Abbiamo partecipato a una orizzontale di alcune etichette della Vinchio Vaglio direttamente in Cantina poco più a nord di Nizza Monferrato, nell’Astigiano.
I vigneti
Prima di degustare i vini qui prodotti il Presidente della Cantina Sociale, Lorenzo Giordano, enologo, ci ha portato a conoscerne i vigneti.
E nel tour percorrendo paesaggi collinari dove la dolcezza di alcuni pendii si alterna alla ripidezza di altri, ci ha parlato del terreno in cui radicano le viti, le loro esposizioni, mostrandoci come l’uomo abbia antropizzato il paesaggio (foto 2, 3 e 4).
Indicandoci i vigneti più significativi ha spiegato, in merito alla natura dei terreni, che la sabbia dà vini ricchi di profumi, di pronta beva e la fermentazione malolattica si svolge senza difficoltà, mentre i suoli rossi che sono più duri, generano vini che richiedono maggior tempo e la malolattica va spesso indotta. È la sinergia di queste caratteristiche che permette, grazie al saper fare della cantina, di ottenere vini che riproducono il meglio dei due terreni.
La Cantina
Giordano era un bambino quando nel 1959 vide costruire la Cantina Sociale. Fu edificata non già da un’impresa edile, come succederebbe adesso, ma dai soci stessi che all’epoca erano 19, oggi sono 197.
Occorre dire, come spiegammo qui, che Vinchio e Vaglio Serra sono due comuni contigui. Entrambi produttori di vino, soprattutto di Barbera, decisero di dare vita insieme a una Cooperativa per produrre una Barbera d’eccellenza. Ma dove costruire la cantina? Ognuno la voleva nel proprio territorio. Fu così che dopo proposte e controproposte venne localizzato un terreno di 50 mila metri quadrati proprio a cavallo del confine dei due comuni. Da allora se il Presidente è di un comune il Vicepresidente deve essere dell’altro e i Consiglieri sono rigorosamente ripartiti tra le due realtà. Lorenzo Giordano dal 2001 è il presidente.
La cantina oltre a tramogge, vasi vinari di acciaio e di cemento vetrificato e a tutto ciò che serve per vinificare dispone di legni di ogni dimensione e di diversi passaggi, tra botti grandi, tonneau e barrique (foto 5, 6 e 7).
L’orizzontale
In cantina abbiamo trovato parte dello staff tra cui il Direttore Marco Giordano, il giovane Enologo Matteo Laiolo e il Consulente Giuseppe Rattazzo. Sono loro a seguire la produzione dal grappolo alla bottiglia con assaggi quotidiani dei mosti in fermentazione, dei vini in formazione, e sono loro a decidere la durata delle varie fasi e quali recipienti utilizzare. Qui abbiamo partecipato alla degustazione, un’orizzontale dei vini più rappresentativi della Cantina (foto 8), da quelli acciaio-cemento ai barricati.
Tutti i vini degustati nascono da uve barbera.
Orizzontale atto primo: acciaio-cemento
I vini sono prodotti in modo da esaltare freschezza e anche immediatezza, privilegiando pertanto la bevibilità. Pertanto vasche di acciaio e di cemento sono i vasi vinari privilegiati per la loro produzione. Unica eccezione è lo spumante in cui sono utilizzate le barrique, ma il cuore dell’affinamento è la presa di spuma in bottiglia che si svolge nel corso di anni.
I Tre Vescovi Rosé, Spumante di Qualità Metodo Classico (foto 9)
E’ frutto di un’intuizione: considerato come l’uva barbera si adatti a molteplici vinificazioni, perché non produrla in versione spumante Metodo Classico? Il vino mutua il nome da un cru e qui, spiega Rattazzo “abbiamo individuato i vigneti che avessero un equilibrato rapporto acidità-maturazione-grado zuccherino tenendo conto che il vino sarebbe stato sottoposto a spumantizzazione in bottiglia”. Le uve sono scelte già prima della vendemmia e devono essere oltre che di ottima qualità, perfettamente sane, giustamente mature con una ricchezza zuccherina non eccessiva. Sono sottoposte a pressatura soffice e a decantazione statica del mosto. La fermentazione alcolica, che dura 20 giorni, inizia in acciaio e prosegue in barrique. Il vino ottenuto è elevato in barrique sui lieviti fini per tre mesi, successivamente matura un mese in acciaio. “La rifermentazione in bottiglia durava inizialmente circa 36 mesi” spiega Laiolo “ma con il tempo si è sempre è più prolungata sino ad avvicinarsi ai 60 mesi.” Dopo la sboccatura il vino affina almeno altri sei mesi prima della commercializzazione. La sboccatura è avvenuta nel settembre del 2022.
Possiede colore buccia di cipolla ramata; al naso è complesso, si avvertono sentori di crosta di pane appena sfornato, note fruttate, ricordi agrumati di arancia rossa e floreali. In bocca è delicato, fresco, fruttato, con l’acidità bene integrata e non invadente. Nessun cenno di stanchezza, neanche nei profumi.
Rive Rosse Barbera del Monferrato Frizzante 2021 (foto 10)
Da uve di 25-30 anni coltivate nei versanti collinari di elevata pendenza, in terre bianche e in parte rosse. La denominazione Rive Rosse è relativamente recente, e si riferisce al colore rosso vivo che assumono i pampini dai primi di settembre. La Barbera Frizzante era prodotta già negli anni settanta, ed era molto richiesta, ma a partire dai primi anni del Duemila le vendite hanno cominciato inesorabilmente a calare in quanto la tipologia frizzante non incontra il gusto attuale. Dopo la raccolta manuale delle uve, ha luogo la diraspa pigiatura, quindi la massa è lasciata macerare per circa 6 giorni e il vino ottenuto svolge la malolattica in vasche d’acciaio. Successivamente il vino riposa in vasche di cemento per 4 mesi, quindi rifermenta in autoclave per una durata di 20 giorno e affina in bottiglia per almeno 3 mesi.
Nel calice è esuberante, di colore rosso rubino vivo; al naso è una spremuta di frutta con note floreali, caratteristiche, queste, che si ritrovano in bocca oltre alla piacevole vivacità e alla freschezza.
Sorì Dei Mori Barbera d’Asti 2022 (foto 11)
Dal blend di uve di diversi terreni si ottiene questa Barbera che bene esprime la propria identità territoriale con la valorizzazione delle caratteristiche varietali unite a buona struttura, freschezza e bevibilità. La vinificazione segue le stesse modalità del Rive Rosse, con frequenti rimontaggi in fase di macerazione per la completa estrazione dei polifenoli. Il vino svolge la malolattica in acciaio, quindi matura sei mesi in cemento e affina tre mesi in bottiglia prima della commercializzazione. Di fatto la vinificazione è più complessa in quanto occorre gestirla perché gli assaggi quotidiani del vino in formazione permettono di cogliere eventuali criticità sul nascere. Pertanto, come spiega Rattazzo, per valorizzare la ricchezza di frutto dell’uva barbera occorre prestare molta attenzione alla temperatura: se questa sale, rischia di compromettere parte dei profumi fruttati, e conseguentemente bisogna intervenire raffreddando le vasche; occorre mantenere le sostanze coloranti, e talvolta è necessario alimentare i lieviti perché svolgano al meglio la loro funzione.
Nel calice il colore rosso rubino riflette sfumature viola. Al naso è intensamente fruttato con note floreali. In bocca è avvolgente, sapido, fruttato.
Barbera D’Asti Biologico 2020 (foto 12)
È corretto riportare in etichetta la specifica Biologico, ma in Italia, per il consumatore, non svolge molta importanza, tant’è che non mancano aziende che nonostante siano a conduzione biologica, non lo rivendicano in etichetta. Ciò anche perché in Italia il consumatore medio, non è disposto pagare nulla di più per il vino biologico, pertanto segnalarlo in etichetta ha un valore puramente comunicativo. Si tratta di un vino importante, strutturato, con un tenore alcolico pari a 14,5 gradi. Cambiano i vigneti, ma la lavorazione non si discosta da quella delle altre Barbera anche se non mancano le differenze. Per esempio il trattamento bio con rame e zolfo comporta che il rame possa rallentare lo svolgimento della malolattica così da prolungarne il processo fermentativo e ciò può conferire, sia pur lievi, note burrose. Il vino matura in cemento e affina in bottiglia come gli atri barbera.
Di colore rosso rubino con riflesso viola. E’ intensamente floreale e fruttato, e può presentare, come detto, una sfumatura burrosa, a livello sia olfattivo sia gustativo.
Barbera d’Asti Vigne Vecchie 50 2020 (foto 13)
Vigne Vecchie, di cui diremo più avanti, è un progetto che parte nel 1987, frutto, come spiega Laiolo, di una selezione di Barbera per rilanciarlo, attraverso il censimento dei vigneti più vecchi, le produzioni diradate. Nel 2009 a 50 anni dalla nascita della cantina, si è cercato di intercettare il cambiamento in corso da parte dei consumatori, con abbandono dei vini molto barricati, andando verso produzioni più fruttate, più giovani. Pertanto è stata presa la decisione vinificare un Veigne Vecchie, partendo dagli stessi vigneti, operando la stessa massima selezione delle uve, ma con una vinificazione in acciaio senza passaggi nel legno così da esprimere la potenzialità delle uve barbera della zona ed è così nato Vigne Vecchie 50. Il mosto viene immesso in vinificatori orizzontali di 50-100 quintali anziché di mille, con all’interno pale che girano per una migliore estrazione dei polifenoli delle bucce a temperature non più alte di 24-25 °C per una durata di circa 9 giorni. Il vino riposa circa 16 mesi in vasche inox e di cemento e affina 6 mesi in bottiglia. Nonostante la struttura e la gradazione di 14,5 °C invoglia al calice successivo. Vi è un perfetto equilibrio tra morbidezza e acidità. Colore rubino con riflessi violacei, al naso frutta rossa e nera come ciliegia e mora. In bocca è armonio, di grande piacevolezza., elegante e fresco.
È un vino complesso senza essere concentrato, e se ne coglie la bevibilità. Potremmo definirlo un vino molto attuale.
Orizzontate atto secondo: legno
La degustazione è proseguita con vini elevati in legni mediamente piccoli, pertanto più concentrati, in un certo senso più fedeli a uno stile di vinificazione più internazionale. Va precisato che nei vini degustati il legno fa da sfondo al vino, senza mai essere prevaricante. Per tutti le uve sono diradate, accuratamente selezionate da viti non giovani. Dopo la diraspa-pigia 2020tura il mosto è raccolto nei vinificatori a temperatura controllata dove viene svolta la macerazione in 7-8 giorni a temperatura controllata, con rimontaggi automatici per estratte le sostanze polifenoliche della buccia. La fermentazione malolattica viene avviata in vasche inox. Diversi sono invece gli affinamenti.
Barbera d’Asti Superiore I Tre Vescovi (foto 14)
Le uve provengono da vigneti di circa 30 anni di età. Il vino affina in botti di rovere francese di 75 hl e in barrique dove è elevato per 12 mesi. Segue una sosta in acciaio, quindi è affinato in bottiglia per sei mesi.
Possiede colore rosso rubino con nuance granate; al naso alla frutta rossa estiva fanno da sfondo ricordi speziati, tra i quali la vaniglia. In bocca è pieno, lievemente tostato, con sfumature sapide e buona spalla acida. Legno ben integrato.
Nizza Laudana 2019 (foto 15)
Nizza era una sottozona nata nel 2004, è stata elevata a denominazione propria nel 2014, ed è l’area più vocata. La produzione è regolamentata da un disciplinare più restrittivo della Barbera d’Asti, che prevede una resa massina di uva per ettaro di 70 anziché di 90 quintali. Le uve provengono da vigneti di circa 50 anni di età con esposizione sud sud-ovest. Il vino, dopo aver svolto la malolattica, è elevato in barrique di diversi passaggi, in buon parte nuove, per circa 12 mesi. Segue un passaggio in vasche di cemento, quindi ha luogo l’imbottigliamento con conseguente affinamento di 6 mesi.
È un vino potente, concentrato con profumi fruttati, ricordi vanigliati, di goudron e fondo di caramello. In bocca è pieno, polposo di piacevole sapidità.
Barbera d’Asti Superiore Vigne Vecchie 2017 (foto 16)
Abbiamo accennato alla nascita di questo vino presentando Vecchie Vigne 50 la versione vinificata in acciaio e cemento. Questa, invece è la versione originaria, più fedele allo stile degli anni novanta.
Figlio di un’annata intensamente calda è prodotto con uve di vigne di almeno 50 anni di età. Il vino, svolta la malolattica, è elevato 14 mesi in barrique e in misura minore in tonneau di 500 litri, con legni nuovi per circa il 35 per cento, o di secondo passaggio. Il vino riposa quindi in vasche di cemento per un mese per proseguire l’affinamento in bottiglia per un anno.
Possiede colore rubino con riflessi viola. Al naso è ricco, con sentori fruttati anche di confettura e frutta sciroppata, sensazioni di menta e note di liquirizia. In bocca è pieno, con note dolci, possiede grande struttura, ha polpa, freschezza e lunga persistenza.
Barbera d’Asti Superiore Sei Vigne Insynthesis 2016 (foto 17)
Nasce da un progetto del 2001 che prevedeva una selezione estrema di vigneti, i più adatti a produrre uve di altissima qualità. Le vigne dovevano essere vecchie, le meglio esposte, con scarsa produzione, vista l’età, e radicate in terreni di diversa composizione: terre sabbiose, terre rosse e terre astiane. La presentazione ufficiale, avvenuta nel 2004, vide Carlin Petrini, storico presidente di Slow Food, considerarla “madre di tutte le Barbere”.
Il vino è elevato in barrique nuove per 20 mesi e dopo un mese di cemento, è imbottigliato dove affina almeno un anno prima della commercializzazione.
Nel calice riflette colore rubino con unghia granata tendete all’aranciato. L’impatto è fruttato, floreale, con ricordi speziati e di tabacco. In bocca è strutturato, possente, concentrato, ma più sottile del Vecchie Vigne con note dolci, con l’acidità ben espressa che vivacizza il sorso di grande persistenza.
Conclusioni
Abbiamo conosciuto due facce della Vinchi Vaglio, cantina capace di produrre vini sia di pronta beva sia impegnativi. I vini degustati, per quanto diversi, hanno tratti distintivi che li accomuna. Innanzitutto sono frutto di una rigida selezione nel vigneto spesso di piante diradate. Quindi in cantina, come è stato precisato, le uve vengono “gestite”, per cui nessuna alchimia, nessuna forzatura: seguendo strade diverse l’obiettivo è sempre trovare la più autentica espressione della Barbera. E questo target è raggiunto sicuramente con la freschezza varietale dei vini più immediati, ma anche nella maggiore complessità dei vini elevati in legno, dove il protagonista è sempre e comunque il vitigno, mentre il legno, che fa da sfondo, è al suo servizio.