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Quando partecipai, alcune settimane fa, alla pre-anteprima di Moët & Chandon MCIII 001.14 a Milano, ebbi l’impressione di aver vissuto un’esperienza unica, di aver degustato l’essenza del meglio. Non si trattava di aver bevuto uno Champagne più o meno buono, ma di una nuova concezione dello Champagne stesso, per come è stato “concepito”, per come ha saputo intessere annate ed elementi diversi. Non ne abbiamo parlato subito perché la Maison ci ha chiesto un silenzio stampa che solo da poco ha interrotto. A spiegare cosa sia MCIII 001.14 è stato Benoît Gouez, chef de cave Moët & Chandon; cominciamo dal nome: MC è l’acronimo della casa, III indica il numero di strati che lo compongono; 001 è il numero della cuvée, ossia la prima, e 14 l’anno della sboccatura (2014).

I tre strati, sono selezioni di vini e Champagne maturati rispettivamente in acciaio, in legno e in vetro. 

Il primo strato, che rappresenta il 37-40% del blend, è l’universo del metallo, ossia Chardonnay e Pinot nero annata 2003, fermentati e invecchiati in tini di acciaio inox. E’ la componente frutto, frutta matura come quella estiva maturata dal sole più caldo dell’anno.

Il secondo strato è il legno, 37-40%. Si tratta del mix Grand Vintage delle annate 1998, 2000 e 2002 elevate prima in grandi botti di rovere, e in seguito in tini di acciaio. Questo strato accompagna la freschezza fruttata con le note più calde del legno che suggeriscono nuance speziate.

Il terzo strato è il vetro, 20-25%, vale a dire gli Champagne delle annate 1993,1998 e 1999 invecchiati in bottiglia ed è la componente che aggiunge eleganza all’eleganza, mineralità, note suadenti, avvolgenti e maturità.

Benoît Gouez, in occasione della pre-anteprima, ci fece degustare i singoli elementi che coralmente compongono la polifonia di questa edizione e dopo aver assaggiato il 1993 un pensiero ad alta voce poteva essere, perché “rovinare” tanta perfezione inserendo questa annata in un blend? E invece degustando subito dopo MCIII sì è sentita la differenza, e cioè, come detto, la sensazione non solo di aver degustato uno Champagne eccellente, ma anche una referenza diversa, una nuova concezione del prodotto in cui complessità e immediatezza si tengono per mano. Bollicine finissime, cremose, garbate imperlano un vino giallo caldo che vira al dorato. I profumi sono ampi, ricchi, con note di cacao che fanno da contrappunto a sentori agrumati, di buccia d’agrume confit. Il sapore è travolgente, ancora agrumi confit, frutta estiva, note minerali, e speziate con un equilibrio di sapori che comprende reminiscenze umami. MCIII sarà commercializzato in settembre: circa 20 mila bottiglie prodotte, e un prezzo orientativo al pubblico di 500 euro la bottiglia. Va detto del packaging che richiama un’Extreme Luxury Experience e riprende i tre strati: il vetro nero e luminoso della bottiglia, il metallo del cappuccio e del medaglione alla base, mentre il terzo universo è rappresentato dallo scrigno di legno. La bottiglia allude discretamente, con la sua forma delicata e minimalista, all’innovazione esclusiva di cui è simbolo.

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