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Si è tenuta presso Lievito Madre al Duomo, la pizzeria milanese di Gino Sorbillo, di cui abbiamo detto qui,  una degustazione di vini Sclavia condotta dal giornalista Luciano Pignataro. Cinque i vini proposti, tre rossi, un bianco e un vino passito.

Ha aperto la degustazione il rosso Montecardillo Pallagrello nero Terre del Volturno 2014 prodotto con le omonime uve in purezza, fermentazione in acciaio,  affinamento in barrique per 12 mesi. Possiede colore rosso rubino, con sentori di frutta rossa; al gusto mostra un’accentuata spalla acida che stimola la salivazione, e una percettibile carica tannica nonostante l’affinamento di un anno in barrique. E’ un vino ancora scontroso che ha bisogno di ammorbidirsi.

Calù Pallagrello bianco Terre del Volturno Igp 2015, è prodotto con uve pallagrello bianche completate da fiano (15 per cento). Di colore giallo paglierino possiede tutta la freschezza, bevibilità, acidità tipiche del pallagrello e in più la corposità dettata dal fiano e assieme a questa un tipico sentore di mela. Del fiano va aggiunto che è un vitigno semiaromatico che evolve nel corso degli anni e questo fa fare sperare  in un’evoluzione di Calù.

Granito Casavecchia Terre del Volturno Igp 2012: il vitigno deve il nome al ritrovamento di una pianta nelle vicinanze di in una vecchia abitazione di contadini verso la metà dell’Ottocento. Vino che si distingue in maniera molto netta dal Montecardillo che è più rustico, più aggressivo con tannini più scalpitanti, mentre Granito ha sicuramente ambizioni per puntare più sull’eleganza, riproduce ricordi di frutta fresca, croccante, ben sostenuta da un corredo di note speziate. Vinificato in acciaio per 10-12 giorni, affina 12 mesi in barrique di secondo passaggio. Elegante, ha un bell’equilibrio tra alcol e tannini ed è ben sostenuto dall’acidità. Promette di poter invecchiare molti anni. Il Liberi Casavecchia di Pontelatone Dop 2012 prodotto unicamente con uve casavecchia macerate in acciaio; il vino è poi elevato per 24 mesi in barrique di primo passaggio è più morbido del precedente, con sentore legno più accentuate e note di cannella, spezie dolci, liquirizia ma anche buona frutta che dà sostanza al palato con acidità non scissa ma ben intessuta. E’ decisamente un vino da invecchiamento e sarebbe interessante stapparlo fra qualche anno.  Conclude la degustazione Pallarè 2015, vino passito, un esperimento do 500 bottiglie da 375 ml, ottenuto con uve pallagrello bianco. In bocca ricorda vini del nord, grazie alla freschezza; non ha eccesso di zucchero per cui non stanca il gusto ed è piacevolmente profumato di frutta fresca e di confettura, con note di miele.

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