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Il Collio friulano, zona a vocazione vitivinicola, gode di favorevoli e irripetibili caratteristiche pedoclimatiche. Si trova a nord di Gorizia e disegna una grossa striscia che segue un breve tratto del confine con la Slovenia, tra i fiumi Isonzo e Judrio, assumendo una vaga forma di falce. Il paesaggio, costituito da terreni grigi o gialli (ponca), è interamente collinare, con vaste superfici esposte a sud così che godono di clima mite e temperato.
Inoltre, le vicine Prealpi Giulie costituiscono una barriera protettiva nei confronti dei venti freddi che spirano da nord-est, mentre la vicinanza del mare favorisce le escursioni termiche estive.
Il terreno ad altitudini superiori a 50 m, è definito dalla presenza della “ponca” ossia  marne silicee e marne argillose, segnatamente drenanti, ma capaci di trattenere ridotte quantità di acqua, estremamente arricchite dalla mineralità  del suolo, le quali si rivelano essenziali nei momenti di siccità  o di temperature molto elevate.

Ma questo territorio idilliaco, che suggerisce tranquillità ed armonia, è stato teatro nel dopoguerra di uni nei più drammatici momenti della storia del nostro paese.

Territorio di  confine
Talvolta la vita di una famiglia si intesse con il corso della storia, la Storia con la S maiuscola, quella che si legge sui libri e si insegna a scuola. Robert Princic, dell’Azienda Vitivinicola Gradis’ciutta, in un incontro con la stampa, organizzato dall’Agenzia di Comunicazione AB, al ristorante L’Alchimia  di Milano, ha raccontato come la sua famiglia abbia vissuto quegli anni.

Nel Collio, la definizione dei nuovi confini mutò per sempre l’identità di molte famiglie. Famiglie contadine che nell’arco di una notte si trovarono a vivere in due territori di due paesi contrapposti Italia e Jugoslavia, così che la terra rimasta oltre confine diventava lontana, di fatto impossibile da raggiungere. E’ il caso della madre di Robert Princic che dovette abbandonare la propria casa e i suoi pochi campi, unica fonte di reddito. Robert non era ancora nato, ma ciononostante la sua memoria storica rende il suo racconto toccante, a tratti commovente.

E così quando nel 1997 termina gli studi di enologia, per riscattare il lavoro viticolo prima di suo nonno, poi di sua madre, crea un brand e da quel momento le uve precedentemente prodotte per terzi le vinifica. Nasce così Gradis’ciutt che mutua il toponimo di una località del Collio.
Quando successivamente nel 2004 la Slovenia entra a far parte dell’unione Europea la famiglia Princic riprende a coltivare la terra mai dimenticata e ora raggiungibile, e qui riscopre un’uva ribolla dagli elevati standard qualitativi.

Bianchi del Collio e della Slovenia

Nasce così l’idea dar vita a di Sveti Nicolaj, Ribolla-Rebula 100% Slovena, etichetta protagonista nell’incontro stampa.

Generalmente, come nei menu, il vino meno “corposo” rappresenta il primo calice e pertanto considerato che la Ribolla è un vino conosciuto più per la finezza, che per la corpostà, ci aspettavamo che fosse questa ad aprire la degustazione. E invece Robert Princic ha proposto come prima etichetta un Collio Friulano, bianco notoriamente di più salda struttura.

Gradis’ciutta Collio Friulano Robert Princic 2019 (foto  2)
Dopo averne osservato il colore paglierino, avvicinando il calice alla bocca ci siamo persi in un effluvio di profumi che anticipano le sfumature aromatiche della beva. E’ un susseguirsi di intensità floreali, ginestra, vegetali di fieno, di foglie della brughiera, ma anche fruttate con ricordi di mela, di mandorle e qualche sbuffo agrumato. In bocca si fa avanti la struttura; il gusto è morbido senza essere zuccherino, pieno, fresco quanto basta, con un piacevole gioco di sapidità-sapore di mare che rende il sorso più accattivante, quindi note che riprendono le precedenti sensazioni olfattive. Ma prima di lasciare questo vino, va detto che è prodotto unicamente con uve friulano. La vinificazione comprende uno-due giorni di criomacerazione delle uve per estrarne ciò che di nobile occorre. Dopo la fermentazione del solo mosto il vino ottenuto matura in vasche di acciaio permanendo sui lieviti sino all’imbottigliamento.
Per cui un bianco vinificato, maturato in acciaio così da non togliere nulla, ma neppure aggiungere struttura al vino.

A seguire la Ribolla, o meglio Ribolla-Rebula Sveti Nikolaj 2018 (foto 3), che già dall’impatto avverte di non essere semplicemente beverino, o se vogliamo, poco concentrato, o se preferiamo, complesso quanto basta. Ma per meglio presentarla va prima detto che le uve sono raccolte quando hanno raggiungono il punto più alto di maturazione. La vinificazione si svolge in acciaio ed è il vino è poi elevato 12 mesi in botte di legno di Slavonia, quindi affina in bottiglia o meglio in magnum. Perché è da magnum, per rendere ancora più piacevole l’incontro con questa Rebula che ci viene versato nell’ampio calice dove riproduce colore giallo paglierino vivace. Seguono i profumi, avvolgenti, sicuramente fruttati, un cenno agrumato ma anche floreali intensi, e avvertiamo un nota di resina che anticipa una sensazione balsamica. In bocca è cremoso, complesso, riconosciamo nuance balsamiche appena avvertire e una piacevole tensione del gusto, un’acidità matura che bene accompagna la morbidezza della beva . E’ un vino elegante, di sostanza, raccolto, compiuto grazie alla maturità dell’uva che riteniamo fenolica, o molto vicina a questa e alla maturazione in legno, a un lungo affinamento in bottiglia (annata 2018) fattori che hanno saputo tirar fuori al meglio le potenzialità del vitigno che nel proprio in questo territorio sloveno raggiunge le sue massime espressioni. La controetichetta riporta Dezelno Vino Primorska (foto 4), che è il nome della regione di confine slovena in cui è prodotto.
Si tratta di un bianco fortemente simbolico. Infatti Sveti Nikolaj non riporta in etichetta il nome “Gradis’ciutta”, bensì solo Robert Princic: “perché l’obbiettivo di questo vino è riconnettere una famiglia alle sue radici, alla sua storia e ricostruire quella identità che era stata spezzata, e che proprio su queste colline, come la mia famiglia, ha la sua storia.” E mentre ne parliamo evolve nel calice, liberando nuovi sentori di glicine e sensazioni mielate.

E sulle note del miele incontriamo il vino da dessert Gradis’ciutta Rebus 2013 (foto 5), una piccola produzione che nasce da uve verduzzo, picolit, ribolla, friulano, moscato che però potrà conoscere alcuni cambiamenti nell’uvaggio. Vino ambrato, suadente, la cui dolcezza è bilanciata da una vena acida che ne aumenta la piacevolezza. Nella foto 1 da sinistra a destra Gradis’ciutta Friulano, Sveti Nicolaj Ribolla-Rebula, Gradis’ciutta Rebus.

Nelle foto i piatti in accompagnamento

Stuzzichini con gravad laks (foto 6)
Noci di capesante alla pesca e crema di piselli (foto 7)
Ravioli neri farciti ai tre crostacei, maionese di pesce e polvere di corallo (foto 8)
Marte: sfera rossa di cioccolato e caramello con cuore di frutto della passione (foto 9 e 10 )

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