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Cessate il cuoco, una ricetta per sopravvivere alla bolla dell’alta gastronomia (che presto scoppierà), è un libricino di cinquanta pagine che si rivolge al mondo della gastronomia dove ci sono protagonisti, interpreti e spettatori ciascuno con un proprio ruolo. L’autore, il giornalista Andrea Cuomo, lo sferza, evidenziandone i limiti, definendolo come  “ … la bolla del cibo, tanto fumo e poco arrosto”.  Cuomo usa come arma della critica l’ironia, per cui non la scure, ma piuttosto il fioretto che colpisce di punta, non di taglio, arrivando a toccare il punto nevralgico con precisione chirurgica. Un libro così diretto, senza mediazioni, senza piaggerie non poteva passare inosservato; le considerazioni dell’autore, anche autoironiche, mai acide, sono irreprensibili. Quello che fa Cuomo non è puntare i riflettori sul profilo nobile dei personaggi che, con diversi ruoli, popolano il mondo della gastronomia, ma sul profilo più complessivo da cui emergono provincialismo, volgarità diventata stile comportamentale, cialtroneria, furberie, invidie e asti, vittimismo nelle sconfitte, arroganza nelle vittorie. L’autore nota anche la grande distanza tra gli chef più noti ed esclusivi e il pubblico televisivo che li segue. Gli appassionati di sport, di musica, di spettacoli cinematografici possono arrivare ai personaggi o alle opere che ammirano con relativa facilità, acquistando un biglietto o guardando la televisione. Ma gli chef, invece, sono famosi sulla fiducia, perché i loro piatti non li prova nessuno: i loro ristoranti sono infatti inaccessibili agli appassionati non facoltosi, ossia ai più. Protagonisti di questo libro sono pure i critici gastronomi, le cui valutazioni sono spesso addolcite dall’oste che riconosciutili pratica sconti quando non offre l’intero pasto così da far risparmiare al gastronomo non solo quattrini, ma anche critiche. Del resto Cuomo nota come nel mondo della gastronomia non esistano stroncature: coltellate alle spalle sì, ma alla luce del sole tanti elogi e abbracci. Non esistono stroncature perché chi non vale, ed è questa la spiegazione invalsa, non merita spazi… ma se qualcuno muove critiche a un mostro sacro finisce impallinato, espulso dall’organismo come un corpo estraneo. Ci sono anche i blogger, a popolare il libro, pure quelli talvolta pagati per utilizzare determinati prodotti nelle loro ricette così da trasformare la cronaca in pubblicità, senza chiamarla tale. Non risparmia le guide e i loro ispettori, anche se alla fine i loro punteggi sono “l’unica bussola decentemente funzionante per distinguere il buonissimo dal buono e il buono dal resto”.

E il mondo del vino non manca di miserie. Il Grande Circo Gourmet, come lo definisce Cuomo, è “la mandria transumante dell’enogastronomia” che è composta da chef, giornalisti, produttori, uffici stampa, e qui l’autore si dilunga tratteggiando alcune tipologie come il professionista del buffet, l’imbucato, il dispensatore di biglietti da visita e via elencando. Cuomo con Cessate il cuoco ha saputo scrivere un libretto che segnala fatti, senza troppe interpretazioni. E per essere più chiaro, quando serve, non risparmia nomi e cognomi.

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