La Tenuta di Arceno fu acquisita agli esordi del Cinquecento dalla famiglia Del Taja, originaria lombarda, residente a Siena, che l’ampliò e la migliorò. Nel 1829 Arceno passò nelle mani dei Piccolomini i quali costruirono ville, e realizzarono giardini e laghi. Dal 1994 è di proprietà della californiana Jackson Family Wines che ha dato notevole impulso alla viticoltura della tenuta. Il toponimo Arceno deriva dall’etimo etrusco archè, ossia punto di origine, in quanto la località fu centro della civiltà etrusca che, com’è noto, vinificava.
Attualmente si sviluppa su mille ettari dei quali 92 vitati e 50 ettari a uliveto, con presenza significativa di macchia boschiva fonte di biodiversità.
Si trova nel Chianti Classico, zona vocata alla produzione di sangiovese che qui rappresenta il 50% del vigneto, e affianca la coltivazione di cabernet franc, merlot e cabernet sauvignon. Più precisamente si sviluppa nella fascia meridionale della zona, per cui in intenso dialogo con il Senese.
Nel 1996, il team agronomico della Jackson Family Wines ha realizzato la mappatura dei suoli, così da stabilire per ciascun terreno il vitigno più adatto da mettere a dimora.
Conseguentemente il vigneto è stato suddiviso in 63 parcelle, se si vuole micro-cru, ciascuna vinificata separatamente.
La conduzione si basa su impianti ad alta densità, rese basse e avanzati metodi di vinificazione. In questo contesto cha dà vita a una collezione di tre Chianti Classico e di tre Toscana IGT da vitigni internazionali, di fatto Supertuscan, è nato quest’anno Rosambra, il primo rosato della Maison, millesimo 2024 imbottigliato ad aprile.
Rosambra Toscana IGT Rosato Sangiovese 2024
Il sangiovese è un vitigno eclettico: superbo in purezza, generoso nei blend. Rosambra, in particolare, è prodotto, come visto, con il sangiovese del Chianti Classico, come detto, particolarmente vocato.
Dopo la raccolta, le uve subiscono una macerazione pre-fermentativa di circa tre ore, sufficiente a conferire il colore desiderato. Segue la vinificazione in bianco: pressatura soffice, fermentazione del solo mosto e maturazione del vino per tre mesi in acciaio.
L’uso esclusivo dell’acciaio consente di preservare le caratteristiche varietali del sangiovese, in particolare le componenti fruttate e floreali. Durante la maturazione sui lieviti fini, vengono effettuati bâtonnage settimanali per arricchire il profilo aromatico. Il vino affina brevemente in bottiglia prima dell’immissione sul mercato.
Note sensoriali
Nel calice il colore rosa tenue luminoso suggerisce gentilezza ma anche capacità di affinare nel tempo senza che il colore si incupisca.
Il profumo libera ricordi di pesca a polpa bianca oltre a nuance agrumate con tocchi floreali di elicriso.
In bocca rivela finezza di beva ed è dritto, verticale, quasi croccante con finale con timidi toni amaricanti. La vena acida, unita a lieve mineralità salina, conferisce eleganza al sorso.
E’ un vino che piace per l’immediatezza che non rinuncia alla complessità, risultato di uno stile di vinificazione molto attuale giocato sulla bevibilità.
Abbinamenti
Carpaccio di baccalà al beurre blanc, filetti di triglia discoglio in salsa allo zafferano, noci di cappesante impanate.
Sul Centenariodel Consorzio Chianti Classico abbiamo scritto qui.