Tipicità e territorialità di 8 vini della Cantina Alice Bel Colle
Abbiamo partecipato alla degustazione di alcune etichette di vini monferrini presso la Cantina Alice Bel Colle che presentammo qui. Ci limiteremo qui, pertanto, a ricordare che si tratta di una rappresentativa realtà vitivinicola dell’Alto Monferrato Acquese, a 420 metri di altitudine con vigneti che si estendono tra le province di Asti e Alessandria.
Uno spaccato del paesaggio viticolo che si sviluppa ai piedi del borgo di Alice Bel Colle riprodotto, con le case, nelle etichette della linea 360°
La Cantina è una Cooperativa nata nel 1955, formata da 100 soci. Gestisce 350 ettari di vigneti dedicati alle uve moscato, e a scalare brachetto, barbera, quindi, in misura minore, chardonnay, cortese e dolcetto. La Cooperativa, ai cui vertici si trovano Claudio Negrino Presidente, Bruno Roffredo Vicepresidente, Daniele Bianco che segue l’aspetto commerciale, affiancati dall’enologo Marco Nosenzo, si avvale anche della consulenza esterna di Giuseppe Caviola.
La degustazione di otto etichette
Gli otto vini in degustazione
La degustazione è stata condotta nell’apposita sala della cantina in modo più che esaustivo da Marco Nosenzo con interventi di Bruno Roffedro e di Daniele Bianco.
In degustazione otto etichette: due annate di Dolcetto 360°, due annate di Barbera 360°, due annate del Barbera Superiore Alix e due annate di Acqui DOCG Secco Monteridolfo.
L’obiettivo enologico che guida la Cantina, per tutti i vini prodotti, è mantenere il più possibile il DNA del vitigno, rispettando il più possibile ciò che la natura offre riflettendolo nel vino. L’idea è quella di dar vita a vini che riproducano fedelmente le caratteristiche del territorio, del vitigno e del clima, senza forzature, ma cercando di far emergere il meglio.
Dolcetto d’Acqui DOC Coste di Murian Collezione 360°
La caratteristica fondamentale del Dolcetto è possedere una buona struttura tannica, che non è mai troppo pesante, anche se ben presente. Il tannino permette al Dolcetto di invecchiare e di svilupparsi nel tempo, senza diventare troppo aggressivo. Inoltre, il Dolcetto si distingue per un’acidità non eccessivamente elevata che lo rende pronto per essere degustato sin da giovane. L’essere pronto da subito è uno degli aspetti che lo rende intrigante, mentre altri vitigni, come il nebbiolo, richiedono anni di invecchiamento per trovare il giusto equilibrio: il Dolcetto si può bere fin da subito e con il passare degli anni evolve e matura ulteriormente.
Lo stile di produzione del Dolcetto di Alice Bel Colle si colloca in controtendenza rispetto a quello di altre località come Acqui Terme o Ovada, dove viene vinificato più leggero e beverino. Qui, invece, nasce da vigneti molto selezionati, dove la cura della vigna è finalizzata a ottenere un vino con un certo corpo e struttura, capace di durare nel tempo. Infatti, senza una cura ottimale dell’uva e un metodo di coltivazione specifico, è impossibile ottenere vini longevi.
Durante la degustazione sono state presentate due annate di Dolcetto: la 2019 e la 2022.
All’esame visivo, la 2022 si presenta con un colore rubino vivido, mentre la 2019 mostra riflessi granata. Al naso, la è caratterizzata da sentori di frutta fresca e matura, come frutti rossi e mora, mentre nella 2019 emergono profumi di frutta essiccata, come prugna, note di confettura e caramella di frutta, con l’inizio di sfumature terziarie.
In bocca, si nota una continuità tra le percezioni olfattive e quelle gustative. In entrambe le annate il frutto è ben definito e presentano una struttura tannica non aggressiva, con un’acidità lieve che contribuisce a dare equilibrio al vino. L’annata 2022, essendo stata calda e ben soleggiata, mostra una morbidezza accentuata grazie a una maturazione fenolica più spinta, mentre la 2019, frutto di un’annata più fredda, risulta meno concentrata e leggermente più magra.
Barbera d’Asti DOCG Al Casò Collezione 360°
La Barbera è un vino completamente diverso dal Dolcetto. In quanto si caratterizza per un’acidità spiccata, tannini quasi inesistenti e un pH basso così da ottenere un vino tagliente che gioca sull’acidità. La Barbera annata 2023 presenta un’acidità di circa 8 g/l e un pH di 3,18-3,20, valori che conferiscono verticalità e longevità. A sua volta la Barbera 2020 si mantiene ancora viva, fresca, come se fosse più giovane, a dimostrazione di come, grazie alla sua acidità, mantenga freschezza nel tempo. Tuttavia, c’è una tendenza recente di produrre Barbera con acidità più moderata e pH più levati, per rispondere alle richieste del mercato internazionale, in particolare il Nord Europa e gli Stati Uniti, dove la Barbera è spesso percepita come un vino troppo acido. Ma per la Cantina è fondamentale mantenere la vera identità della Barbera, con la sua acidità marcata e la verticalità che la contraddistinguono. Un vino come la Barbera, senza acidità, non sarebbe più un vero vino Barbera.
La Barbera 2023, in particolare, si distingue per una spiccata presenza di acido tartarico, che le conferisce una verticalità unica. Prima della fermentazione malolattica, il vino risultava segnatamente pungente e tagliente, ma, una volta completato questo processo, si è ammorbidito, ingentilito diventando più docile e armonico. Al naso, la Barbera 2023 offre sensazioni di frutta fresca, ma è fondamentale sottolineare l’importanza del tappo nella conservazione. L’uso del tappo Diam garantisce una conservazione ottimale, prevenendo difetti come il sentore di tappo e mantenendo intatte le caratteristiche organolettiche del vino.
L’annata 2023 è stata simile alla 2022, con tanto sole e scarse precipitazioni, rendendola una delle meno piovose della storia recente del Piemonte, con appena 200 millimetri d’acqua in tutto l’anno. Questo ha influito sull’equilibrio idrico delle vigne, ma le piogge dell’anno successivo hanno compensato parzialmente la situazione.
Barbera D’Asti Superiore DOCG Alix
Da sinistra Barbera D’Asti Superiore DOCG Alix 2016 e 2020
Le uve barbera di qualità destinate alle linee selezione, ossia la 360° e Alix provenienti da differenti parcelle sono vinificate singolarmente, in vasche dedicate. Ogni vasca rappresenta un vigneto specifico, e successivamente sono selezionate quelle che, per le loro caratteristiche organolettiche, sono più promettenti per l’assemblaggio finale. Una volta scelte le vasche migliori per la produzione di Alix, che è l’etichetta più rappresentativa, il vino delle partite selezionate è elevato in barrique di primo secondo passaggio e in botte per circa un anno quindi i vini sono assemblati. Le barrique conferiscono struttura più intensa, con profumi terziati di cuoio, legno e spezie, mentre le botti preservano l’equilibrio del vino senza sovrastarne le caratteristiche varietali.
L’obiettivo è mantenere la freschezza e la croccantezza del frutto, accompagnandole con una leggera sfumatura di legno che non deve mai essere invadente per evitare che il vino perda la propria identità. Di Alix sono state proposte le annate 2016 e 2020. Sorprendete la prima che, se avessimo degustato alla cieca avremo considerato decisamente più giovane. Ciò grazie alla freschezza, alla verticalità nessuna punta di ossidazione o di stanchezza. Va aggiunto che è figlia di una grande annata e che il tappo Diam5 ha fatto il suo dovere. Di grande piacevolezza anche la Barbera più giovane 2020 con ricordi di ciliegia, prugna cui seguono sentori di menta e nuance tostate e speziate;
Acqui DOCG Secco MonteRidolfo
Un vino unico è il Monte Ridolfo, o Brachetto Secco, che rappresenta un approccio innovativo al tradizionale Brachetto d’Acqui. Vinificato secco, questo vino conserva le caratteristiche aromatiche tipiche del Brachetto, ma senza zuccheri residui. Dal caratteristico colore rosso rubino scarico naso si percepiscono note aromatiche, mentre in bocca emergono tannini e una struttura secca che possono sorprendere. Servito fresco, a circa 12 gradi, è ideale per le stagioni calde, ma si adatta anche all’inverno grazie alla sua complessità. La temperatura di servizio è fondamentale per esaltare le sue caratteristiche: se troppo caldo può risultare stucchevole, mentre se troppo freddo enfatizza i tannini. L’annata 2018 si distingue per note balsamiche, di eucalipto e mentuccia, facendone un vino atipico e intrigante. Più agile e ruspante la 2022 dal profumo floreale in cui si riconosce la rosa, il geranio con sentori fruttati di fragola e ricordi muschiati. In bocca è secco, armonico, con garbate note aromatiche.
MonteRidolfo annata 2018
Conclusioni
Abbiamo apprezzato il confronto tra due annate di ciascun vino che è il modo migliore per capire come clima ed eventuali differenti tecniche enologiche, influiscano notevolmente sulle caratteristiche sensoriali. Ma pur nella diversità tra annate, e ovviamente tra vini, il fil rouge che accomuna le varie produzioni è l’attenzione per l’uva, le sue caratteristiche così da saperle valorizzare. Merito della cantina è ottenere vini-frutto, vale a dire vini che effondono freschezza, che riproducono la croccantezza del frutto, ricordi floreali e laddove è utilizzato il legno, questo cede una leggera sfumatura boisé, senza diventare predominante.