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Cottini  è un’azienda vinicola veronese, una realtà produttiva che comprende quattro brand, ossia Monte Zovo, Palazzo Maffei, Villa Annaberta, La Sogara.

La famiglia Cottini muove i primi passi nel comparto viticolo a partire dal 1925 quando Carlo Cottini dà vita a un’azienda agricola che verrà ereditata nel 1950 dal figlio Raffaello il quale darà luogo alla prima realtà produttiva. Il timone passa successivamente al figlio Diego e alla moglie Annaberta, oggi affiancati dai figli Michele e Mattia.

Dei brand sopra citati la linea Monte Zovo è prodotta da tenute di proprietà della famiglia per un totale di 140 ettari dislocati su tre territori ossia Caprino Veronese, in località Zovo dove ha sede la cantina, Tregnago in Val d’Illasi, e nell’area di Desenzano.

La produzione Monte Zovo conta 1,4 milioni di bottiglie commercializzate soprattutto all’estero. Fa parte della gamma Ca’ Linverno (dal 2014 Calinverno) Rosso Veronese IGT , il vino più rappresentativo di Monte Zovo, da vigneti posti a 900 metri di altitudine, frutto della ricerca innovativa di Diego Cottini tesa alla valorizzazione di una zona un tempo sottovalutata, ossia il terroir della Tenuta Monte Zovo a Caprino Veronese.

Siamo nel 1997 e nel corso degli anni, grazie all’esperienza maturata nell’ambito dell’appassimento, Diego Cottini prolunga notevolmente i tempi di appassimento delle uve sulla pianta, sino cioè a dicembre. Ciò è possibile dal clima asciutto; tale pratica non potrebbe invece essere realizzata in Valpolicella a motivo della maggiore umidità climatica che facilita l’attacco di muffe alle uve. Con gli anni viene realizzata una nuova tecnica di appassimento in due fasi, ossia surmaturazione delle uve sulla pianta per un periodo più breve, quindi appassimento dei grappoli nei fruttai in modo da ridurre i rischi dell’uva così esposta.

Ca’ Linverno è prodotto con uve corvina e corvinone (70%), rondinella (20%), cabernet sauvingon (5%) e croatina (5%). Il vigneto Ca’ Linverno dal 2018 è a regime biologico con certificazione sia delle uve, sia del vino. Le uve attualmente sono lasciate sulla pianta sino a fine ottobre, metà novembre, ossia dopo un mese della maturazione ideale del frutto; i grappoli sono quindi raccolti in cassette e lasciati nei fruttai per 20 – 30 giorni. Segue la pigiatura nella cantina di Monte Zovo che, considerate le basse temperature stagionali, si protrae per circa un mese. Il vino ottenuto è affinato in barrique e in tonneau di primo e secondo passaggio per 18-24 mesi, quindi, dopo una sosta in vasche d’acciaio, l’invecchiamento prosegue in bottiglia per 12 mesi.

Nasce così un rosso decisamente fruttato con evidenti sentori di fiori appassiti, nuance vegetali di fienagione, in cui si evidenziano sentori terziari di pietra focaia, di cuoio, di spezie, dotato di tannini più o meno morbidi secondo l’annata. La famiglia Cottini ha proposto al Park Hyatt Milan una verticale di sei annate di vini Ca’ Linverno (foto 1) guidata da Daniele Cernilli: nelle prime tre annate l’appassimento è avvenuto interamente sulla pianta, mentre per le tre successive è stato adottato il doppio appassimento. L’appassimento comporta concentrazione di zuccheri, ma anche di acidità e di polifenoli. Per facilitare la polimerizzazione, ossia l’innesco del processo chimico che associa le molecole fenoliche semplici per costituire polimeri, ossia macromolecole che tendono a sedimentare ammorbidendo così il vino, si rende necessario l’impiego di barrique e tonneau. Veniamo ai vini

Ca’ Linverno Monte Zovo
1998 (foto 2). E’ stata una buona annata per i vini veronesi. Alla degustazione presenta colore granato tipico della corvina e al naso si colgono note di spezie e di legno. Il frutto, nonostante il prolungato invecchiamento, è ancora fresco, non ricorda ancora la confettura, piuttosto la ciliegia sotto spirito, dimostrando una più che interessante tenuta bel tempo. L’acidità si dimostra più forte del tannino così da favorire la salivazione.

2003 (foto 3). Annata caldissima, memorabile. La concentrazione di colore è superiore a quella del 1998. Il frutto è confettura e si avverte una nota tannica più intensa che nel 1998, con una sfumaturaamarognola dovuta all’ossidazione dei polifenoli.

2009 (foto 4). Annata discreta; si avvertono sentori di mora, di amarena, di visciola, oltre a sentori speziati con tannini più morbidi rispetto al 2003.

2013 (foto 5). Da questa annata la vendemmia delle uve surmature è stata anticipata per proseguire con l’essiccazione dei grappoli nel fruttaio così da rendere meno esposta l’uva a possibili attacchi di muffe o ad altri rischi. Si coglie il frutto, e in bocca il tannino non è spigoloso; rispetto ai vini precedenti si evidenzia maggiore rotondità e “dolcezza”.

2014 (foto 6). Annata fredda, piovosa, diventata più calda nel periodo dell’appassimento sulla pianta così che si è recuperata la componente zuccherina. Al naso il vino svela sentori di ciliegia e amarena sotto spirito e di confettura. In bocca l’impatto vede predominare il tannino con una avvertibile astringenza, ma successivamente si avverte una buona acidità così da generare un equilibrio dinamico.

2015 (foto 7). La vendemmia è stata più felice di quella dell’annata precedente. Buona la concentrazione di colore che si rivela brillante. Il frutto è integro, ben espresso e il vino ha ben retto il legno: evidenzia note speziate, e un buon equilibrio tra tannini, acidità e alcolicità.

Conclusione

Abbiamo sperimentato due diversi stili, i primi tre vini fanno parte del passato dell’azienda, mentre gli ultimi tre rappresentano il presente. A nostro avviso i primi tre evidenziano una personalità più forte. Gli ultimi tre hanno una morbidezza già sentita, di tendenza, che aumenta la bevibilità del vino per renderlo piacevole a una platea più ampia. Per questo rispetto al “passato” il vino perde un po’ di originalità, è più omologato. In ogni caso, fermo restando quanto detto, pur non volendo essere salomonici, le annate che secondo noi svettano sono la 1998 e la 2015, con una nostra preferenza per la 1998.

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#calinverno

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