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L’origine dell’azienda Monchiero  risale agli anni sessanta quando i fratelli Remo e Maggiorino Monchiero rilevarono come mezzadri la tenuta Montanello su una collina nel centro di Castiglione Falletto dove convertirono via via le colture preesistenti alla viticoltura.

Nel 1985 lasciarono la tenuta, per dare vita a un’azienda di proprietà, quella attuale, sulle Rocche di Castiglione dove dopo pochi anni la cantina passò dalla produzione di Dolcetto a quella di Nebbiolo e Barolo.

A Raccontare il passato e il presente dell’Azienda, che dispone  di terreni a La Morra e in altre località, è Vittorio Monchiero (foto 1), figlio di Maggiorino, in un press lunch organizzato dall’agenzia di comunicazione PR Comunicare il Vino  tenutosi a Milano presso il ristorante illiberty Milano. E’ stata l’occasione per presentare in una verticale il cru Rocche di Castiglione, il Barolo simbolo dell’azienda, e anche il progetto Winetage di Matteo de Padova che ha a che vedere, come vedremo, con Monchiero.

Rocche di Castiglione

La verticale ha avuto per protagoniste i Barolo Rocche di Castiglione DOCG 2019, 2018, 2017 e il Barolo Rocche di Castiglione DOCG Riserva  2015 (foto 2).

Rocche di Castiglione, è un piccolo lembo di terra nel comune di Castiglione Falletto. Il vigneto di Monchiero è di quasi un ettaro nei pressi della cantina a un’altitudine che va da 300 metri a 330 metri. Le vigne sorgono su un versante impervio esposto a sud est, ai cui piedi scorre un piccolo fiume. L’area si trova in una conca molto ventilata pertanto non essendovi ristagni di umidità non si riscontrano i problemi propri degli ambienti umidi e anche la peronospora è sotto controllo.

In questo periodo di siccità le vigne soffrono maggiormente proprio perché sono battute dal vento e non è sufficiente l’acqua pescata dalle radici in profondità, in quanto il costante martellamento ventoso rallenta la crescita vegetativa.

Per quanto l’irrigazione sia autorizzata, non è possibile irrigare il vigneto essendo in collina in terreni scalinati. L’aspetto positivo e che qui nascono Barolo morbidi ed è un cru vocato alla produzione di nebbiolo. Nei terreni, inoltre, vi è una vena di sabbia, che incide sulla formazione di aromi e profumi, conferendo eleganza al vino.

Negli ultimi 10 anni, a causa delle annate sempre più calde, l’aumento alcolico è stato di 1,5 gradi e pertanto la gradazione si è stabilizzata attorno a 15 gradi e non si può fare molto per frenare questa crescita. Come spiega Vittorio Monchiero “occorre sperare di arrivare nelle prime settimane di ottobre con un clima abbastanza freddo al mattino, e con un’escursione termica significativa che è importante per il nebbiolo”.

I vini in degustazione sono tutti stati elevati per 3 anni in botte grande di rovere di 50 ettolitri.

La verticale 

Rocche di Castiglione 2019; è stata un’annata mediamente calda e si è conclusa con qualche rinfrescante temporale a inizio settembre, e con un ottimo inizio autunno. E’ un Barolo dotato di buona struttura anche per mancanza di acqua nel vigneto, e si rivela pieno e importante. Ha colore rosso rubino e nonostante i pochi mesi di affinamento in bottiglia risulta aperto con profumi fruttati, e di erbe che evidenziano una nota di menta selvatica, mentre il tannino è morbido. Parte della produzione di questa annata sarà destinata alla Riserva.

Rocche di Castiglione 2018; annata calda con maturazione delle uve in lieve anticipo e conseguente raccolta anticipata. Le viti hanno sofferto la siccità, che ha contribuito alla morbidezza del vino. Nel calice ha colore rubino, è fruttato, di piacevole beva, pronto e l’affinamento di un anno in bottiglia ha ingentilito il tannino che è più rotondo di quello del Rocche 2019 e si avverte la differenza di struttura.

Rocche di Castiglione 2017; l’annata ha avuto una buona partenza vegetativa, e ad aprile molti tralci erano già sviluppati raggiungendo 50 cm di lunghezza; si sono succedute tre notti di brina, e il gelo spinto dal vento si è riversato su zone che in genere non venivano mai colpite dalle gelate. Fortunatamente le piante hanno reagito e si è riusciti a salvarle potando i tralci colpiti così da dar forza alla seconda gemma: la priorità, in questi casi, è salvare la pianta. Dopo la gelata vi è stato un aumento di temperatura con  conseguente anticipo di maturazione, pertanto “il tannino” come spiega Vittorio Monchiero “ha preso una caratteristica di secco, quindi è andato a concentrarsi in una maniera non proprio perfetta. Abbiamo perso profumi. L’annata era già pronta a fine vendemmia perché l’alcol era molto alto. La 2017 piace all’estero in quanto è forte con il tannino intenso, mentre in Italia si preferiscono annate più giovani, più malleabili”.

Rocche di Castiglione Riserva 2015; l’andamento primaverile e quello  estivo sono stati nella norma, con piogge leggermente più intense quindi si è giocato di sveltezza vendemmiando in anticipo perché la maturazione era leggermente a rischio. Nella degustazione l’annata si rivela fresca, più ricca di frutta, ottimo equilibrio acidità-tannino-alcolicità.

Pur nella diversità dei vini degustati, e pur constatando che non ci sono vendemmie uguali, la prontezza e l’eleganza più che la potenza, sono il timbro di questo cru.

Winetage

La verticale si è conclusa con la presentazione di Winetage. A parlarne Matteo de Padova l’imprenditore ideatore del progetto diventato realtà. Tutto è nato da una riflessione su dove vadano a finire le botti esauste: la maggior parte viene bruciata. de Padova sentiva come quei legni vissuti, intrisi di storia enologica, potessero in realtà continuare a vivere come oggetti, mobili.

È un modo per rendere giustizia a quelle botti, del resto anche costose, prolungandone la vita, ma è anche un’operazione sostenibile perché evita di sprecare il legno. In pratica rigenerando i legni non si dilapida un patrimonio, ma gli si dà una nuova vita e in qualche modo anche al vino che negli anni è stato assorbito dal legno.

Nasce così Winetage che è partita da un tonneau di Monchiero, appunto, dando così al Barolo che conteneva una longevità che va oltre lo stesso vino. Sono state realizzate tre lampade (foto 3 una lampada e nella foto 4 la lampada  tra Vittorio Monchiero a sinistra e Matteo de Padova a destra) e alcuni tavolini così da “trasformare le botti in ambasciatori della storia del vino.” Per realizzare questi manufatti occorre tagliare il legno a mano in quanto la curvatura delle doghe non permette la lavorazione con macchinari.

Ogni prodotto è unico perché ogni botte ha la propria storia, la propria particolarità data dalla varietà del legno, dalla tostatura, dal vino che ha contenuto…

Abbiamo partecipato a una degustazione con altri vini Monchiero che abbiamo racontato qui.

Di questo Autore