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Si è tenuta a Milano una conferenza stampa che ha avuto per tema “Pinot Grigio Delle Venezie DOC: Analisi di mercato e strategie per il futuro” organizzata dal Consorzio Tutela Vini DOC Delle Venezie,  in collaborazione con Ismea – Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare.

All’evento, magistralmente moderato da Luciano Ferraro vicedirettore e firma del Corriere della Sera, sono intervenuti, oltre ad Albino Armani Presidente, del Consorzio DOC Delle Venezie e Fabio Del Bravo, Direzione Filiere e Analisi dei Mercati di Ismea,  Matteo ZoppasPresidente ICE Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italianeAugusto Reggiani, Gabinetto del Ministro delle Imprese e del Made in ItalyMassimo Romani, AD di Argea S.p.A.,  Enrico Zanoni, Direttore Generale di Cavit (di cui abbiamo scritto qui) e Franco Passador, AD di VIVO Cantine Viticoltori Veneto Orientale.

Ciò che è emerso in prima battuta è che il Pinot Grigio DOC Delle Venezie, rappresenta il più grande modello di integrazione interregionale in quanto include in un’unica denominazione d’origine le Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia e la Provincia di Trento, ossia il cosiddetto Triveneto.

 

Al meeting è stata presentata un’indagine di mercato che ha analizzato gli indicatori del segmento commerciale, il posizionamento e il livello di internazionalizzazione del Pinot Grigio.

In merito Albino Armani ha sottolineato che la produzione di Pinot Grigio italiana rappresenta il 43-45% di quella mondale, siamo cioè i primi produttori al mondo, e volendo essere più circostanziati l’85% della produzione italiana è triveneta. Il Consorzio è nato nel 2017 e “dopo appena sette anni di attività produciamo più di 1.600.000 ettolitri di vino pari a oltre 200 milioni di bottiglie”. Inoltre la filiera produttiva vede 6.141 viticoltori, 575 imprese di vinificazione e 371 imprese di imbottigliamento.

 

Armani ricorda inoltre come la DOC abbia avuto e stia tuttora registrando un andamento in controtendenza rispetto ad altre denominazioni. Nonostante il calo generale del consumo di vino, infatti, la DOC osserva un trend in lieve, ma costante crescita in termini sia di volumi, sia di valore.

Fabio Del Bravo, ha presentato i risultati di un’indagine che ha avuto per campione produttori di Pinot Grigio delle Venezie, campione importante perché i rispondenti costituiscono il 69% dell’imbottigliato. Ha evidenziato innanzitutto come “un mondo, forte robusto, tecnologicamente avanzato possa essere in balia degli eventi del clima non solo direttamente (siccità, alluvioni), ma anche indirettamente con le fitopatologie che ha generato” per sottolineare come il fattore climatico, e quindi i suoi cambiamenti, siano di fondamentale importanza. Ha poi spiegato come “nell’ultimo decennio si sia verificata una positiva incidenza del potenziale dei vini delle Venezie sul totale della produzione nazionale passando dal 65% al 78%. Questa è un’indicazione di una tendenza di crescita della qualità e di adeguarsi anche alle esigenze dei consumatori. E questo lo vediamo anche dal remix, mantenendo un’ottica decennale, dal colore dei vini con i bianchi che sono passati dal 47% al 62%, e i rossi che dal 51% sono scesi al 35% tenedo in considerazione che “la cavalcata dei bianchi ha avito un condottiero, il Prosecco, e in merito gli spumanti sono arrivati al 18% della produzione totale”.

Ma è ancora più interessante notare come l’incidenza delle Dop sia passata dal 35% al 59% in volume e dal 52% al 67% in valore, numeri che dimostrano la sempre maggiore attenzione del consumatore nelle scelte d’acquisto. “Il campione è decisamente orientato verso l’esportazione: il 94% dei rispondenti dichiara di vendere il Pinot Grigio Delle Venezie all’estero e, tra le aziende coinvolte, il 24% del campione esporta più̀ del 90% dell’imbottigliato di Pinot Grigio Delle Venezie” (la quota sale al 51% se si considerano le aziende che esportano il Pinot Grigio Delle Venezie per oltre il 70% della produzione).

Un tema di precipua importanza, ossia la sostenibilità ambientale, trova conforto nell’indagine “il 18% dei rispondenti, corrispondenti a 10 mila ettari di vigneto, non solo di pinot grigio, ha adottato il metodo di coltivazione biologica nella sua totalità, mentre il 27% non interamente, ma parzialmente. Il 73% del campione corrispondente a 43 mila ettari circa, aderisce a schemi volontari di sostenibilità come SQNPI, Equalitas e ViVa, oltre a registrare un numero elevato di aziende che intende aderire nel prossimo futuro”.

 

A chiusura della relazione di Ismea si è aperto un dibattito per individuare strategie di promozione condivise e spazi di miglioramento che, oltre al consolidamento dei mercati considerati maturi, consentano di conquistarne nuovi.

 

A chiusura della relazione di Ismea si è aperto un dibattito per individuare strategie di promozione condivise e spazi di miglioramento che, oltre al consolidamento dei mercati considerati maturi, consentano di conquistarne nuovi.

 

Matteo Zoppas, ha messo in evidenza il ruolo fondamentale di ICE nell’accompagnare le imprese vitivinicole italiane nel loro percorso di internazionalizzazione, operando da importante tramite per accedere ai mercati esteri e promuovere il valore dei vini italiani nel mondo.

 

Augusto Reggiani è intervenuto focalizzando “la Giornata del Made in Italy, come una delle numerose iniziative contenute all’interno del recente e più ampio Decreto sul Made in Italy approvato dal Parlamento e rappresenta un importante momento di celebrazione dell’eccellenza italiana nel mondo imprenditoriale.”

 

Massimo Romani, AD di Argea afferma che il Pinot Grigio sia diventato una denominazione che va oltre i confini nazionali e molti brand quali Santa Margherita, hanno permesso l’apertura di spazi al Pinot Grigio anche di altri territori nazionali come per esempio Terre Siciliane o Abruzzo. Conseguentemente questi brand hanno aperto il mercato a denominazioni estere. Pur non trattandosi esattamente un fenomeno di italian sounding, di fatto l’Italia ha creato spazio spingendo questo varietale anche a favore di qualche altro paese che ha dichiarato però l’origine legittima.

 

Ferraro ricordando le quattro tipologie della DOC, ossia Pinot grigio, spumante, frizzante e bianco ha chiesto a Romani quale di queste possiede maggiore margine di crescita.
Nei mercati dove la presenza del Pinot Grigio Delle Venezie è più consolidata come Nord America, Gran Bretagna ed Europa Continentale, i margini di crescita a volume sono un po’complicati. Si tratta pertanto di intraprendere un percorso di valorizzazione e di ‘premiumizzazione’ del prodotto, molto legato ai brand dei singoli produttori, che aiuti ad affermarlo sul mercato. Le altre denominazioni crescono, come per esempio quelle degli spumanti, ma nuotano in un’arena molto competitiva, si pensi al Prosecco”.

 

Come si fa a distinguere nella comunicazione un Pinot Grigio Delle Venezie da quello di altri territori?

Il Pinot Grigio del nord-est ha nella sua genesi molti elementi che ne determinano il successo. Oltre al varietale si aggiunge una denominazione geografica di prestigio.”

Argea ha visto crescere altri Pinot Grigio territoriali, come quelli siciliani ed abruzzesi, con produzioni di eccellenza spesso utilizzate anche per portare qualcosa di nuovo al cliente che è affezionato al gusto del Pinot Grigio, alla sua facilità di beva. “Credo che tutte le denominazioni italiane e Delle Venezie in particolare perché è la più grande e la più nota, debbano lavorare non tanto sul volume delle vendite, ma sulla fidelizzazione, su un maggiore attaccamento al brand. Ci devono vedere come riferimenti del mercato, soprattutto nei paesi che cominciano ad affermarsi ora come Polonia e altre realtà dell’Est europeo che era molto promettente… poi la situazione geopolitica e dei conflitti in corso non ci hanno aiutato”.

 

Enrico Zanoni, direttore di un’azienda vinicola, Cavit, che assieme a Santa Margherita è stata tra le prime a portare il Pinot Grigio negli USA negli anni settanta, in merito al successo di questo vino in America spiega come sia stato influenzato da diversi fattori.

Il successo del Pinot Grigio negli anni ’80 e per tutti gli anni ‘90, può essere interpretato come la risposta a quanto sul mercato era all’epoca il vino bianco per antonomasia ossia lo Chardonnay californiano, molto pesante, burroso.” Il Pinot Grigio italiano ha saputo interpretare un’esigenza del consumatore che richiedeva un vino più di facile beva. Lo stile del Pinot Grigio Delle Venezie ha dimostrato in questi anni una forte resilienza a tutta una serie di fenomeni che si sono affacciati sul mercato come il Prosecco, resilienza che si riconferma e che può essere vista proprio nella sua specificità.

 

Il mercato americano differisce da quello di altri paesi, perché lì il valore di marca è molto più importante che altrove. Nel 2004 i primi dieci marchi di Pinot Grigio erano di produzione americana mentre oggi la situazione è cambiata a favore della prodizione italiana. Ora ci siamo solo noi italiani, mentre gli altri, in questi venti anni sono spariti: il motivo è il valore di marca. I marchi stanno crescendo di più e il peso dei marchi sta funzionando meglio di chi non li ha. Questo ci porta ad affermare che negli USA il valore delle denominazioni deve andare di pari passo con il valore dei marchi: denominazioni importanti hanno spesso marchi importanti. La marca permette di intraprendere politiche di prezzi decisamente più favorevoli rispetto a chi non lo possiede. Pertanto si può dire che la marca, più che la denominazione, permette di supportare un certo posizionamento dei prezzi.”

Un altro tema cruciale è quello della sostenibilitàFranco Passador in merito spiega che la denominazione, come illustrato da Del Bravo, ha un’elevata percentuale di prodotto sostenibile, oltre il 70% e come VIVO Cantine Viticoltori Veneto Orientale la percentuale attorno all’80%. “Per gli agricoltori sono molto importanti gli schemi di certificazione volontaria; gli agricoltori si sono dimostrati molto sensibili e hanno aderito a queste nuove procedure in tempi celeri, procedure che hanno portato a coltivazioni con un forte risparmio di pesticidi. L’agricoltore vuole produrre in modo sostenibile perché rispetta l’ambiente.”

Passador conclude mettendo in evidenza un ulteriore ed importante elemento distintivo del Pinot Grigio DOC Delle Venezie, ossia la filiera interamente certificabile e “la bottiglia presenta il contrassegno di Stato a garanzia della tracciabilità. Si tratta di un elemento spesso trascurato nella comunicazione al consumatore che invece dovrebbe essere posto in primo piano. A differenza di altre produzioni di Pinot Grigio a livello nazionale, che sono sul mercato prive del contrassegno di Stato, la fascetta è un elemento di unicità che va rivalutato ed è un elemento che dovrà trovare nel futuro preferenza rispetto al consumatore, oggi non sempre consapevole di cosa significhi”.

Riteniamo importante notare come i dati marketing, nella loro oggettività, abbiano per sfondo una ugualmente oggettiva realtà ambientale, determinata dal clima e dai suoi cambiamenti, dalla sostenibilità delle coltivazioni e conseguentemente dalla tracciabilità dei prodotti. Da quanto si evince dall’analisi di mercato di Ismea la maggioranza degli agricoltori, viticoltori, rispetta l’ambiente adottando totalmente o parzialmente il biologico, oppure aderendo a schemi di sostenibilità, eliminando o riducendo drasticamente l’uso di pesticidi; è attenta alla tutela dell’ambiente e conseguentemente di ciò che porta a tavola il consumatore.

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