamma Maria Vittoria

Nel 1987 entra in cantina la figlia Lucia, fresca di diploma di enologo alla Fondazione Edmund Mach: Leonello la incoraggia a portare avanti la sua visione personale di Trentino e di Trentodoc, da cui nasce la prima cuvée Letrari e l’idea di creare una selezione dalle uve Marzemino per valorizzare piccole partite di qualità. Dieci anni dopo, nel 1997, Lucia e Leonello creano assieme il rosso Ballistarius, sintesi perfetta della lunga esperienza professionale paterna e della lungimirante visione della figlia di unire vitigni internazionali e uve autoctone del territorio. Nel 2000 non inizia solo il nuovo millennio per Letrari, ma è l’anno anche della realizzazione di un sogno: quello dell’edificazione della nuova cantina, che quindi viene trasferita dalla storica sede di palazzo Lodron a Nogaredo a Borgo Sacco di Rovereto, in una struttura modello, rispettosa dell’ambiente e della tradizionale architettura rurale della regione, ricca di tutte le più moderne attrezzature per la vinificazione. Quando nel 2017 scompare Leonello Letrari il testimone passa ufficialmente alla figlia Lucia che oggi guida l’azienda, in società con il fratello Paolo Emilio e la madre Maria Vittoria.

Tradizione e innovazione sono il credo della nostra azienda, costantemente applicate con moderne pratiche agronomiche, con il lavoro e la dedizione delle nuove generazioni. La medesima passione di mio padre Leonello oggi anima il mio impegno”, afferma Lucia Letrari, caparbia enologa che ha saputo raccogliere un testimone importante e traghettarlo con successo fino ai giorni nostri.

Lucia Letrari e sua figlia Margherita

Suoli poveri e rocciosi dove la vite si alterna ancora all’olivo (grazie al particolare microclima generato dall’Ora del Garda), ottime esposizioni che consentono regolari maturazioni e una corretta produzione per ceppo, hanno permesso, dopo ulteriori selezioni e basse rese per ettaro, di ottenere uve di eccellenza. La Vallagarina, nel suo recente passato di estrema propaggine dell’Impero Asburgico, era zona rinomata per la produzione di vini rossi di struttura e notevole personalità, in grado di durare nel tempo. Ma la vocazione enologica di quest’area, a tutt’oggi quasi intatta nel suo insieme paesaggistico-ambientale, ha radici storiche molto più antiche, accertate sin dall’epoca romana.

Foto di Luca Matassoni

Gli ettari su cui può contare l’azienda sono 12, 8 di proprietà e 4 in affitto ma da alcuni anni è nato un programma di conferimento da piccoli viticoltori di fiducia della zona con selezionate partite di Chardonnay d’alta quota. Riteniamo importante precisare che i vigneti dell’azienda non sono accorpati perché derivano da proprietà dei nonni materni e paterni e da acquisizioni fatte nel tempo. In tutti la vendemmia avviene totalmente a mano.

Aggiungiamo che la cantina Letrari è certificata SQNPI, schema che ha come obiettivo di valorizzare le produzioni agricole vegetali ottenute in conformità ai disciplinari regionali di produzione integrata. Plasmati dal particolare terroir e dal microclima della Vallagarina – un ambiente caratterizzato dall’Adige e influenzato dall’Ora del Garda, che crea qui uno speciale microclima di tipo mediterraneo – la cantina produce 21 diversi tipi di vino di qualità con forte tipicità varietale in cui i Trentodoc ne sono un fiore all’occhiello.

 

La degustazione

 

Trentodoc Quore Brut Riserva 2017

Ottenuto da 100% Chardonnay provenienti dai vigneti di proprietà in Vallagarina, all’interno di territori caratterizzati da un sottosuolo roccioso, su cui aleggia un microclima particolarmente favorevole alla maturazione dei grappoli. Viene prodotto sin dal 2009. Gli acini, accuratamente selezionati durante la vendemmia manuale, dopo aver effettuato la prima fermentazione, rifermentano in bottiglia, seguendo i principi di produzione del Metodo Classico. Il vino rimane quindi a maturare sui lieviti per ben 72 mesi, incrementando il proprio profilo olfattivo e la propria personalità. Alla vista si presenta color giallo dorato, con lievi riflessi verdolini, con un perlage fine e persistente. Al naso presenta note ampie e stratificate, dove fiori e frutta si mescolano a sensazioni più burrose e a tocchi di miele. Al sorso è pieno, fresco, glicerico, fragrante, raffinato, decisamente lungo. Un piacere da bere adesso, ma che si può tranquillamente gustare anche fra 3-4 anni, per goderla in una versione più evoluta.

 

976 Riserva del Fondatore Extra Brut Trentodoc 2013

Realizzato sin dal 1998, è un Trentodoc millesimato di grande eleganza, complessità e forza espressiva, maturato sui lieviti per almeno 120 mesi, prodotto solo nelle grandi annate. Una riserva esclusiva ottenuta dalla vinificazione delle uve di Chardonnay e Pinot Nero, entrambe al 50%, vendemmiate rigorosamente a mano, a cui segue un lungo affinamento che gli conferisce una ricchezza e una complessità aromatica fuori dal comune, ben supportata dalla freschezza minerale tipica del terroir ed esaltata dal dégorgement tardif. Nel calice spicca per il suo colore dorato, con un perlage delicato, di estrema finezza e persistenza. Al naso si apre su una tavolozza di profumi di rara eleganza, che spaziano dalle note di nocciole mature all’essenza delle mele di montagna, dalla pesca alle arachidi tostate e allo zenzero. Al palato è ricco, fresco e cremoso, poi è sapido, ampio, molto persistente, con nel retrogusto note agrumate di limone candito, di crema pasticcera, il tutto attraversato da una fresca vena minerale, che rende il sorso dinamico.

 

+4 Rosé Riserva Trentodoc 2015

Realizzato sin dal 2007, è ottenuto da Pinot Nero (per il 90%%) e Chardonnay (per il 10%), con un affinamento sui lievi per almeno 108 mesi. Cattura lo sguardo con il suo colore rosa antico delicato nel calice, per le sue note di piccoli e fragranti frutti rossi, come fragole e ciliegie, frutta mediterranea come le pesche, poi agrumi, un tocco speziato e poi ha sentori di crosta di pane. Al palato è cremoso, fresco, elegante, raffinato, di ottima lunghezza, con un retrogusto tra la frutta piccola e le note di lievito.

 

Moscato Rosa 2018

Ottenuto dall’omonimo vitigno, viene prodotto solo nelle annate migliori sin dal 1989, al punto di essere una vera e propria rarità. Affinato in acciaio, ha nel calice un colore rubino che sfuma sul rosa antico, poi al naso ha un timbro aromatico inconfondibile tra cui spiccano sentori di petali di rosa, fragoline di bosco, mirtilli, seguiti dalle spezie orientali. Al palato è ricco e dolce, con decise note calde e morbide, sostenute da una lieve ed elegante tannicità. Chiude fresco e sapido, con un grande equilibrio, un’ottima persistenza, poi nel retrogusto ritornano delicati ricordi floreali.

 

Photo @ Letrari – La foto di apertura è di Luca Matassoni

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