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Abbiamo incontrato Léon Femfert, proprietario, con i genitori Peter Femfert e Stefania Canali, della Tenuta Nittardi, in un meeting su piattaforma Zoom organizzato dall’agenzia di comunicazione Thurner PR. Nell’incontro si è degustato il Chianti Classico Casanuova di Nittardi Vigna Doghessa 2018
(foto 1 video 2).

Abbiamo già tratteggiato la storia di Nittardi in occasione della degustazione di Casanuova 2017 tenutasi lo scorso anno di cui abbiano scritto qui.

A integrazione Léon Femfert ci ha raccontato che Peter Femfert, tedesco, e la moglie Stefania Canali, veneziana, giunti nel 1981 nella tenuta Nittardi, si innamorano subito del luogo. La proprietà, costituita da 120 ettari di bosco e da 5 ettari di vigna, è però ridotta molto male: i vigneti sono pressoché abbandonati, le due case vanno completamente ristrutturate e c’è solo una scomoda quanto dissestata strada sterrata per arrivarvi. Il vigneto comprende sangiovese, varietà autoctone come colorino e tanta uva bianca. I nuovi proprietari si rimboccano le maniche e cominciano da subito a rimodernare l’azienda e a reimpiantare i vigneti con i cloni migliori di sangiovese.

La superficie vitata negli anni si espande grazie all’acquisizione di nuove parcelle, e oggi conta attorno a quaranta ettari dei quali circa la metà dislocati in Maremma, nel zona Docg del Morellino.

Quando propritario era Michelangelo

La casa principale è del XII secolo, ne era proprietaria la Chiesa che nel XVI secolo la vendette alla famiglia Buonarotti. Michelangelo da Roma, dove stava ultimando la seconda parte della Cappella Sistina, la fece acquistare al nipote Lionardo Buonarotti e in un loro carteggio ebbero modo di citare il vino lì prodotto che era a base di trebbiano e di malvasia. La casa aveva già il nome attuale mentre nel medioevo era chiamata Nectar Dei, ossia l’etimo di Nittardi.

I Buonarotti rimasero proprietari di Nittardi sino al XVIII secolo, quindi la proprietà passò a una famiglia fiorentina e infine agli attuali proprietari. .

Dal 2013 Léon Femfert gestisce l’azienda, con uno staff che oggi conta 18 persone con la collaborazione dell’enologo Carlo Ferrini.

Chianti Classico Casanuova di Nittardi Vigna Doghessa 2018 (foto 3)

Etichetta (foto 4) e carta seta che avvolge la bottiglia (foto 5), sono state disegnate da Johannes Heisig, artista tedesco per molti anni rettore dell’Accademia delle Arti di Berlino. Noto per le sue atmosfere d’ispirazione espressionista è anche reputato ritrattista. L’etichetta riproduce Bacco che porge un bicchiere di vino a Sibilla, profetessa e musa di artisti di ogni epoca, per sedurla. Sulla carta seta, invece, è disegnato Vigna Doghessa, il vigneto di Casanuova.

L’etichetta d’autore è una tradizione e ogni anno è affidata a un artista diverso. Infatti, vuoi perché Peter Femfert è gallerista d’arte, vuoi perché di Nittardi fu proprietario Michelangelo, si è voluti da subito, sin dalla prima annata, rivestire d’arte Casanuova, che è il vino storico, il più rappresentativo della Casa, di cui se ne producono più bottiglie. Ma l’arte da Nittardi si respira anche attorno alla casa dove vi sono più statue.

E’, come tutti i vini Nittardi, a certificazione biologica. La diraspatura, grazie a macchinari di elevata tecnologia, è molto soffice; le uve passano quindi attraverso rulli che eliminano gli eventuali raspi residui, poi scorrono sul tavolo di cernita. La fermentazione, senza lieviti aggiunti, avviene a temperatura controllata. La macerazione si protrae per non oltre 2 settimane in modo da contenere l’estrazione in quanto Casanuova è vinificato pensando alla bevibilità. Il vino, che svolge la malolattica, è elevato in tonneau di 500 litri e quest’anno anche in una botte di 35 ettolitri (pari al 15-20% della massa); dopo circa 15 mesi ha luogo il travaso in vasca di cemento non vetrificato, dove riposa circa 3-4 mesi prima di essere affinato in bottiglia.

Note di degustazione

Abbiamo degustato Casanuova 2018 a 16 °C
Colore rosso rubino
Al naso l’impatto è fruttato con note di frutta rossa come la ciliegia, ma anche nera come la mora di rovo. Si colgono inoltre sentori di erbe mediterranee, boisé e un vago ricordo di cuoio.
In bocca esprime al tempo stesso immediatezza e complessità; trama tannica presente e ben intessuta e nota fresca conferita anche dall’altitudine del vigneto che è posto circa a 450-500 metri s.l.m. Al frutto, che è il cuore del vino, fa da sfondo il legno, senza toglierne il ruolo di protagonista. Buona la persistenza

Abbinamenti
Si abbina a zuppa di pesce di scoglio, polpo in umido, carni alla griglia, faraona arrosto, formaggi affinati.

Conclusione
Nittardi ha voluto produrre un vino “gastronomico”, più che da lungo invecchiamento. E’ un rosso immediato, e grazie alla bevibilità soddisfa il gusto contemporaneo. Non è un vino tout-court “beverino” in quanto il frutto marcato, le nuance boisé, le note terziarie, conferiscono complessità. E aggiungiamo. concentrazione e complessità non sono sinonimi. Casanova è un vino complesso, senza essere concentrato.

Nella foto 6 un momento dell’incontro con Léon Femfert

Aggiornamnto 8 febbraio

Panoramica dei vini prodotti da Nittardi

Da segnalare che una decina di anni fa Nittardi acquista un vigneto nel Chianti Classico messo a dimora negli anni sessanta con una certa lungimiranza considerata l’alta densità degli impianti, la presenza importante di sangiovese ma anche di vitigni autoctoni come canaiolo, malvasia nera, e l’esigua rappresentanza di uve bianche. A Nittardi, per contro, è allevato esclusivamente sangiovese.

Nel Chianti Classico i vini aziendali sono tre: Belcanto, rosso tradizionale di pronta beva prodotto con le uve del menzionato vigneto impiantato negli anni per cui nasce da più varietà autoctone (foto 7);

Casanuova di Nittardi, da singola vigna denominata Doghessa, ed è un sangiovese in purezza;

In Maremma la collezione comprende

Ben, Vermentino da selezione di 6 cloni corsi, vinificato con leggera macerazione in pressa a freddo, e con 5 mesi di affinamento in acciaio;

Ad Astra un blend di sangiovese, cabernet sauvignon e cabernet franc;

Nectar Dei prodotto con taglio bordolese, che vede la prevalenza di uve cabernet sauvignon e petit verdot.

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