Rebo è il nome di un vitigno e per estensione di un vino, nato da un incrocio tra due vitigni nobili ossia il merlot, francese dal carattere internazionale e il teroldego, trentino, il cui vino è il più rappresentativo dei rossi del territorio. Come tutti gli incroci nasce con lo scopo di riprodurre le caratteristiche migliori dei vitigni originari. Il nome è mutuato da quello dell’agronomo Rebo Rigotti che ne fu il padre. Il vino ottenuto ha caratteristiche fruttate ed è di grande piacevolezza, ma sconosciuto ai più anche perché la produzione non è da grandi numeri. Una cantina che crede nella bontà e nella potenzialità di questa uva è Pisoni di Pergolese, in provincia di Trento, che lo vinifica utilizzando le tecniche enologiche più adatte a valorizzarne le caratteristiche.
Abbiamo degustato Reboro Rosso Passito Vigneti delle Dolomiti IGT 2018, un vino particolare che già al primo sorso non passa inosservato. Vogliamo spiegare il perché. Prima va detto che la Cantina di Pergolese ha adottato la conduzione biologica e produce vini naturali. Reboro, nello specifico, ha una forte caratterizzazione data dall’utilizzo di uve appassite. I grappoli di uva rebo, dopo la raccolta, sono lasciati appassire su graticci sino a novembre in modo che le uve, disidratandosi, concentrino zuccheri e componenti aromatiche. Dopo la pigiatura, la macerazione del pigiato e la fermentazione sino all’esaurimento degli zuccheri, il vino ottenuto è elevato per tre anni in botti di rovere, cui seguono nove mesi di affinamento in bottiglia. Pertanto l’appassimento delle uve e l’intero ciclo di vinificazione adottato esaltano le caratteristiche organolettiche che le uve rebo comunicano al vino.
Note gustative
Possiede colore rosso rubino carico con nuance granate. Versandolo nel calice si intuisce una certa concentrazione, una maggiore “densità” rispetto a un vino di corpo esile.
Ma è odorandolo che il carattere di Reboro si impone in quanto le note fruttate diventano di frutta appassita, di confettura: frutta rossa, come la prugna, la ciliegia, il ribes cui si uniscono toni balsamici. In bocca è rotondo, morbido, materico, ma dotato di un’energia vibrante: caldo, avvolgente, tannino levigato, maturo e sorso molto lungo.
Abbinamenti
Servito a 16 °C, e in ogni caso non oltre i 18 °C evoca i grandi piatti invernali, la cacciagione, i salmì, i brasati, ma potrebbe rivelarsi sorprendente abbinato a un pesce come il capitone grigliato o la giapponese unagi don, l’anguilla laccata. Per non dire dei formaggi.
Verticali
Abbiamo detto dell’annata 2018. Ma ogni millesimo ha caratteristiche proprie dettate dall’andamento climatico, dalle precipitazioni, dalle scelte agronomiche e della cantina. In merito Pisoni propone due box con Reboro rispettivamente di tre e di sei annate, così da poter comporre con ciascun box una verticale, ossia una degustazione dello stesso vino, ma di annate diverse, per coglierne le differenze. La verticale è la degustazione che più intriga gli appassionati, in quanto permette di capire anche come l’affinamento nel tempo incida sull’evoluzione del vino.
Più nello specifico:
box Verticale tre annate: 2016, 2017 e 2018. Prezzo: 139,00 euro;
box Verticale sei annate: 2013, 2014, 2015, 2016, 2017 e 2018. Prezzo: 329,00 euro.
Il Reboro 2018 è anche proposto come unica annata in confezione regalo accompagnato da due calici da degustazione serigrafati “Reboro” nel box Esaltazione del gusto. Prezzo: 95,00 euro.
Conclusione
Reboro è un rosso che vorremmo definire un confort wine, grazie all’avvolgenza, all’impatto gustativo morbido. Vino gastronimico, che merita di essere degustato anche senza abbinanti, magari a conclusione di una cena con gli amici, servito come si servirebbe un Porto.