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La Tenuta Conte Vistarino Rocca de’ Giorgi ha ampliato la propria collezione con una nuova etichetta, Maria Novella vino rosato da uve pinot nero. Ottavia Giorgi di Vistarino (foto 1), proprietaria dell’azienda lo ha presentato, in una video conferenza organizzata dall’agenzia Thurner PR di Firenze (foto 2).
“Il Pinot Nero” come spiega “è il vino di tradizione è il vino di storia ed è questa la responsabilità che mi fa andare avanti con tenacia”. La storia comincia nel 1850 quando barbatelle di pinot nero furono piantate nella Tenuta. Ciò perché le famiglie aristocratiche bevevano i vini francesi, unici a essere imbottigliati.

La trisnonna di Ottavia Vistarino, che era di origini francesi, importò le barbatelle di pinot nero, il vitigno più vocato a essere messo a dimora nel territorio e nel 1865 fu prodotto il primo spumante Metodo Classico, un pinot nero vinificato in bianco e spumantizzato. All’epoca l’azienda era gestita con la mezzadria in un’economia poderale dove ogni podere ossia Pernice, Bertone, Tavernetto (che sono i nomi degli attuali cru di pinot nero) erano gestiti ognuno da una famiglia di mezzadri.

Nel 1961 Luigi Veronelli scrisse in Vini d’Italia “Pinot eccellente della località Pernice, in Comune di Rocca de’ Giorgi, dal bel colore rubino chiaro e dall’intenso bouquet”. Ossia in un’azienda che spumantizzava tutto veniva prodotto un rosso.

“Mio padre” prosegue Ottavia Vistarino “alla fine degli anni 90 reimpianta il vigneto di Pernice, e gli altri vigneti prima citati, con cloni borgognoni di pinot nero per la produzione di vini rossi, ossia non cloni da bianco con cui nell’Oltrepò sporadicamente si vivificava in rosso, ma cloni specifici da rosso di grande qualità. All’epoca mio padre era seguito da Lorenzo Corino che collaborava con Gancia. Da quel momento avviene la divisione tra cloni per la parte spumantistica e cloni per la vinificazione in rosso.” Ed è proprio da quel momento che Ottavia Vistarino si appassiona alla produzione di vini rossi nonostante che l’Azienda fosse conosciuta soprattutto per lo spumante Pinot della Rocca, imbottigliato dalla Gancia con il nome Vistarino.

“Mi sono appassionata alla vinificazione in rosso” racconta Ottavia Vistarino “anche perché i risultati si vedono subito. Il primo Pinot Nero Pernice l’abbiamo prodotto nel 1997, con noi c’era Giancarlo Scaglione grande enologo. In tempi più recenti decido di incrociare l’esperienza di un enologo borgognone con lo stile italiano, coadiuvata da Beppe Caviola. Nasce questa avventura in cui ho cambiato tutto: barrique, gestione del vigneto, vinificazione, fermentazioni. A un certo punto disegno nella mia testa, e poi faccio realizzare da ingegneri e architetti, una cantina dedicata al processo di produzione del Pinot Nero (di cui abbiamo scritto qui). Per me era importante produrre Pinot Nero non solo da cru, ma considerati i quasi 140 ettari dedicati a questo vitigno dell’azienda, anche per produrre un pinot nero per tutti i giorni. Da qui selezione dei vigneti, zonazione e dal 2009 abbiamo cominciato il lavoro sui vigneti fino al 2013, anno in cui imbottigliamo per la prima volta i cru che rappresentano il nostro terroir.”

Disponendo di tanto pinot nero, Ottavia Vistarino ho pensato di dar vita a diverse tipologie; nella spumantistica, per esempio, ha affiancato al Metodo Classico uno Charmat lungo che si e rivelato vincente all’estero. La gamma di Pinot Nero si arricchita oggi di Maria Novella (foto 3), dal nome della figlia di Ottavia Vistarino, un Pinot Nero rosato che ricorda lo stle provenzale. Lo stappiamo insieme, il tappo è Diam per non aver sorprese. Il colore aranciato deriva dalla naturale pressatura del pinot nero, che in questo caso rimane a contatto con le bucce da 4 a 6 ore, durata che dipenderà in futuro unicamente dall’annata. “Maria Novella nasce dall’idea di ampliare il nostro portfolio. Mancava infatti un rosato fermo. Potevamo scegliere di produrre un vino rosato importante, con passaggio in legno, dal gusto ampio, oppure un vino leggiadro, poco alcolico, dove riconoscere il vitigno e preservare l’acidità che è la nostra caratteristica territoriale. Abbiamo scelto questa seconda ipotesi: produrre un vino semplice, ma non banale. Chi lo ha assaggiato in Italia ritiene che sia forse troppo semplice. All’estero è stato accolto con un’ovazione. Ha il colore naturale del pinot nero durante la pressatura. Non è marcatamente alcolico ma ha molto estratto, e gli archetti nel bicchiere indicano un corpo alla fine non tanto esile. Il profumo è quello del Pinot Nero di Rocca dei Giorgi, vale a dire con nota iniziale di fiori bianchi e di agrume, che è il fil rouge che lo lega alle altre etichette. L’enologo lo riteneva un po’ chiuso al naso, non esplosivo “ ma a me “ prosegue Ottavia Vistarino sorridendo“ va bene che non sappia di Big Babble o di fragola. Sento quasi la sapidità al naso, il senso di marino che viene dalla vena calcarea” e in bocca è sapido dotato di acidità vibrante. Si sente ampiezza, lunghezza, e corrispondenza naso bocca.

Abbiamo quindi degustato un’altra declinazione di Pinot Nero, vale a dire Saint Valier (foto 4) vino bianco senza passaggi in legno, fermo come il rosato. Dalla vigna alla cantina tutto a mano e con i grappoli raccolti in cassette da 20 kg: l’uva arriva così in pressa dove è sottoposta a pressatura lentissima, circa di 4 ore.
Saint Vallier con due l è il suo clone di pinot nero mutuato dal toponimo della località francese che lo ha originato. Nel calice il vino riflette colore oro verde. Il mosto separato subito dalle bucce, è rosa aranciato, poi in fermentazione il colore cede. Il vino non è filtrato per cui può evidenziarsi una corona o una leggera patina. Ha un attacco morbido ed è fresco quanto basta. Notevole escursione termica tra dì e notte e permanenza sulle fecce conferiscono aromaticità al vino che non è sottoposto a nessun’altra pratica vinicola.

Maria Novella e Saint Valier (foto 5), sono due Pinot Nero in qualche modo unici nel repertorio viticolo dell’Oltrepò Pavese per la caratteristica di non essere frizzanti. Sono sicuramente vini da provare ed è questa la stagione migliore per godere della loro della piacevole bevibilità, da abbinare a piatti estivi.

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