Il cambiamento climatico sta costando caro all’agricoltura: agli allarmanti periodi di siccità seguono le alluvioni, sono comparsi i devastanti tornado che pensavamo fossero fenomeni solo tropicali e i temporali tempestano i raccolti con grandine grossa come arance.
Ma per frenare questa tendenza che va peggiorando di anno in anno, ciascuno può dare il proprio contributo, rinunciando per esempio all’uso dei pesticidi, puntando sulla biodiversità.
Ed è questa la scelta dell’Azienda Agricola Zorzettig di Cividale del Friuli con una storia secolare, che da più di trent’anni ha avviato importanti riqualificazioni dei vigneti e delle tecniche di produzioni.
Alla guida Annalisa Zorzettig (foto 1), manager molto sensibile e attenta alla sostenibilità ambientale e pertanto alla qualità della vita.
Grazie a best practices agronomiche volte all’aumento della biodiversità vegetale in vigna. Antonio Noacco, consulente agronomico e un eterogeneo team di colleghi in collaborazione con l’Università degli Studi di Udine, ha condotto nei vigneti Zorzettig il progetto Biodiversity Care, con l’obiettivo di provare l’efficacia della lotta biologica attraverso l’aumento di insetti predatori e altri organismi utili in vigneti gestiti a sfalcio alternato e sovescio.
“Quando Antonio Noacco ci ha proposto di eseguire parte della sperimentazione nei nostri vigneti, non abbiamo esitato a dargli pieno appoggio – spiega Annalisa Zorzettig – i risultati hanno confermato come il nostro impegno nella sostenibilità ambientale venga ampiamente ripagato. Anche la nuova cantina, in fase di ultimazione, vedrà la piantumazione di specie native tutto intorno, per favorire la biodiversità funzionale.”
La sperimentazione ha visto uno studio di tre anni su diverse tesi, atte a studiare gli effetti sulla artropodofauna utile in vigneto e la loro efficacia nel contrastare gli insetti dannosi, concentrandosi, anche in ottica futura, su ciò che sta preoccupando particolarmente i viticoltori friulani a esempio il ragnetto rosso e la cocciniglia. Lo studio si è svolto in tre fasi. La prima appunto per valutare gli effetti delle pratiche volte all’incremento della biodiversità vegetale nei filari, la seconda specifica sul contrasto alla cocciniglia (Planococcus ficus) e infine l’analisi botanica.
Le tesi principali mettevano a confronto pratiche di gestione agronomiche tradizionali come lo sfalcio continuo e costante, a pratiche agronomiche mirate ad aumentare la numerosità delle specie vegetali e la costanza di fioriture sia spontanee che seminate. La tempistica dei tre anni (2019-2020-2021) è stata fondamentale per vedere il comportamento delle popolazioni nelle generazioni, in quanto i cicli vitali e riproduttivi di alcuni insetti e organismi possono essere anche di un anno.
Mentre nel 2019 i tre vigneti avevano un comportamento pressoché simile, i risultati si sono visti in maniera evidente a partire dal secondo anno. A esempio nel vigneto completamente sfalciato la presenza della cicalina verde (Empoasca vitis) superava del doppio quella del vigneto con sfalcio alternato (300 esemplari su 400 foglie contro 150) e del triplo su quello con cover crop. Stesso risultato si è osservato anche osservando l’incidenza delle infestazioni della cocciniglia (Planococcus ficus). Questo effetto è dovuto dalla maggior presenza di Imenotteri calcioidei, parassitoidi naturali e principali agenti di controllo biologico che, trovando nei vigneti fioriti maggiore possibilità di nutrimento (pollini e nettare) sono riusciti a riprodursi con maggiore efficacia e la loro azione è stata più incisiva.
Inoltre si è provato che dove vi era lo sfalcio completo, le specie vegetali aliene avevano occupato una superficie più ampia, limitando la crescita di specie native e la loro numerosità. Trend opposto si è osservato invece nei filari non sfalciati, indice di un ecosistema stabile e sano. Questo dato è importante sia in ottica di aumento della ricchezza specifica ma anche al minor utilizzo di acqua e di nutrimenti che necessitano le specie native. Per questo motivo la prossima fase dello studio sarà dedicata al suolo, al microbioma e di conseguenza alla fertilità per vedere quanto sia l’incidenza di pratiche agronomiche virtuose sulla solidità dell’ecosistema biologico/vigneto.
La storia di Zorzettig inizia 150 anni fa a Spessa di Cividale; oggi la cantina è nelle mani di Annalisa Zorzettig, vignaiola che ha raccolto l’eredità del padre rinnovando l’azienda e acquisendo nuovi vigneti fino ad arrivare ai 120 ettari attuali. Le vigne si estendono nei Colli Orientali del Friuli tra le zone di Spessa, Ipplis e Prepotto: tre terroir unici e particolarmente vocati alla viticoltura, protetti dalle Alpi dalle fredde correnti del Nord e baciati dalla brezza del mare Adriatico. Linea di punta di Zorzettig è Myò: vini che nascono prevalentemente da vitigni autoctoni e vogliono essere una celebrazione dei Colli Orientali del Friuli e della loro biodiversità, storia e cultura.