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Incjant Friulano e Iconema Tai sono due vini entrambi figli del vitigno che un tempo si chiamva tocai

Alessio Cecchetto, proprietario con i fratelli Fabio e Simone delle aziende vinicole Ca’ di Rajo e Aganis, ha presentato, in un incontro digitale, tre etichette delle sue cantine. Si tratta di Malvasia Spumante BalsimIconema Tai Doc Piave entrambi di Ca’ di Rajo e di Incjant Friulano DOC Friuli Colli Orientali di Aganis. L’incontro, oltre a presentare la nuova etichetta Balsim, ha avuto per focus Iconema e Incjant, due interpretazione dello stresso vitigno, un tempo tocai, in due zone relativamente vicine, ma diverse per metodi di coltivazione, clima, geografia.

Ma prima di entrare nel vivo della narrazione dei vini, merita una sia pur breve presentazioni delle due realtà vinicole.

La preistoria

Marino Cecchetto, nonno dell’attuale generazione alla guida della cantina Ca’ di Rajo che abbiamo presentato qui, produceva uva già nel 1931.

Nella sua attività di viticoltore mise sistematicamente a dimora viti a Bellussera sino ad arrivare a piantumare 15 ettari di vigneto. Bellussera è un metodo di allevamento delle uve diffuso nella zona del Piave ideato dai fratelli Bellussi agli inizi del Novecento che portò a elevare le viti sino a 3- 4 metri dal suolo, disponendole a raggio allo scopo di difenderle dalle malattie. Ciò perché la vicinanza del Piave, e la presenza di risorgive, davano vita a sacche di umidità nocive per la vite. Inoltre la Bellussera, permette di realizzare una coltivazione promiscua in quanto all’ombra delle viti si può destinare il terreno ad altre colture. Si consideri che quando venne impiantata le famiglie contadine vivevano in un’economia quanto più possibile autarchica, in anni in cui ancora esisteva la mezzadria e pertanto associare alla vite altre colture rivestiva un’importanza primaria (della Bellussera abbiamo scritto anche qui).

La storia

Marino Cecchetto, con il passare degli anni avrebbe voluto non solo produrre le uve ma anche vinificarle, ma il figlio non portò avanti il progetto. Solo nel 2005, con l’ingresso dei nipoti Alessio, Fabio e Simone, inizia una nuova era; si comincia a vinificare e nasce la cantina Ca’ di Rajo a San Polo di Piave nel Trevigiano.

Negli anni l’azienda assume una nuova fisionomia, perché se mantiene sostanzialmente gli impianti, in alcuni casi sostituisce le vecchie varietà privilegiando vitigni più resistenti alle malattie del territorio. Ma oggi come allora la presenza di viti autoctone è preponderante, nella fattispecie glera, incrocio Manzoni bianco, incrocio Manzoni rosa, raboso. Negli anni sono acquistati altri terreni e nel 2021 viene acquisita un’azienda in Friuli cui è stato dato il nome di Aganis, di cui abbiamo detto qui, mutuandolo da quello di figure femminili presenti nella narrazione carnica, che abitano attorno ai corsi d’acqua. E l’acqua scorre vicino ai ventidue ettari di vigneto della tenuta, portata dal fiume Cornor. L’azienda dispone inoltre di quindici ettari di bosco, fonte di biodiversità riprodotta simbolicamente nelle etichette con disegni di caprioli e di altri animali selvatici tra filari e fiori. Giova alla biodiversità anche la vicinanza di un parco naturalistico. Aganis si trova sulla punta più a nord dei Colli Orientali del Friuli in un territorio dal clima più freddo e più piovoso rispetto alla restante zona, con significative escursioni termiche. La scelta della località è stata effettuata anche in considerazione del cambiamento climatico in corso, così da poter produrre vini più freschi, più attuali. Il clima maggiormente freddo, cioè, permette di produrre bianchi verticali, anche croccanti e, grazie alle escursioni termiche, dotati di un ben espresso corredo aromatico.

I vini in degustazione: Balsim, Incjant, Iconema

Balsim Malvasia Millesimato Brut 2021 Aganis

È uno spumante prodotto con uve malvasia istriana, un vitigno autoctono o quantomeno presente da secoli, spumantizzato in autoclave. Il vigneto dimora in collina in terreno ricco di scheletro, soprattutto roccia, che apporta salinità. È un Metodo Charmat lungo con permanenza sui lieviti di circa 12 mesi così da avvicinarsi ai tempi di presa di spuma dei Metodo Classico. Si è voluto così creare un prodotto che fosse a metà tra il Metodo Charmat e il Metodo Classico. Un vino, cioè, che mantenesse l’esplosività e la croccantezza del primo, ma che iniziasse a possedere profumi più intensi, note terziarie marcate date dall’affinamento più vicine al Metodo Classico. E di questo ha il volume alcolico pari a 12 gradi. Inoltre il 15% del vino, prima della spumantizzazione, è elevato in tonneau per circa 4 mesi, mentre il restane 85% in acciaio. Le due basi sono successivamente assemblate e spumantizzate.

Note sensoriali

È una bollicina fresca e piacevole con note fruttate in cui si riconoscono l’albicocca, la pesca, il mango e sentori agrumati, oltre a ricordi di crosta di pane con sottofondo di pasticceria. In bocca è morbido, fresco, lungo e sapido. La morbidezza è data dalla lunga permanenza sui lieviti e dai sentori fruttati del vitigno ben bilanciata dalla pronunciata acidità.

Incjant Friulano DOC Friuli Colli Orientali 2022 Aganis

Il friulano è un vitigno che durante la maturazione ha una perdita rilevante di acidità e questo porta a ottenere vini avvolgenti, ma non sempre dotati di profondità. Pertanto, come spiega Alessio Cecchetto, l’azienda ha voluto esaltare il vitigno e il territorio grazie a “una nota più fresca, più dritta”, con un finale teso un “po’ atipico per il Friulano”. Finale che al tempo stesso riproduce le caratteristiche note di mandorla.

Il clima della zona di produzione di Aganis, con temperature inferiori rispetto alla media dei Colli Orientali, influisce sull’acidità la quale dà vini segnatamente longevi. Però questi hanno bisogno di tempo per raggiungere la migliore espressività.

Ma il mercato, sia italiano sia estero, impone tempi di commercializzazione che non permettono a questi bianchi di raggiungere la necessaria compiutezza. Pertanto perché Incjant, così come gli altri bianchi, sia “pronto” all’immissione sul mercato, volendone velocizzare la maturazione l’azienda ha deciso di utilizzare il legno per, come spiega Alessio Cecchetto, “modificare il tempo del vino e poter rendere ogni annata adatta al consumo nei tempi corretti”. Legno utilizzato però in modo che non vada a intaccare le caratteristiche proprie del friulano. Pertanto solo il 20% del vino viene elevato in barrique per 4 mesi.

Note sensoriali

Di fondo c’è un marcatore minerale proprio del territorio “che i francesi chiamano fumé, perché è mixata con il legno”. Si riconoscono inoltre ricordi floreali, e fruttati di mela, di agrumi oltre a sentori balsamici.

Iconema Tai Doc Piave 2020 Ca’ di Rajo

Nasce con le uve tai di un vigneto di Bellussera più che centenario con un patrimonio generico storico che comprende alcune viti a piede franco. Sono di fatto alberi, con un grande apparato radicale che ha ormai ispezionato il sottosuolo scavandolo in profondità. Le uve vendemmiate in piccole cassette rimangono a riposare per una settimana e ciò comporta una perdita di peso, anche se non si tratta ancora di appassimento, conservate a temperatura controllata. La vinificazione, inizialmente in acciaio con lunghissima permanenza sui lieviti fini, nell’annata 2020 si è svolta in “acciaio, ceramica e legno”. Le pezzature di ceramica sono di 400 litri e il vino vi sosta per circa un anno, mentre nel legno, vale a dire barrique e tonneau, è elevato per 6-7 mesi. Dopo poco più di un anno si effettua il blend dei tre vini e segue un affinamento circa di un anno di bottiglia.

Note sensoriali

Iconema è caratterizzato da spiccata salinità che non è propria del territorio, bensì comunicata dal clone, quindi dal sesto di impianto e dall’anzianità delle vigne.

Al naso si avvertono profumi fruttati di pesca matura, di zafferano e un inizio di sentori di idrocarburi. In bocca è pieno, rotondo con una marcata nota salina.

Conclusione

Incjant e Iconema, per quanto figli dello stesso vitigno, sono due vini molto diversi. Come visto, nel primo si impone la freschezza con note agrumate, mentre nel secondo prevalgono maturità, alcolicità e toni salini. La differenza tra i due è pertanto notevole e mentre Incjant vivacizza il gusto grazie all’acidità, Iconema lo stimola in virtù della salinità.

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